25 ottobre 2011

ANCORA ALL’ATTACCO DEI SOTTOTETTI


Ci risiamo. La Regione Lombardia entro il 10 novembre prossimo “dovrebbe”, perché non è una scadenza perentoria, approvare il progetto di legge detto “Norme per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e altre disposizioni in materia urbanistico – edilizia” secondo le disposizioni del cosiddetto “decreto sviluppo” di cui alla legge 12 luglio 2011 n. 106, quella che ha già introdotto il silenzio assenso, esteso la S.C.I.A, sminuito la VAS, tanto per gradire. Il testo della Regione, conosciuto come piano casa (un ritornello), è stato presentato in Giunta il 20 ottobre ma non è stata assunta alcuna decisione, forse per un temporaneo pudore.

Un analogo “piano casa” era già stato avviato con la legge regionale 16 luglio 2009 n. 13 (pomposamente chiamata “azioni straordinarie per lo sviluppo”) che non ha avuto alcun effetto. In breve, ecco che cosa contiene questa nuova legge con la quale vengono a cadere ulteriori tutele territoriali dietro il paravento del rilancio e dello sviluppo secondo l’espressione popolare “se tira il mattone tira l’economia” mentre invece, infilate qua e là, prevalgono basse aspirazioni speculative:

a) gli interventi di recupero di cui all’art. 2 della legge regionale n. 13/2009 sono prorogati al 31 dicembre 2012 con d.i.a o permesso di costruire in edifici ultimati non più al 31.3.2005 ma al 18 luglio 2009;

b) gli interventi di sostituzione edilizia a mezzo di demolizione e ricostruzione presentati entro il 31.12.2012 possono avvenire con d.i.a o permesso di costruire, senza vincolo di sagoma e con diversa allocazione nel lotto di riferimento; di fatto la s.l.p. superficie lorda di pavimento, diventa s.n.p. superficie netta di pavimento, non calcolandosi più lo spessore dei muri interni ed esterni coibentati; assicurando la copertura di almeno il 30% del fabbisogno energetico si ottiene un bonus del 10 per cento nel calcolo volumetrico; è concessa una deroga fino a 20 cm delle distanze tra confini e fabbricati;

c) E.R.P.: tutti gli interventi per alloggi sociali, nuovi e di recupero (e le risorse?), presentabili entro il 31 dicembre 2014, possono prevedere incrementi volumetrici fino al 40% (così si concentra, ma non si volevano evitare i ghetti favorendo il mix sociale?); le nuove volumetrie possono essere cedute ad altri operatori per le medesime finalità, su aree pubbliche o private per la locazione temporanea e alloggi di edilizia universitaria (in che film?);

d) sono consentiti, anche in deroga alle norme vigenti, interventi di trasformazione e sostituzione edilizia degli edifici pubblici per nuovi alloggi sociali; i medesimi interventi sono consentiti nelle aree dismesse (tutte? e aventi qualsiasi destinazione?); gli incrementi volumetrici sono consentiti fino al 20% della volumetria per la residenza e del 10% per altre funzioni;

e) gli incrementi volumetrici derivanti da miglioramenti energetici sono cumulabili max 20%;

f) per gli interventi di edilizia residenziale pubblica non è dovuto il contributo di costruzione;

g) per gli interventi di alloggi di edilizia universitaria i comuni possono valutare se realizzare parcheggi (perché? gli studenti non sono motorizzati? e quando gli “eventuali” edifici cambieranno destinazione?);

h) sulle aree destinate ad attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale è sempre ammessa la destinazione ad alloggio sociale, anche realizzati da privati (?);

i) AREE INDUSTRIALI DISMESSE: essendo motivo di degrado (perché solo le aree e non anche gli edifici? perché solo “industriali” e non terziarie, commerciali o comunque attività produttive in genere?), i comuni, se dotati di PGT, invitano le proprietà a presentare una proposta di riutilizzo, secondo le previsioni del PGT stesso, con incremento della volumetria fino al 20%; se entro dodici mesi dall’invito non viene presentata alcuna proposta, la previsione urbanistica perde efficacia; tale norma, seppur meno stringente, era già in vigore (art. 7 della legge regionale 2 febbraio 2007, n. 1) e non ha prodotto risultati;

j) SOTTOTETTI: è consentito il loro recupero ai fini abitativi negli edifici esistenti non più al 31.12.2005 ma al 31.12.2010; è consentito il recupero del 25% della s.l.p. per d.i.a o permessi di costruire presentati successivamente al 31.12.2010; il limite di altezza massima stabilito dallo strumento urbanistico è aumentato a non oltre metri 1,50;

k) PARCHEGGI: all’esterno dei centri storici, nei fabbricati realizzati prima del 7 aprile 1989, è ammessa la realizzazione di autorimesse interrate in deroga al rapporto drenante minimo previsto dalle norme vigenti purché siano garantiti idonei sistemi di raccolta delle acque;

l) AMIANTO: per incentivarne la rimozione è consentita la modifica delle falde del tetto fino a una pendenza massima del 40% in deroga ai regolamenti vigenti; nel caso il sopralzo dia luogo a un piano sottotetto l’intervento è assoggettato a permesso di costruire convenzionato; i comuni possono deliberare la riduzione del contributo di costruzione fino al 50%;

m) ASCENSORI: ferme restando le distanze minime fissate dal codice civile, fuori dai centri storici la distanza è derogabile per la posa esterna in fabbricati esistenti;

n) APPROVAZIONE DEI PIANI ATTUATIVI CONFORMI: si ribadisce che l’adozione e l’approvazione dei piani attuativi conformi allo strumento urbanistico (per quelli in variante la competenza è sempre del consiglio comunale) avviene secondo quanto già previsto dalla l.r. 12/05 e cioè: i piani attuativi conformi sono adottati e approvati dal consiglio comunale, il PGT può stabilire i casi i casi in cui i piani attuativi conformi sono adottati dalla Giunta comunale e approvati dal consiglio comunale, permane l’eccezione che nei comuni interessati dalle opere dell’Expo (Milano, Pero, Rho, Arese) i piani attuativi conformi sono adottati e approvati dalla giunta comunale.

(Su dette competenze nella maggioranza si pensa a un emendamento per distinguere fra piccoli e grandi piani e secondo le dimensioni dei comuni favorendo le giunte, sottovalutando che un piano attuativo piccolo se collocato nel centro storico è comunque significativo come uno grande in periferia e che per un comune piccolo ma turistico il piano è non di meno importante e rappresentativo che per un comune grande. Non si può poi sottacere che la cospicua riduzione dei componenti gli organi comunali specie nei comuni piccoli determina decisioni monocratiche e non collegiali).

Le note di cui sopra sono succinte ma sufficienti per affermare che non rappresentano la chiave di volta per rilanciare lo sviluppo economico della Lombardia. Sarebbe stato invece sufficiente avere il coraggio di intervenire con incisività sulle semplificazioni dei piani rivedendo la legge di governo del territorio n.12/05 tante volte integrata e modificata, dedicata più alle procedure che a efficaci contenuti di programmazione.

Se il PRG era uno strumento vincolante superato, PTR (Piano Territoriale Regionale), PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e PGT sono una filiera esorbitante oppressiva mentre sarebbero più utili piani e programmi di settore moderni, innovativi che incentivino produzione e lavoro, sostenibilità ambientale, qualità della vita. Si pensi che dopo sette anni i comuni dotati di PGT al 12.10.2011 sono 653 su 1544, il 42%, 218 comuni, il 14%, con PGT adottato, e 673, il 44%, che hanno solo avviato la procedura e che se non adotteranno almeno entro giugno 2012 non ce la faranno mai ad approvare il PGT entro il 31.12.2012 (salvo proroga?) rischiando in periodo di crisi di rimanere senza PRG e senza PGT.

Certo, la previsione di incentivi per l’edilizia residenziale pubblica va sempre nella direzione di finalità condivisibili ma non può essere accompagnata da permissivismo, riduzione dei tempi, meno controlli sui progetti, deroghe, bonus volumetrici e mai da adeguati corrispettivi di aree a standard, verde e servizi. La crisi finanziaria e le esigenze sociali non si superano a scapito delle tutele ambientali e paesaggistiche e questi interventi limitati e confusi allieteranno qualche singolo individuo o impresetta senza incidere sull’economia generale o sul disagio sociale delle famiglie.

 

Emilio Vimercati

 



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