31 ottobre 2011

ANCORA A PROPOSITO DELLA CITTÀ METROPOLITANA


Nel dibattito in corso sul tema della Città Metropolitana, i temi della forma dell’ente di governo e dei suoi confini costituiscono alcune delle questioni di fondo sulle quali si polarizza la discussione e alle quali è necessario dare risposta. Nell’intervento “Area Metropolitana. Scienza e Politica”, pubblicato sul numero 37 di ArcipelagoMilano, Guido Martinotti dichiara, non soltanto provocatoriamente e non senza ragioni, che adotterebbe volentieri il termine “Provincia metropolitana” (che tuttavia richiederebbe una revisione dell’articolo 114 della Costituzione italiana) al posto di Città Metropolitana.

Al di là del nome, ma senza farne una questione nominalistica, Martinotti propenderebbe per un governo dell’area metropolitana non ingabbiato in rigidi e univoci confini amministrativi, ma disegnato su confini amministrativi che risultino di volta in volta opportuni per svolgere determinate funzioni o anche solo per dare riconoscimento a legittime identità locali. Su questa tesi Martinotti non è certamente solo. Anche Piero Bassetti, in un nostro recente colloquio, propendeva per una soluzione di questo tipo.

Per parte mia osservo che un progetto su Milano Città (Provincia) Metropolitana deve essere in grado di coniugare tra di loro più elementi: visione strategica, efficienza, rappresentatività e partecipazione.

Tuttavia ritengo che la messa in discussione su quali debbano essere i confini della Città Metropolitana di Milano non ci porterebbe da nessuna parte. L’unica cosa che si può realisticamente fare, per dare soluzione in tempi ragionevoli a un problema dibattuto ormai da troppo tempo, è assumere come territorio dell’ente di governo dell’area metropolitana quello dell’attuale Provincia di Milano: possibilità di future modificazioni (in ampliamento o riduzione) saranno sempre possibili.

Ricordo, a proposito della necessità di provvedere in tempi ragionevolmente rapidi, che l’esigenza di realizzare un livello di governo per l’area metropolitana Milanese è stata avvertita prima ancora della nascita della Regione Lombardia. (Il 5 novembre 1961 si riunisce la prima Assemblea dei Sindaci, comprendente i 35 Comuni individuati dal decreto ministeriale 28 febbraio 1959, che delibera la nascita ufficiale del PIM. Il PIM era retto da un’Assemblea dei Sindaci e da una Giunta esecutiva, avvalendosi, sotto il profilo tecnico, di un Comitato Tecnico Urbanistico e di un Ufficio Tecnico).

Io ritengo che ci sia una strada che consentirebbe di superare la questione dei confini territoriali: la individuo nell’avvio, fin da subito, di forme di “governance” volontarie su tutti i temi che abbiano carattere sovra comunale. Tali forme di “governance” potrebbero al tempo stesso dare risposta a problemi specifici e fornire utili indicazioni per dare forma all’ente di governo della città metropolitana. Una volta sperimentate, nulla vieterebbe di estendere le “governance” volontarie al di fuori dei confini della Città Metropolitana realizzandone di fatto (e in futuro eventualmente anche di diritto) l’evoluzione in Ente per così dire “senza-confini”.

Colgo questa occasione per aggiungere alcune altre riflessioni, che ritengo utili per la discussione.

a) Un approccio al tema Città Metropolitana fondato principalmente sull’equazione “abolizione della Provincia uguale risparmio” risulta fuorviante rispetto agli obiettivi che stanno alla base della sua realizzazione. Ciò non toglie che il riordino delle competenze e delle funzioni tra i diversi soggetti presenti nell’area metropolitana milanese deve avere come orizzonte la riduzione della spesa pubblica unitamente al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dell’efficienza e della qualità dei servizi.

b) Rappresentatività e partecipazione devono trovare risposte analoghe (se non uguali) per le comunità dell’attuale Milano e per quelle dei comuni della provincia milanese.

c) L’ente di governo dell’area metropolitana milanese dovrà essere dotato di poteri e strutture adeguate al ruolo e ai compiti che gli verranno affidati e andrà fissato un termine perentorio entro il quale dovrà essere istituito, prevedendo, se del caso, delle fasi transitorie.

d) Da ultimo, posto che la proposta per la Città Metropolitana di Milano deve partire dalle realtà della nostra provincia e rispondere alle sue reali esigenze, potrebbe essere utile, se del caso, un provvedimento legislativo ad hoc, come è stato per Roma Capitale.

 

Massimo Gargiulo

 

 



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