31 ottobre 2011

2 EURO X 10 LEGGI: UN ESEMPIO DI WE-DEMOCRACY


La primavera milanese continua a dare i suoi frutti. La voglia di we-democracy, di democrazia partecipata che ha caratterizzato la primavera 2011 a Milano e che ha visto molti cittadini per la prima volta dopo anni uscire dal torpore, risvegliarsi dal letargo e supportare la sfida elettorale, sembra non essere ancora terminata.

E’ in questa precisa volontà di esserci, di partecipare alla gestione della cosa pubblica, che le donne hanno giocato, e tuttora giocano, un ruolo fondamentale: le milanesi vogliono sempre più far sentire la loro voce, far vedere che ci sono, vogliono contribuire a creare una società migliore. Per le donne E per gli uomini. Anche in questo Milano ha mostrato di essere un’avanguardia in Italia. E da una donna milanese, la giornalista Manuela Mimosa Ravasio, è partita l’iniziativa #2eurox10leggi, che nelle ultime settimane sta facendo parlare (e partecipare) il web 2.0

Tutto nasce da una discussione su twitter, commenti all’acquisto da parte di Diego Della Valle di intere pagine dei principali quotidiani per gridare all’Italia la sua indignazione. Poiché l’indignazione non è qualcosa che appartiene solo al signor Della Valle, ma coinvolge moltissimi cittadini che però non dispongono di risorse economiche sufficienti, l’idea è stata quella di invitare tutti ad una sottoscrizione popolare. L’obiettivo? Con un contributo individuale di 2 euro comprarsi una pagina di un quotidiano, dove pubblicare dieci leggi inderogabili che le donne chiedono per le donne alla politica.

10 temi concreti per iniziare a risolvere, e portare in un ambito di normalità, un’anomalia tutta italiana: la questione femminile. Se la politica non è in grado di cogliere i bisogni dei cittadini, saranno i cittadini stessi a segnalare cosa è necessario per migliorare la loro vita. E purtroppo per segnalarlo bisogna comprare pagine di giornali.

Le dieci richieste di legge sono uscite da un primo confronto sul web e parlano di sussidio di maternità universale e di paternità obbligatoria; di educazione sessuale e di genere fin dalla prima infanzia e di leggi contro la violenza sessuale su modelli europei. Affrontano il tema della democrazia paritaria, con liste al 50 per cento e degli incentivi alle famiglie e ai giovani (la lista completa sul sito www.2eurox10leggi.blogspot.com).

La raccolta e la prenotazione delle quote è iniziata il 12 ottobre sulla piattaforma libera e indipendente di Produzioni dal Basso (www.produzionidalbasso.com). Si tratta di una sottoscrizione popolare senza alcuna intermediazione: chi vuole va sul sito, prenota le sue quote e assicura che onorerà il pagamento al raggiungimento della cifra richiesta, 25.000 euro (questo il costo medio per l’acquisto di una pagina su un quotidiano nazionale).

Seguo da vicino e partecipo attivamente alla promozione dell’iniziativa #2eurox10leggi. Condivido il pensiero di Manuela Ravasio quando afferma che da questo progetto emergono due ottimistiche considerazioni: la prima è che il grado di maturità civica e di consapevolezza politica delle donne è molto alto: c’è la volontà di costruire una nuova idea di società attraverso il confronto, lo scambio, la ricerca reciproca. La seconda è che il punto di vista ed il contributo delle donne sono fondamentali per il nostro Paese e sarebbe da stupidi continuare a rinunciarvi.

Al di là dell’obiettivo che potremmo definire “formale” (l’acquisto di una pagina su un quotidiano nazionale) c’è poi un obiettivo più ambizioso: quello di mettere in atto una vera partecipazione dal basso su vari temi politici, esigenza questa sentita da un numero sempre più crescente di cittadini.

#2eurox10leggi è un’iniziativa che nasce in maniera spontanea e senza alcun cappello di associazioni o partiti politici. E forse è proprio per questo che sta riscuotendo un buon successo a livello nazionale: perché è pura prassi, nessuna ideologia, ma solo temi concreti attorno ai quali si è creata una vera trasversalità. Che sia davvero l’inizio di una nuova era, in cui la we-democracy riporta una partecipazione attiva e concreta nei processi democratici? Siamo in tanti a volerlo.

Stefania Boleso



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