26 ottobre 2011

EXPO 2015. LA CINA FA TAPPA A MARGHERA


I cinesi non perdono tempo. Dopo aver visto il padiglione di Venezia all’Expo di Shangai si sono lasciati convincere da Laura Fincato – delegata del sindaco nel consiglio di Expo Venezia – a guardare con attenzione alle risorse offerte dalle aree dismesse di Porto Marghera che, dopo la chiusura degli stabili-menti, rappresentano un pezzo di territorio da riprogettare, tra i più grandi d’Italia. Non è da ieri che i cinesi hanno buttato l’occhio sul Veneto, non solo comprando negozi e boutiques nel centro storico della città lagunare ma anche guardando con attenzione a campi e vigneti di pregio.

La Cina vuole far banco e guarda ovunque con una politica che ricorda da vicino quella delle potenze mondiali ai tempi della colonizzazione: loro la facevano con le cannoniere, i cinesi col denaro e nel vastissimo campo di battaglia  dell’economia globalizzata. Certo non troveranno da noi un regime liberticida come quelli africani dai quali hanno comprato milioni di ettari di terre coltivabili offrendo in cambio infrastrutture, il gigante cinese vi ha investito in Africa 4.500 milioni di dollari, più di tutti i paesi del G8 messi insieme, e il commercio cinoafricano aumenta a un ritmo vertiginoso anno dopo anno (fra il 30 e il 50%), fino a superare gli 80.000 milioni di euro già nel 2008. Un altro esempio: il numero di aziende cinesi presenti in quel continente negli ultimi due anni è raddoppiato, e sono ormai duemila. Infrastrutture soprattutto viarie e di comunicazione, utili sì al Paese ma soprattutto alle nascenti industrie cinesi e alla nuova agricoltura.

Resteremo anche noi soggiogati da quello che alcuni economisti chiamano “potere soffice cinese”? Non è questo lo spazio per affrontare l’enorme problema dello sviluppo dei Paesi africani e delle valutazioni politiche del potere cinese in quel continente ma ci si porrà presto il problema dei rapporti politici ed economici con la Cina nell’ambito dell’operazione Expo 2015. Il tema “Nutrire il pianeta. Energie per la vita” è indissolubilmente legato a quello dei diritti umani: gli “human rights” dei quali tanto si parla e per i quali tanto poco si fa. Le due questioni sono legate da un rapporto di causa ed effetto: nei Paesi più affamati i diritti umani sono più calpestati e viceversa. Per non parlare ovviamente dei rapporti tra democrazia e fame.

Augurandoci che per il 2015 il berlusconismo sia dietro le spalle e che si sia avuto il tempo e l’energia di raddrizzare la schiena già piegata nei baciamano, riusciremo ad incontrare gli ospiti economicamente prepotenti affrontando temi scomodi? Non possiamo limitarci a mostrare il nostro chilometro zero o le nostre cascine o l’orto planetario, correndo il rischio di sembrare una sorta di Disneyland o peggio ancora la versione alimentare di Truman Show. I nodi di tipo più semplicemente organizzativo e tecnologico – ma di questi ultimi parleremo ancora – sembra si siano felicemente sciolti, i nodi politici sono ancora tutti da sciogliere.

Nell’intervista a Pippo Civati, che trovate in video qui accanto, gli ho chiesto se, visto che il vento è cambiato, si potrà avere a Milano un’Expo di sinistra. Non ho trovato una parola diversa e più omnicomprensiva per dire un’Expo attenta all’insieme di valori che si possono riassumere nel concetto di “human rights”. Cominciamo a parlarne: la Cina arriverà prima che ce ne accorgiamo e il tempo vola.

Luca Beltrami Gadola



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