15 novembre 2011

musica


IL LISZT DI CAMPANELLA ALLA SCALA

Domenica sera 20 novembre la Scala conclude l’anno di celebrazione del bicentenario della nascita di Liszt (22 ottobre 1811) con un concerto a lui esclusivamente dedicato e affidato a Michele Campanella. In cartellone era indicato, a dir la verità, un concerto della giovanissima pianista cinese Yuja Wang che alla Sonata in si minore lisztiana avrebbe dovuto far precedere i Miroirs di Ravel. La sua sostituzione con il recital di Campanella, considerato unanimemente come uno dei maggiori conoscitori e interpreti di Liszt e uno dei più importanti pianisti italiani, ci è parsa non solo ragionevole ma sostanzialmente dovuta.

Quest’anno, infatti, il pianista napoletano non solo ha dedicato tutti i suoi concerti solisti e gran parte di quelli con orchestra (fra cui la Chicago Symphony di Muti) alla musica di Liszt, ma ha persino organizzato – insieme all’Accademia di Santa Cecilia e alla Società Liszt di cui è presidente – una “Maratona Liszt” che si sarebbe dovuta tenere all’Auditorium di Roma in sette giornate di circa dieci ore ciascuna; settanta pianisti italiani avrebbero eseguito l’intera produzione originale per pianoforte solo del musicista ungherese che, ricordiamolo, trascorse molti anni a Roma e fu in grandi rapporti proprio con l’Accademia di Santa Cecilia. (E’ invece accaduto che dopo le prime tre serate l’Accademia, invocando il solito drammatico taglio dei fondi, ha inopinatamente dichiarato forfeit e annullato i successivi quattro concerti. Il motivo di quella decisione apparve incomprensibile visto che la Maratona aveva incontrato grande successo di pubblico ed era stata sponsorizzata da grandi società con le quali erano già stati firmati i contratti di sponsorizzazione!)

Autore del volume “Il mio Liszt, considerazioni di un interprete”, uscito pochi mesi fa per i tipi di Bompiani, di dieci trasmissioni e di un documentario per Raitre, molto seguiti dal pubblico, Campanella è stato nei giorni scorsi due volte a Milano: prima per inaugurare il pianoforte “milanese” di Liszt appena restaurato dopo anni di lavoro, e poi per tenere una lezione presso la cattedra di “Fondamenti del linguaggio musicale” all’Università Cattolica, ospite del professor Enrico Girardi il noto critico musicale del Corriere della Sera.

Il suo ritorno alla Scala è dunque un evento se si pensa che dopo tanti successi ottenuti su quel palcoscenico – ricordiamo i concerti con Thomas Schippers nel 1975 (Concerto per la mano sinistra di Ravel), con Claudio Abbado nel 1977 (Concerto n. 3 di Prokof’ev), con Edoardo Mata nel 1982 (Concerto K. 467 di Mozart) e i recitals del 1982 (Variazioni di Schumann e di Brahms), del 1986 (Sonata in si minore di Liszt e i Quadri di un’esposizione musorgskiani) e l’ultimo del 1991 (tutto Prokof’ev per il centenario della nascita) – Campanella non vi è più salito mentre in questi stessi ultimi venti anni ha suonato in tutto il mondo e con i direttori più famosi.

Una spiegazione noi l’avremmo, che forse non piace al maestro Campanella: quando un interprete intesse una relazione troppo stretta con un determinato autore (e lui cominciò giovanissimo a interpretare Liszt, quando quella musica in Italia veniva eseguita quasi esclusivamente per esaltare il virtuosismo dell’esecutore) gliene viene inevitabilmente una fama che travolge e oscura ogni altra sua produzione artistica, quasi trasformandolo nella figura dell’autore prediletto, talché sembra impossibile che possa suonare altra musica! Soprattutto crediamo che gli italiani in fondo non amino molto Liszt, forse proprio perché per troppo tempo è stato strumentalizzato dalla vanità dei pianisti (ricordate le Rapsodie usate come bis?) e lo amino poco in particolare i milanesi a causa della loro nota vocazione all’understatement.

