25 ottobre 2011

VERSO LA FINE DEL LUNGO GIORNO DEL PGT


Iniziamo a pubblicare i commenti giunti al giornale sul Documento politico di indirizzo per il governo del territorio. Con questo documento il Comune di Milano avvia in concreto il percorso di revisione del PGT partendo dalle osservazioni giunte da parte di enti e cittadini. L’operazione non potrà ovvia-mente raggiungere gli stessi risultati di un nuovo PGT redatto partendo da una visione innovativa del futuro della città. Ecco dunque gli interventi di GREGORIO PRADERIO, VALENTINO BALLABIO e MICHELE SACER-DOTI. La rilettura delle osservazioni e l’even-tuale accoglimento delle stesse sta per completarsi e dunque resta viva l’attenzione per le tappe successive di questo percorso. (lbg)

 

 

PGT. RISCHIO DI INDENNIZZI

Volevo fare due piccoli commenti sul documento di indirizzo approvato dalla Giunta lo scorso 13 settembre, in particolare sul § 2 sulla revisione del PGT. Innanzitutto, si parla solo di “revoca” della delibera di controdeduzione e approvazione del PGT, e non anche di “annullamento”. La revoca (art. 21- quinquies L. 241/90) è sicuramente un atto più “politico”, motivata da una diversa valutazione dell’interesse pubblico, ed è certamente opportuna; si espone però al rischio di richieste di indennizzo, non tanto relative all’incremento di valore dei suoli (mai divenuto efficace), quanto alle spese sostenute in ragione delle aspettative create (compravendite, progettazione ecc.).

Cito a memoria il caso del PII ex Lazzaroni di Uboldo, dove l’Amministrazione Comunale, avendo cambiato indirizzo relativamente alla valutazione dei PII in variante, è stata chiamata a indennizzare non tanto la mancata valorizzazione dei terreni, quanto le spese tecniche sostenute: trattandosi in questo caso di decine di milioni di metri cubi, potrebbe trattarsi di una cifra non indifferente. In questo caso sembrava invece possibile anche l’annullamento (art. 21- octies) in ragione delle violazioni di legge e dagli eccessi di potere presenti nel provvedimento e segnalati dai ricorsi al Tar e da alcune osservazioni (come peraltro ricordato nell’informativa di Giunta del luglio scorso). Immagino che ci siano ragioni giuridiche e legali dietro a questa scelta, ma sarebbe interessante conoscerle.

In secondo luogo, quando si parla di “concreta ed effettiva fattibilità delle trasformazioni” credo che, oltre agli indici di edificabilità e alle dotazioni di servizi, bisognerebbe forse porre maggiore attenzione ai temi di sostenibilità economica e finanziaria delle previsioni di PGT, obbligo di legge finora sciattamente disatteso dall’attuale Piano.

Gregorio Praderio

 

 

PGT FUORI TEMPO E FUORI LUOGO

La considerazione che il PGT ereditato dalla Giunta Moratti sia da buttare – senza voler scavalcare, per carità, il ginepraio della normativa irto di adozioni, osservazioni, revoche, ricorsi, ecc. – nasce dalla semplice valutazione del contesto più ampio, nel tempo e nello spazio.

Nel tempo. I PGT derivano dalla legge regionale n.12 del 2005, varata nel pieno dell’euforia edificatoria del passato decennio, all’insegna di una sostanziale “deregulation” rispetto non solo alle regole positive della cultura e della prassi urbanistica bensì anche al principio di autoregolazione spontanea proprio del mercato. In realtà si è trattato del colpo di coda, ahimè con esiti traumatici, che ha chiuso un ciclo, durato mezzo secolo, che aveva affidato all’attività edilizia un ruolo trainante per l’economia nel suo insieme (l’altro fattore chiave era l’automobile). Iniziatosi con la ricostruzione post-bellica e il boom economico e demografico esso è durato sino agli anni ’90 con la diffusione della proprietà immobiliare e i fasti del liberismo trionfante post caduta muro.

Stimolato ai suoi inizi dalla bruciante domanda di alloggi e capannoni, sulla spinta dell’immigrazione dal sud e dell’espansione produttiva, si esaurisce nella fase finale sotto i colpi di un eccesso di offerta, che innesca la spirale perversa: saturazione del mercato/finanziarizzazione del debito/ipoteca bancaria non solo sull’invenduto ma anche su diritti volumetrici acquisiti sulla carta. I poteri pubblici centrali (mediante ripetuti condoni) e locali (con l’uso improprio degli oneri per tamponare i bilanci) da parte loro si trasformano da enti regolatori e moderatori a fautori dell’abbuffata finale, ovvero da carabinieri a complici. La bolla è infine esplosa provocando crisi finanziaria ed effetti recessivi. Non è allora il caso di avviare un’inversione di rotta (se non da Milano, da dove?) che miri alla riqualificazione dell’esistente e al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi in alternativa alla ultra – quantificazione volumetrica e all’ulteriore insostenibile consumo di suolo?

Nello spazio. Se riguardo la gestione dei servizi alla persona e l’amministrazione minuta dei quartieri Milano è troppo grande, rispetto alla pianificazione e al governo del territorio Milano è troppo piccola. Come è possibile valutare i pesi insediativi, le reti della mobilità, il sistema del verde, il regime delle acque, la qualità dell’aria senza prendere in considerazione la realtà e le scelte dei Comuni delle fasce esterne? Tenuto conto che la summenzionata legge 12 ha vanificato di fatto i piani provinciali di coordinamento, che per altro le stesse Province non erano state in grado di approvare e di sovra-ordinare ai Comuni, oltre la “cinta daziaria” dilaga l’anarchia e l’anomia. Il Sindaco di Sesto ha dichiarato che l’operazione ex-Falck riguarda la trasformazione territoriale più importante d’Europa, ma questo può avvenire al di fuori di una valutazione d’impatto sull’insieme non dico europeo, ma almeno metropolitano? Per non parlare dei piccoli Comuni.

Un altro esempio, per restare in tema aree dimesse Falck: la neo amministrazione di centro-sinistra di Arcore si appresterebbe a concedere copiosa edilizia residenziale su un’area strategica, adiacente alla ferrovia che sarebbe invece utilissima per un grande parcheggio di corrispondenza, opportuno per drenare i pendolari diretti a Milano (allorché lo stesso assessore Croci aveva “avviato con Trenitalia la trattativa per realizzare e gestire parcheggi d’interscambio in una ventina di comuni della provincia presso le stazioni ferroviarie”, Corsera, 26/2/2007).

Tale “fai da te” diffuso tra grandi, medi e piccoli Comuni non può pertanto che generare caos, intasamento e inquinamento. Il consumo di suolo rilevato non solo nell’area limitrofa all’Expo, ma in tutta la fascia nord dell’area metropolitana ha già superato i livelli di sostenibilità. Non sarebbe allora il caso di mettere un punto fermo, interrompere una corsa che aggrava irreversibilmente la condizione ambientale e la situazione economica e sociale? Non basta aver finalmente sdoganato la parola “città metropolitana” (fino a ieri tabù e ora finalmente auspicata tanto da Pisapia che da Formigoni e Podestà e persino dal programma regionale del PD!), occorre fare subito quanto si e purtroppo rinviato e sottovalutato per oltre vent’anni. Sarebbe pertanto da attendersi che Giunta e Consiglio comunale di Milano prendano rapidamente l’iniziativa in questa direzione. Parallelamente una re-impostazione profonda dello strumento urbanistico all’esame della nuova Amministrazione – come anche rappresentato dal Forum Civico Metropolitano nell’incontro di Palazzo Marino con l’Assessore De Cesaris il 5 ottobre – varrebbe come segnale importante per adoperarsi a uscire dalla crisi con un diverso e positivo indirizzo.

Valentino Ballabio

 

 

SI AL DOCUMENTO POLITICO DI INDIRIZZO PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

I comitati che aderiscono alle Rete dei Comitati hanno da anni fatto battaglie contro le nuove costruzioni di eccessiva volumetria consentite dai Programmi Integrati di Intervento, ad esempio City life e Garibaldi – Repubblica – Isola – Varesine, e la scarsità di verde per i vecchi e nuovi abitanti. Altre battaglie sono state condotte dai residenti sul recupero dei sottotetti e sulla trasformazione di edifici bassi nei cortili in edifici residenziali di notevole altezza.

Il recupero dei sottotetti è stata la prima norma che ha utilizzato l’allarme per l’eccessivo consumo di suolo per densificare le zone di maggior pregio e più densamente popolate della città, senza preoccuparsi di creare nuovi parcheggi e servizi per i nuovi abitanti, aumentando così la richiesta di parcheggi interrati sotto le strade e piazze pubbliche. La possibilità di convertire in residenza gli edifici artigianali nei cortili con cambiamento di sagoma e quindi costruzioni in altezza che tolgono visuale e luce agli edifici intorno ha creato anch’essa forti opposizioni e conflitti legali.

In questa situazione la Rete dei Comitati si è molto preoccupata per l’adozione del Pgt, che elimina qualunque limite all’indice edilizio nelle zone residenziali, attualmente 1 mq/mq, facendolo diventare il limite minimo nelle zone fino a 300 metri dalle fermate del metrò e consentendo senza piano attuativo di arrivare a 2,3 mq/mq, con delle norme morfologiche che consentono di alzare gli edifici in cortina progressivamente all’altezza dell’edificio più alto del lotto, chiudendo tutti i buchi di cortina con sopralzi di molti piani.

Il Pgt adottato potrebbe forse salvare le zone agricole del Parco Sud ma a scapito di una incredibile densificazione delle zone già troppo dense, che sono quelle a più alto valore commerciale. Milano, con 7.000 abitanti a kmq è già una delle città più dense del mondo (Parigi 4.000, Londra 5.000) superata solo da Singapore, Tokyo e Hong Kong, con punte di densità sopra i 20.000 abitanti a kmq nei NIL Loreto, Buenos Aires-Venezia e Selinunte, come documentato dal Piano dei Servizi.

Gli indici previsti nelle aree di trasformazione erano anch’essi eccessivi, tenendo conto che con gli incentivi per il risparmio energetico, l’edilizia residenziale e i mq non computati nella superficie lorda di pavimento dal regolamento edilizio, gli indici massimi previsti vanno aumentati del 30%, per non parlare delle costruzioni previste nelle aree del Parco Forlanini e Cascina Monluè comprese totalmente nel Parco Sud.

E’ quindi con grande sollievo che accogliamo la delibera di revoca dell’approvazione del Pgt e l’allegato documento politico di indirizzo. In particolare abbiamo apprezzato il punto Rilancio della qualità urbana dove si scrive di:

* stralcio degli Ambiti di Trasformazione di Interesse Pubblico Generale (ATIPG) ricompresi nel perimetro del Parco;

* riduzione differenziata degli indici di edificabilità e delle possibilità di densificazione per gli Ambiti di Trasformazione Urbana (ATU), con l’ipotesi di procedere all’eliminazione/riduzione di alcuni Ambiti che comportano un ingiustificato consumo di suolo;

* limitazione delle potenzialità edificatorie nella città consolidata, oggi virtualmente illimitate, con l’introduzione, compatibilmente alle caratteristiche dei tessuti, di un indice massimo, la ridefinizione delle modalità attuative in rapporto agli impatti degli interventi, oltreché la modifica e l’articolazione degli incentivi premiali;

* revisione delle regole di trasformazione della città consolidata, in particolare attraverso la rettifica dei meccanismi attuativi del piano, al fine di recuperare strumenti che permettano un maggiore controllo urbanistico e morfologico, una più accentuata salvaguardia del tessuto storico e una puntuale verifica delle ricadute pubbliche e sociali.

Un altro punto qualificante è quello relativo ai Cantieri e progetti per la città dove si scrive: “Sono, infatti, molti i cantieri ancora aperti (si pensi solo a Porta Vittoria o Garibaldi Repubblica, Porta Nuova e Citylife) che segnano diverse aree della città e che richiedono di essere ultimati. Per alcuni sono ancora possibili modifiche, in ascolto delle esigenze dei quartieri e in grado di garantire una migliore relazione con la città esistente.” “Tutti questi vanno considerati, discussi con le zone, coordinati tra loro affinché la rete di servizi sia in grado di rispondere alle vere esigenze dei contesti locali e, in alcuni casi, sarà necessario un loro ridimensionamento che consenta all’operatore di concludere efficacemente le opere, evitando cantieri interrotti a metà e poi inevitabilmente abbandonati.”

La discussione con le zone è fondamentale nell’ottica della loro trasformazione in municipi, in modo da riprendere le delibere già approvate e acquisire nuovi pareri. L’ex-assessore Masseroli si era impegnato a farlo con un protocollo di intesa a poi era andato avanti con decisioni centralizzate. Si pensi alla questione del Community Center dell’Isola, trasformato in Casa della Memoria nonostante le numerose perplessità del quartiere che si aspettava un centro di aggregazione per vecchi e nuovi residenti o al Parco di Citylife, dove con la probabile rinuncia alla costruzione del Museo di Arte Contemporanea di Libeskind si apre la possibilità di ampliare il parco al confine con il Centro Congressi della Fiera.

Importante anche la ripresa dell’accordo di programma con le Ferrovie dello Stato “al fine di pervenire a un “accordo equo” tra la città e RFI, ove queste ultime pongano al centro il rispetto del territorio, impegnandosi in interventi sostenibili per dimensione e qualità.” Particolarmente importante per la Rete dei Comitati è il paragrafo sulla Cittadinanza Attiva di cui i comitati sono stati un esempio; l’ex-assessore Masseroli ci aveva accusato di volere la “dittatura dei comitati”, ora invece il documento “immagina una nuova stagione di politiche pubbliche in rapporto diretto con la mobilitazione della società e degli interessi locali considerati come risorsa attiva delle politiche pubbliche“.

L’alternativa all’ascolto sono gli scontri legali con numerosi ricorsi al TAR che hanno portato a sprechi di tempi e soldi pubblici e privati. Con la nuova amministrazione i consigli di zona dovrebbero diventare gli interlocutori dei residenti e dell’amministrazione al fine di esaminare i progetti di trasformazione del territorio prima della loro adozione da parte del consiglio comunale. In questo modo essi potranno essere meglio analizzati dal punto di vista di chi vive nell’area e ne subirà la trasformazione.

Il paragrafo “Oltre le periferie, riscopriamo i quartieri” scrive proprio che “l’Amministrazione si impegna a rafforzare le risorse e i poteri decentrati (anche sperimentando il decentramento di alcune procedure di gestione del PGT) in direzione della formazione di vere e proprie municipalità.” La Rete auspica quindi che le proprie 26 osservazioni, pienamente in accordo con il documento, che erano state tutte respinte dalla precedente amministrazione, possano essere attentamente esaminate e accolte dalla nuova amministrazione.

Michele Sacerdoti*

*Rete dei Comitati Milanesi

 



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