8 novembre 2011

LETTERA A UN NIPOTE DI RITORNO IN CITTÀ


Milano, 1980. Carissimo, sono proprio contento che il giro del tuo lavoro ti riporti qui a Milano. Da quanto manchi? Tutto passa così in fretta! Sono andato a vedere: l’ultima settimana che eri qui, in copertina del “Milanese” di allora, 1° settembre del ’74, c’era una foto di traffico e la didascalia: “Il progetto dell’assessore prevede la completa chiusura al traffico di via Montenapoleone”. Risultato? In questi sei anni non hanno fatto che chiudere e riaprire e invertire due volte il senso di marcia, sempre con qualcuno che protesta e qualcuno che dice “Bravo”.

Sarà che invecchio, anzi, vado addirittura in pensione, e a proposito, lo sai?, ai pensionati faranno pagare mezzo biglietto, e mi pare giusto, oltre che, di pomeriggio, già adesso si va al cinema col 50%, dopo i sessant’anni. Ti prego di credere che non mi riguarda. Non ancora. Cos’altro di nuovo? Hanno dato i numeri anche agli autobus e io ho perduto la mia P e la mia N. In compenso alle fermate ci sono certi nuovi tabelloni col percorso e hanno fatto delle bellissime casette di vetro con la pubblicità e con dentro le seggiole per aspettare al riparo. E poi ne hanno fatti altri per gli handicappati. Ed è giusto anche questo. Quanto ai nuovi tram lunghi a serpente, ora che ci siamo un po’ abituati, effettivamente tirano su un sacco di gente.

Certo siamo troppi a voler andare in giro alle stesse ore: ah se facessero orari differenziati almeno i negozi! Per fortuna col Metro vanno avanti a scavare. Del resto, io giro in bici, farò un po’ ridere ma è bello andare sulle corsie dei taxi, e sembra che faranno piste ciclabili e soprattutto rastrelliere nei punti strategici. Io ci conto. Certo, la questione del traffico è una grana dura, come quella delle case, e nei giorni della Fiera, all’ora di chiusura è un disastro. E poi di esposizioni ce n’è ormai tutto l’anno, anche a “Milano due” con le sue sfilate di moda, io non ci sono mai stato, ma capperi, leggo che Milano è diventata la capitale della moda, ha vinto su Parigi! E alle Stelline ci faranno una sede per gli studenti universitari che intendono, dopo la laurea, specializzarsi.

Oltre a questo, si sono trovati, recuperati aperti o riaperti ex novo una quantità di posti. Sai Palazzo Dugnani ai Giardini, quello con davanti la fontana per le barchette? E’ uno. Un altro ambiente-gioiello è la chiesa di S. Maurizio, che serve per concerti e incontri di poesia. Dovrebbero fare idem con S. Paolo in corso Italia, dove incide la Mina (vedi che sono quasi aggiornato?). Sentiremo musica non so quale, persino nel cortilone del Palazzo del Senato; e al piano di sopra ci saranno mostre dell’Archivio di Stato per il bicentenario teresiano.

Ah, dimenticavo il PAC! Il PAC sarebbe il Padiglione d’Arte Contemporanea in via Palestro: è diventato di modissima frequentarlo per le “vernici”. Quanto ai Modigliani, Boccioni, De Chirico, insomma al patrimonio stabile, lo dovremmo ritrovare a Palazzo Reale: ci lavorano dietro. Questo Palazzo Reale sta diventando una reggia davvero. Invece a Brera, pensa un po’, hanno scovato l’appartamento dell’astronomo, camera da letto e tutto; e hanno pensato di metterci i quadri, così ne tirano fuori un po’ dai depositi, e gli altri, prima o poi, andranno a Palazzo Citterio lì accanto, coi laboratori di restauro e altre cose.

Guarda: non esagero, se vuoi seguire tutto quel che succede con la cultura a Milano, non ce la fai più. A parte le scienze, che non ti so dire, e le Gallerie Private, le associazioni, i circoli di zona… comincia con la mostra nella Rotonda di via Besana, pensare che volevano buttarla giù un quindici – vent’anni fa; poi c’è la Permanente con i Medardo Rosso, i Segantini, i Galileo Chini… ora hanno cominciato ad adoperare anche il Palazzo Bagatti Valsecchi in via Borgospesso passato alla Regione.. e il Poldi Pezzoli, un gioiello così ce n’è pochi al mondo, ora ci hanno messo anche le meridiane da tavolo…

E al Castello? La Trivulziana una mostra fa, un’altra è già lì in preparazione: la Bertarelli è tutta rimessa a posto con la sua raccolta di stampe, pubblicità, oggetti e oggettini, al primo piano finalmente si rivedono i quadri della Pinacoteca Civica, esposti con criteri nuovi: la riaprono in questi giorni, come hanno riaperto ai Giardini il Planetario con cupola riaggiustata, solo che lì, caro mio, ci vorrebbe una conduzione più vivace. Un’altra cosa da ripensare tutta, ecco, è il Museo di Milano in S. Andrea, figùrati quanto ci sarebbe da esporre su Milano, la sua storia e la sua gente.

Teatro? Ma ora ce n’è una filza, guarda, di teatri… come li chiamate voi?… alternativi. Oltre ai soliti nostri, si intende. In fatto di musica, mettono il Palasport a disposizione di Abbado o Pollini, e questa mi par proprio una bella cosa. Quanto al “Piccolo”, si è parlato per trent’anni della nuova sede, ora c’è il cartello “lavori in corso”. Fa differenza. Sono contento, è tra le fresche frasche, vicino al vecchio Fossati che già di fuori sul corso Garibaldi è tornato un gioiellino dopo i restauri, anzi, come dicono, dopo gli interventi di riuso del quartiere. In parole povere: han salvato non solo il volto ma anche l’anima del quartiere, con la sua gente dentro. E se salveranno l’anima anche del Palazzo della Ragione con annessa piazza Mercanti, sarà una gran bella cosa.

Cose da guardare ce n’è per tutti, dal fondo Stendhaliano in Palazzo Sormani al jazz in Palalido, ai disegni di “Humor Graphic” al Museo Archeologico, che d’altra parte sta lavorando a un’esposizione d’importanza mondiale sui reperti etruschi della Fondazione Lerici e Cerveteri, donati al Comune. Si prevede un bis del successo avuto con la mostra sui Longobardi: 650.000 visitatori, hai capito?

Insomma, come tu ritroverai la tua Milano (vorrei scrivere il tuo Milano, secondo la vecchia formulazione) non so: molto diversa è impossibile in così pochi anni. Però certe cose sono venute fuori adesso. In un certo modo, per certe ragioni, non casuali. E a me, tutto sommato, mi sta bene. Ciao nipote, ti aspetto lo zio G.

 

Guido Lopez

 

da “Qui Milano”, 1980

 

Guido Lopez (1924-2010) ha pubblicato libri su Milano e la sua storia, il più noto dei quali è “Milano in mano“, che dal 1965 è stato aggiornato in 15 edizioni. Ha collaborato con varie testate tra le quali Repubblica. Presidente dell’Università Popolare di Milano per trentanni, è stato insignito dell’Ambrogino d’Oro dell’Assessorato Cultura e della Medaglia d’Oro della Provincia.

 

 

 

 

 

 



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