15 novembre 2011

L’IRRESISTIBILE FASCINO DEL TEMPO


Campanili, sveglie, lancette dell’orologio, cifre di un quadrante che scorrono inesorabili; riferimenti visivi, verbali o sonori al tempo che scorre, alle tecnologie che lo misurano e ai personaggi che con il tempo interagiscono. Un collage di più di mille sequenze cinematografiche, in cui le immagini sono montate in maniera tale da scandire ogni minuto e ogni ora della giornata, a volte persino tenendo il conto dei secondi.

Si tratta di un film della eccezionale durata di 24 ore – ben di più delle 8 ore di riprese consecutive con una camera fissa a opera di Andy Warhol che catturarono l’Empire State Building nel film Empire -, composto da scene memorabili o meno conosciute della durata di un minuto ciascuna: spettatori e attori sullo schermo vivono nello stesso tempo, ogni minuto e ogni secondo di realtà e finzione sono perfettamente sincronizzati. Ogni indicazione d’orario presente nel film corrisponde infatti all’istante effettivo in cui lo spettatore guarda la scena, in una sorprendente coincidenza tra tempo reale e tempo narrato.

Dopo tre anni di paziente lavoro archivistico, l’artista svizzero-americano Christian Marclay ha presentato quest’anno all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia il suo film The Clock, a cui la Giuria ha conferito il Leone d’oro per il migliore artista: “mi sono chiesto
– ha detto l’autore, spiegando l’origine del suo progetto – se fosse possibile mettere insieme un film basato su frammenti di altri film dove ci sia un riferimento esplicito al tempo, un orologio, una frase, l’indicazione di un’ora di partenza e d’arrivo, e questo sull’arco di un intero giorno, da un minuto dopo mezzanotte alla mezzanotte successiva. L’idea mi stuzzicava e ho cominciato a lavorarci.”.

Grazie al successo di critica e di pubblico ottenuto a Venezia, il film entrerà a far parte delle collezioni del più grande museo d’arte moderna del mondo, il MoMa di New York, come ha da poco annunciato il suo direttore Glenn D. Lowry, che ha definito il lavoro di Marclay “altamente performativo a causa della connessione tra l’opera e l’esperienza del visitatore in tempo reale.”.

Sempre in tema di Tempo “O’Clock – time design, design time“, un altro inconsueto appuntamento per il pubblico ci aspetta negli spazi della Triennale di Milano fino all’8 gennaio 2012. Un centinaio di opere in mostra indagano il rapporto tra il concetto di tempo e il mondo del design, raccontano il modo in cui designer e artisti internazionali hanno interpretato o rappresentato con sapienza artigianale uno dei temi fondamentali della nostra cultura, il tempo in divenire, la deperibilità delle cose, il viaggio nel tempo, la lotta contro il tempo intrapresa dall’uomo contemporaneo nella società liquida. Il tempo all’apparenza infinito dell’attesa o del dolore e quello della gioia fugace, ma capace di dilatarsi se sappiamo goderne senza guardare l’orologio.

Non aspettiamoci una mostra di impianto storico, che documenti in una rassegna logico-cronologica gli oggetti che nel corso dei millenni hanno misurato il tempo, bensì una ricognizione che ha l’ambizione di suscitare sensazioni, pensieri ed emozioni attraverso opere d’arte e installazioni che ci interrogano in modo talvolta ironico e talvolta poetico.

“Siamo qui per starci bene, non per starci a lungo” dice l’orologio senza tempo dai quadranti neri senza lancette dell’artista inglese Damien Hirst. Ma ci stiamo anche a lungo suggerisce ‘Life Clock’, ideato da Planes Bertrand, che segna il passare degli anni fino all’apice degli 84, l’età media di vita di una donna in un presente in cui l’allungamento dell’esistenza si accompagna a nuove problematiche sociali. Dalla serratura del maestoso armadio di Carlo Bach esce sabbia come da una clessidra senza ritorno, segno del tempo che fluisce irreversibile in un’unica direzione.

La mostra si chiude con una video-istallazione che ha per protagonista il personaggio di Bianconiglio della fiaba di Alice nel paese delle meraviglie. Grazie a dei sensori di movimento, la sagoma proiettata a terra del personaggio sempre angosciato dalla fretta, insegue i visitatori al loro passaggio, e appena si fermano, Bianconiglio estrae l’orologio con fare minaccioso, invitandoli a non perdere tempo. Ma, come canta John Lennon, Time you enjoy wasting was not wasted.

 

Rita Bramante

 

 



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