31 ottobre 2011

PALAZZO REALE. MEMORIA E FUTURO


Dopo anni di uso sconsiderato del Palazzo, che hanno acuito i danni della guerra, il Centro di Documentazione delle Residenze Reali, intitolato all’architetto Lionello Costanza Fattori, ha convocato, insieme al Politecnico, un seminario dedicato al Palazzo Reale di Milano che si è svolto il 6 ottobre scorso, l’occasione era data da una pubblicazione del Centro di documentazione sul Palazzo. La pubblicazione non può evitare, anzi in un certo senso provoca, la discussione sulla destinazione dell’edificio storico, ben sapendo che a questa si riconducono anche le linee guida della conservazione e del restauro.

Finalmente passati molti anni di sconsiderato uso, che ha acuito i danni della guerra, tempo fa si affacciò la proposta di un cambio radicale di marcia, con il programma di un “museo della reggia”. A mio avviso quest’ultima proposta è molto spettacolare, ma è impraticabile. Non può essere seguita dopo la storica decisione, presa in analogia con quanto avveniva in altre città colpite dalla guerra, di non ricostruire “dov’era e com’era” la Sala delle Cariatidi. La sala è oggi per Milano ciò che la Gedaechtniskirche è per Berlino, ovvero una grande, tragica memoria e un ammonimento.

Le ricerche sul Palazzo sono approdate a ricostruire il notevole parco delle carrozze usate dai sovrani che vi si sono succeduti. Ma dove metterle? E non sono le carrozze la conferma di ciò che il palazzo è stato veramente, ovvero non una stabile reggia, bensì una specie di lussuosa foresteria granducale, regia o imperiale, dove accogliere il sovrano in visita e permettergli l’incontro con l’aristocrazia locale? Il tentativo di fare del palazzo il museo di una reggia si è risolto in passato con veri pasticci. Colonne posticce, imitazioni degli stili neoclassici inglesi, restauri affrettati. E un grande vuoto.

Poiché il destino del Palazzo Reale investe tutta l’immagine della città, non può essere che decisione politica e non può spettare che al Comune. E’ il committente – il Comune – che deve sapere cosa fare dell’edificio e determinare i criteri e le scelte del restauro.

Chiediamoci allora perché si va a Palazzo Reale, oggi? La riposta è: per le mostre e per la prosecuzione del Museo del Novecento. L’ingresso nel Palazzo Reale di una parte del Museo del Novecento è un evento senza ritorno. Dal museo è possibile un’esplorazione del palazzo (anche di quanto rimane del Trecento) che resta come una lettura storica della costruzione. Nello stesso tempo, però, museo e mostre indicano la strada dell’attualità, cosicché il palazzo è oggi vissuto dalla città come struttura culturale attuale e non come memoria.

Le sale storiche superstiti sono state quasi tutte colpite dalle bombe. Tutte le volte presentano enormi lacune incolmabili. Si può insistere sul fascino del lacerto, una volta che le finestre hanno i loro infissi, talvolta addirittura dorati a porporina, o si deve trovare il modo di reinterpretare le ferite della storia? Parlandone tra amici, uno di noi osservò: che sfida sarebbe, per Kiefer, realizzare la volta della Sala delle Cariatidi!

Si può immaginare una chiamata di artisti in un programma per cui gli scomparti vuoti delle volte, ora cieche e che già ospitarono gli affreschi di Appiani, tornerebbero a vivere? Milano ha già, nel Palazzo di Giustizia, una grande documentazione della pittura italiana a fresco degli anni del Novecento. Il Palazzo Reale potrebbe raccogliere nelle sale storiche testimonianze della pittura del XXI secolo. Allora il piano superiore, che ospita il Museo del Novecento, sarebbe tutt’uno con il palazzo, che troverebbe la propria unità e una coerente destinazione nel XXI secolo: da Fontana a Kiefer.

 

Carlo Bertelli



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