22 novembre 2011

IL MARKETING DELLE AZIENDE E LA COSA PUBBLICA: UN BINOMIO POSSIBILE?


La crisi c’è (ora lo sappiamo proprio tutti), le risorse scarseggiano e i servizi pubblici sono i primi a risentirne. Dobbiamo partire da questo dato, aguzzare l’ingegno ed essere creativi. In occasione dell’incontro tra l’amministrazione comunale e le associazioni femminili del 28 settembre, in uno degli interventi si è chiesto al Comune di mettere a disposizione delle donne uno spazio dove poter lasciare i loro figli in occasioni di incontri pubblici, per incentivare la partecipazione femminile. Premessa: credo che i figli non siano un “fardello” esclusivo delle madri, piuttosto sono a favore di una responsabilità condivisa nella gestione da parte di madri e padri.

Questo interessante suggerimento si è scontrato immancabilmente con l’antico muro: “bella idea, ma non ci sono soldi”. Da professionista del marketing, il mio pensiero per cercare di abbattere il muro è stato piuttosto semplice, e forse anche poco originale: far finanziare o realizzare ad aziende private servizi destinati ad agevolare categorie che, per svariati motivi, hanno difficoltà a partecipare alla cosa pubblica. Sto parlando per esempio del servizio di baby parking per genitori che vogliono partecipare a incontri pubblici, ma anche a un servizio di traduzione simultanea destinato agli incontri con cittadini stranieri residenti a Milano, al trasporto per anziani o disabili, e altro ancora.

Si tratta di sdoganare e istituzionalizzare su larga scala ciò che nel piccolo succede già: gran parte dei fogli da disegno nella classe di mia figlia alla scuola dell’infanzia, per esempio, sono gentilmente messi a disposizione da una banca, tramite un genitore. E non credo sia un caso isolato. I vantaggi per il Comune (e quindi per noi cittadini) sono evidenti: facilitare e quindi incentivare la cosiddetta cittadinanza attiva; realizzare l’idea di una città sempre più attenta alle esigenze dei suoi abitanti.

Ci sono molte aziende che sicuramente sarebbero disposte a destinare parte del loro budget di marketing a iniziative del genere, con costi irrisori rispetto ai loro investimenti complessivi annui. I vantaggi per loro? Innanzitutto poter sfruttare la partnership nella comunicazione interna ed esterna, verso i consumatori, i media, gli azionisti e stakeholder in generale. Attenzione, non sto parlando di ritrovarsi la Kalashnikov (o la Beretta) come sponsor a un incontro sulla pace, come ha provocatoriamente ipotizzato un’amica.

E’ un lavoro che va pianificato nel dettaglio e non può essere lasciato al caso. Occorre selezionare con criterio le aziende con cui collaborare, mettendo dei paletti molto rigidi nel momento della selezione, scegliendo dei partner istituzionali adatti al contesto e alla situazione: il servizio di baby parking in occasione degli incontri con le associazioni femminili potrebbe essere organizzato da Chicco o Pampers… ma anche da Banca Intesa o Vodafone, realtà attente ai temi legati al diversity management e alla leadership al femminile.

Secondo me bisognerebbe provare. Piccole cose all’inizio, così da aggiustare il tiro e correggere eventuali errori, ma varrebbe la pena farlo. Non so se si tratti esclusivamente di un problema organizzativo, oppure se fino ad ora l’amministrazione comunale abbia avuto paura di “sporcarsi”. Ma siamo sicuri che fare entrate il privato nelle cosa pubblica abbia davvero solo un’accezione negativa?

Di fronte all’alternativa di non fare nulla, forse è giunto il momento di provare a sperimentare questa commistione tra pubblico e privato cercando una collaborazione proficua e soddisfacente per entrambi (e a costo zero per il Comune, se posso aggiungere). Anche questo sarebbe un gesto sicuramente all’avanguardia. Se non a Milano, dove?

 

Stefania Boleso

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti