8 novembre 2011

musica


LA PROVA APERTA DI BARENBOIM

Come ormai tutti sanno l’era di “Barenboim alla Scala” non prenderà inizio con il Don Giovanni del prossimo 7 dicembre ma è cominciata il 2 novembre, giorno dei morti, con la prova “aperta” del concerto con il quale l’orchestra Filarmonica ha inaugurato la stagione sinfonica del 2011-2012. Con l’ouverture dei Vespri Siciliani di Verdi, il “Till Eulenspiegels Lustige Streiche” opera 28 di Strauss, e con il Debussy de La mer, Le jet d’eau e le tre “Ballate per François Villon” (con la voce di Anna Prohaska), Barenboim ha voluto accostare tre autori fortemente caratterizzati della loro origine nazionale – Italia, Francia, Germania – e tre nazioni a loro volta molto rappresentative del momento che stiamo vivendo, quasi a volerle riunire in una sorta di abbraccio musicale!

Prova aperta nel vero senso della parola, cioè aperta a tutti: bastava chiedere gli inviti a una qualsiasi Istituzione musicale milanese (Serate Musicali, Quartetto, Conservatorio, ecc.) per ottenere gratuitamente posti, ovviamente numerati, di platea o di palco e, per gli ultimi arrivati, delle due gallerie. Passare attraverso una Istituzione musicale, senza alcuna formalità e senza obbligo di appartenenza, aveva l’ovvio e unico scopo di selezionare ospiti in grado di apprezzare l’invito.

Un pubblico dunque di veri appassionati, senza alcuna attenzione all’apparire e tanto meno al vestire (d’altronde anche l’orchestra e il direttore erano scamiciati), mai un applauso fuori posto né un colpo di tosse. Due ore di vero lavoro – dalle 14.30 alle 16.30 – in quanto non si trattava della cosiddetta “prova generale” (finale e riassuntiva, di controllo, quasi sempre senza interruzioni e del tutto simile alla successiva “prima”) ma della seconda di tre prove in cui Barenboim – dopo aver fatto eseguire Verdi e Strauss tutto d’un fiato, per verificare appunto che tutto fosse a posto e come concordato nella prova precedente – ha “costruito” i primi due pezzi di Debussy facendo partecipe il pubblico delle intenzioni, delle difficoltà, delle scelte, delle correzioni, insomma del vero lavoro di preparazione dell’orchestra, quello che non appare mai in concerto ma grazie al quale vengono definiti i caratteri della interpretazione e affinata la qualità dell’esecuzione.

E’ stato sorprendente scoprire l’energia sprigionata da Barenboim e trasferita ai professori d’orchestra, la capacità di comunicar loro – con poche parole e pochi gesti – sottigliezze interpretative e raffinatezze esecutive, la disinvoltura con cui passava da un autore all’altro, da un’aura all’altra, ottenendo dalle singole sezioni dell’orchestra il fraseggio, il colore, il suono desiderato; dobbiamo riconoscergli – e all’inizio del suo ciclo scaligero lo facciamo con grande gioia – che a differenza di tanti colleghi suoi coetanei o poco più anziani di lui Barenboim mostra un impegno e una passione ammirevoli e rassicuranti.

Ciò che più ci ha colpito è stata l’idea di riappropriarsi fin da subito di una delle migliori tradizioni scaligere, quella di aprire le porte del nostro mitico teatro a tanti che normalmente non potrebbero permetterselo e di mettere a nudo il lavoro de direttore e dell’orchestra anche nei momenti più delicati e riservati, come quello in cui deve far ripetere tre volte una battuta a un professore che ne ha in testa un’idea diversa, o un determinato passaggio all’intera orchestra per ottenere un risultato leggermente ma sostanzialmente diverso da quello scaturito dalla prima lettura.

Non esiste modo migliore per avvicinare il pubblico alla musica classica e per educarlo all’ascolto, e lo si è potuto riscontrare molto bene in quest’occasione in cui un pubblico eterogeneo – moltissimi giovani ma anche molte persone in età avanzata – ha riempito la Scala mostrando una attenzione e una concentrazione che raramente si osservano durante i concerti ufficiali.

Bravo Barenboim, un ottimo incipit per un lavoro che inizia non certo in discesa, con i tagli ai finanziamenti e le difficoltà economiche degli sponsor, con un’orchestra che da anni è senza una guida sicura e costante (cosa che forse non le ha nuociuto in termini di creatività e di freschezza, ma che ora rischia di penalizzarla in termini di rigore e di disciplina) e che dunque deve trovare nuovi assetti e diversi equilibri. Lo si è visto proprio in Debussy, autore non fra i più presenti nel repertorio della Scala, sul quale il lavoro di messa a punto è stato visibilmente e particolarmente laborioso.

Le prove “aperte” continueranno, grazie alla collaborazione di uno sponsor, ma d’ora in avanti saranno a pagamento, con prezzi molto contenuti, per devolverne l’incasso ad associazioni di volontariato. Che anche questo faccia parte dell’aria nuova che si respira in città?

 

Musica per una settimana

*giovedì 10 e sabato 12 al teatro Dal Verme l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Carlo De Martini con le trombe Gabriele Cassone e Luciano Marconcini, eseguirà musiche di Vivaldi (Concerto per due trombe ed archi), Haydn (Concerto per tromba ed archi e una Marcia) e Mozart (Sinfonia n. 20 in re maggiore K. 133)

*venerdì 11 (attenzione, non giovedì come di consueto!), sabato 12 e domenica 13 all’Auditorium Zhang Xian dirigerà l’ormai sua Orchestra Verdi nell’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini che a sua volta – in un gioco di specchi – introdurrà le “Matinées e le Soirées musicales da Rossini” (rispettivamente opere 24 e 9) di Benjamin Britten; nella seconda parte ascolteremo la Settima Sinfonia in la maggiore opera 92 di Beethoven

*domenica 13, al mattino alle 11, per il ciclo “MAGGIOREminore, storia della musica attraverso i compositori dimenticati”, la stessa orchestra sempre all’Auditorium propone tre opere scritte fra il 1815 e il 1816: l’Ouverture in re maggiore di Muzio Clementi, il Concerto per due clarinetti (Raffaella Ciapponi e Fausto Ghiazza) di Franz Krommer e la Sinfonia n. 4 in fa maggiore (la cosiddetta “Tragica”) di Schubert

*lunedì 14, al Conservatorio per le Serate Musicali, la diciannovenne padovana Leonora Armellini e il ventunenne polacco Marcin Koziac, vincitori entrambi del concorso di Varsavia, si alterneranno al pianoforte in una miriade di brani di Chopin

Alla Scala un programma intenso:

*sabato 12 concerto dei Solisti di Pavia con Enrico Dindo per i decennali di quell’ensemble e del Museo Diocesano, con musiche di Mozart, Haydn (il concerto per violoncello e orchestra recentemente riportato alla luce dallo stesso Dindo) e Čaikowskij

*domenica 13 concerto dei Münchner Philharmoniker diretti da Christoph Eschenbach, in collaborazione con Serate Musicali per il Fondo Ambiente Italiano, con Beethoven (Egmont, ouverture opera 84), Max Bruch (Concerto n. 1 in sol minore opera 26 per violino e orchestra, solista Vadim Repin) e Dvořák (Sinfonia n. 9 in mi minore opera 95 “dal Nuovo Mondo”)

*martedì 15 e venerdì 18 ricordiamo e segnaliamo le ultime due repliche de “La donna del Lago” di Rossini diretta da Roberto Abbado

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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