Se tutto ciò è vero, la somma delle due circostanze ha creato una sorta di incomprensione fra Campanella e la nostra città. E bisogna dare atto a Elisabetta Sgarbi (che lo ha spesso invitato alla sua “Milanesiana”) e all’Università Bocconi (che ci ha offerto belle occasioni per ascoltarlo interprete molto versatile di tanti altri autori) di aver avuto lo sguardo lungo e di non essersi lasciati ingannare dalle apparenze. Domenica alla Scala Campanella eseguirà dapprima il terzo anno degli “Années de pèlerinage” e nella seconda parte la famosa, anche per la sua difficoltà, “Sonata in si minore”.

Il terzo anno dei pellegrinaggi lisztiani contiene le pagine più intense, spirituali e insieme grandiose della produzione pianistica di Liszt; scritte in gran parte a Roma fra il 1867 e il 1877 dopo il suo tardivo avvicinamento alla religione (prese gli ordini minori a cinquantaquattro anni), contengono quel meraviglioso pezzo impressionista “Les Jeux d’eau de la Villa d’Este” che Ferruccio Busoni, pensando ovviamente a Debussy, a Ravel, a Respighi, ha definito “l’archetipo di tutte le fontane musicali a venire”.

La Sonata in si minore è invece del 1852/53 ed è dedicata a Schumann; lo ricordiamo perché è una dedica niente affatto casuale che segna il profondo mutamento che in quegli anni subiva Liszt, quando il pensiero cominciava a prendere il sopravvento sulla tecnica. Sonata difficile e complessa, uno dei più importanti punti di riferimento nella storia della musica per pianoforte, è la figlia naturale delle ultime Sonate beethoveniane e della Wanderer di Schubert ma è anche già il seme della incipiente modernità.

Concerto da non perdere non solo da parte di chi ama Liszt ma anche di chi, non amandolo, vuol provare ad avvicinarlo attraverso due suoi capolavori che con il virtuosismo non hanno nulla a che fare ma invece rivelano i risvolti più intimi e raffinati del musicista che ha attraversato l’intero ottocento modificando profondamente il sentire musicale.

 

Musica per una settimana

*giovedì 17, sabato 19 (e domenica 20 per le Serate Musicali) al teatro Dal Verme l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Vittorio Parisi con la pianista coreana (ma residente da anni in Italia) Ilia Kim eseguirà Malédiction di Franz Liszt, il Konzertstück per pianoforte e orchestra di Carl Maria von Weber e la Serenata numero 2 opera 16 di Brahms

*venerdì 18 (attenzione, non giovedì come di consueto!), sabato 19 e domenica 20 all’Auditorium Zhang Xian dirigerà l’Orchestra Verdi nel secondo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore opera 19 di Beethoven (pianista Simone Dinnerstein) e la sesta Sinfonia in si minore opera 74 (la “Patetica”) di Čaikowskij

*lunedì 21, al Conservatorio per le Serate Musicali, il Danish String Quartet eseguirà i quartetti “L’allodola” opera 64 numero 5 di Haydn, in fa minore opera 80 di Mendelssohn e numero 2 di Shostakovich

*mercoledì 23, sempre al Conservatorio ma per la Società dei Concerti, il pianista Sergey Koudriakov eseguirà musiche russe per balletto di Prokof’ev (Romeo e Giulietta), Čaikowskij (Schiaccianoci) e Strawinskij (Petrouchka)

*infine segnaliamo l’intensa settimana alla Scala: venerdì 18 si terrà l’ultima replica de “La donna del Lago” di Rossini diretta da Roberto Abbado; sabato 19 Daniel Barenboim dirige la Serenata per fiati K. 388 di Mozart, il Quartetto di Verdi nella versione per orchestra d’archi e, sempre di Verdi, i Quattro Pezzi Sacri (soprano Adriana Amato); domenica 20 il concerto Campanella-Liszt di cui abbiamo sin qui parlato; lunedì 21 l’Orchestra Sinfonica Simon Bolivar diretta da Gustavo Dudamel ha in programma la Terza Sinfonia di Beethoven, “Daphnis et Chloé” di Ravel e “L’oiseau de feu” di Stravinskij

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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