31 ottobre 2011

PGT: UN IMPREVISTO INCIDENTE DI PERCORSO


Per uno strano incidente di percorso (inge-nuità? atto di deliberato boicottaggio?) una bozza delle linee guida per il riesame delle osservazioni al PGT è stato prima commen-tata sui giornali, poi addirittura diffusa sul web. Si tratta evidentemente ancora di una bozza, visto che alcune parti sono ancora incomplete o necessarie di affinamento o a volte in contraddizione fra loro. Può però essere vista anche come occasione per commentare un “work in progress” e se possibile fornire qualche contributo.

I punti che potrebbero essere affinati sono in realtà tanti, si segnalano quelli più rilevanti:

portata della revisione: si insiste molto che si tratti solo di un “adeguamento e una parziale riformulazione”, di essere “costretti a orientare l’attenzione su un campo ristretto di questioni” e a “introdurre un numero limitato di modifiche”: e perché mai? D’accordo che non bisogna perdere tempo, ma oramai si è capito (si è rassegnato anche De Albertis nell’intervista di venerdì al Corriere) che si va a una nuova pubblicazione, e quindi si può anche essere coraggiosi. Dopotutto si tratta del PGT di Milano, forse il più importante di Italia, e per un po’ di anni ce lo dovremo tenere: è interesse di tutti che venga riformulato al meglio;

– insistenza sullo slogan dell'”indice unico“: se giustamente da più parti negli anni si è richiesto un uso più equo della discrezionalità pubblica nell’assegnazione dei diritti edificatori (le differenze di valore fra le aree edificabili e non rappresentavano a volte delle vere e proprie ingiustizie, se non metodi per creare clientele per non dire di peggio), si è arrivati nel PGT all’eccesso opposto, alla disciplina “unica” che accomuna centri storici, aree dismesse, zone residenziali, aree agricole e inedificate. Si tratta di un nonsenso culturale, perché la finalità dell’urbanistica resta pur sempre quella di realizzare città belle ed efficienti tenendo conto delle differenze fra ciò che già esiste e ciò che si va a costruire, e non solo quella di livellare le potenzialità edificatorie ad un unico parametro.

In questo senso la distinzione fra aree già edificate allo stato di fatto e aree libere inedificate mi sembra ragionevole da un punto di vista tecnico, corrispondendo a modalità di intervento differenti, a differenti modifiche dei carichi insediativi, ecc. Più che indice “unico” dello 0,35 mq/mq (troppo basso per le aree edificate dismesse, troppo alto per quelle inedificate), sarebbe meglio avere due indici (uno più alto e l’altro più basso) nelle diverse situazioni;

– c’è poi una certa confusione nelle proposte che riguardano il TUC (tessuto urbano consolidato) sia per quanto riguarda i cambi di destinazione d’uso, che le modalità di intervento al variare delle soglie dimensionali (calcolate solo in base alla proprietà e non anche alla continuità delle condizioni territoriali), o le difficilmente comprensibili premialità sui trasferimenti dei diritti volumetrici, o il mancato richiamo a una maggiore tutela paesistica dei nuclei storici periferici: i punti sarebbero tanti e meriterebbero un intero articolo ad hoc, per ora è sufficiente segnalare il problema;

– per i servizi si conferma la scelta dell’affinamento mediante lo studio dei NIL, che però anche nella più benevola delle interpretazioni saranno relativi ai servizi di scala minuta, e non ai grandi servizi di scala comunale e sovracomunale (quelli più strategici) che chiedono logiche dimensionali e localizzative precise

– sul tema della mobilità manca qualunque accenno al tema del completamento della cerchia ferroviaria o del secondo passante, mentre sul tema della sosta sono presenti indicazioni abbastanza opinabili; sul tema del risparmio energetico, se è chiaro che sarà il Regolamento Edilizio a stabilire il livello minimo di ecosostenibilità, gli incentivi volumetrici massimi relativi sarebbe bene che restassero di competenza del PGT

– mancano poi alcuni temi importanti come quello della VAS nei Piani Attuativi (alla luce del Decreto Sviluppo di luglio e del progetto di legge regionale in materia), dei piani e programmi in istruttoria e, come si diceva, della verifica di fattibilità economica delle trasformazioni previste.

Insomma, il lavoro da fare sembra ancora molto, si spera che prima della versione definitiva ci siano occasioni di confronto e dibattito tecnico-culturale per arrivare al risultato migliore.

 

Gregorio Praderio

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti