25 ottobre 2011

LA BRUGHIERA. L’ULTIMO DELITTO DI MALPENSA


“Questa pista non s’ha da fare”. L’ampliamen-to dell’aeroporto della Malpensa e la costru-zione della terza pista non sarebbero uno sbaglio, sarebbero un delitto. Uno sbaglio, perché l’aeroporto non ha nessuna necessità, né immediata né futura, di essere ampliato. Un delitto, perché l’ampliamento distruggereb-be un raro ecosistema ancora sopravvissuto in Europa: la brughiera.

Che l’aeroporto non abbia bisogno di essere ingrandito lo capisce chiunque ha avuto l’occasione di frequentarlo nel periodo di vacanze estive, quando il traffico dovrebbe essere più intenso. La sensazione che subito si avverte è di una gigantesca attrezzatura poco utilizzata e scarsamente attiva. Paragonata con qualunque aeroporto, neppure di una metropoli, ma anche di una media città europea, la Malpensa offre una visione di scarsa attività, di notevole trascuratezza, di frequenza discontinua e fiacca. Mentre all’estero si assiste a un intenso via vai di passeggeri; a un veloce disbrigo dei vari servizi, alla Malpensa si percepisce un lento e diluito trascinarsi di persone, e si constata una esasperante lentezza nella registrazione dei biglietti e nella riconsegna dei bagagli.

Il potenziamento dell’aeroporto di Fiumicino a Roma ha inevitabilmente declassato la Malpensa, come dimostra la rinuncia al suo utilizzo come scalo, annunciata di recente dalla compagnia tedesca Lufthansa. Il programma di progressiva crescita, tracciato qualche anno fa, oggi si rivela sovradimensionato e ingiustificato. Sarebbe uno sbaglio persistere nella sua attuazione.

Che l’ampliamento della Malpensa pregiudichi irrimediabilmente un sistema ecologico unico e prezioso, lo si è sempre voluto tacere, intenzionalmente e subdolamente. Non si è mai detto, infatti, che non verrà compromesso soltanto un lungo tratto del Ticino, in uno dei suoi punti più panoramici; ma verrà anche distrutto un tratto del Parco, in una sua zona particolarmente delicata, perché di vegetazione rara e antica: la brughiera, l’ampia distesa di bassi cespugli di erica, intervallati da ciuffi di pini e di querce. Sarebbe un delitto distruggere questo mondo ecologico non più riproducibile: questa risorsa di vegetazione preziosa, rifugio di una fauna sempre più rara.

Qualsiasi persona animata da senso civile, da coscienza umanitaria, da rispetto per l’ambiente, non stenta a cogliere la sproporzione fra i due termini in gioco: da un lato, distruzione non più rimediabile di un antico patrimonio naturale; dall’altro, ingrandimento non necessario di una grossolana infrastruttura artificiale, effimera e precaria, come tutte le opere sottoposte all’evoluzione della tecnica. Una delicata ed eloquente pellicola, girata in difesa della brughiera, mostra fiori cresciuti sul posto e animali insediatisi nella zona. L’ultimo fotogramma della pellicola è interamente occupato dalla enorme ombra di un jumbo-jet che, con rombo assordante, copre, oscura e poi cancella tutto quel felice paradiso naturale.

 

Jacopo Gardella

 

 

 

 



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