11 ottobre 2011

LA GRANDE BRERA? TRAVERSARE LA STRADA


La domanda sorge spontanea: “Cosa ci fa la N.A.T.O. in via Brera?”. Si, la sede della N.A.T.O. proprio quella, North Atlantic treaty organization, organizzazione del trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949. “Headquarters Nato Rapid Deployable Corps – Italy”, in pieno centro a Milano e in un importante edificio storico monumentale, Palazzo Cusani.

Spiegano Guido Lopez e Silvestro Severgnini in “Milano in mano”: “Il maestoso palazzo barocchetto dei fratelli Cusani (1719), forse il capolavoro dell’architetto romano Giovanni Ruggeri, si rivelò troppo oneroso per la pecunia degli eredi Cusani, tanto da indurli a venderlo al Demanio negli anni del Regno Italico bonapartista (il più illustre esponente di questa antica famiglia fu Agostino III Cusani – 1655/1730- diplomatico pontificio, vescovo di Pavia e cardinale). Chiamato il Piermarini a sistemare un’ala nuova verso il giardino, la dimora dei Cusani divenne sede del Ministero della Guerra, oltre che palazzo di residenza per ospiti d’onore, principi, viceré, marescialli, sede per fastose serate da ballo (una storia che si ripete) rutilanti di sciabole, alamari e spalline.

Poi, alle feluche napoleoniche si sostituirono le giubbe bianche degli Austriaci, più tardi ancora il tricolore dei Savoia subentrò all’aquila asburgica, indi le divise grigioverdi del primo Novecento sostituirono quelle azzurre risorgimentali; ultimo venne il color kaki. Ma le consegne furono sempre fatte ai generali, e tutt’oggi Palazzo Cusani è zona proibita ai borghesi. Se l’ala piermariniana, sede elegantissima del Circolo Ufficiali, accetta in visita i parenti dei soci ed estranei qualificati, è invece praticamente impossibile visitare le sale originarie della fronte che dà su via Brera: viene richiesto nientemeno che un lasciapassare del Ministero della Guerra. A lato del Palazzo sono stati realizzati due edifici moderni, Dalmine e Bemberg (ora Hotel W Brera e Credit Agricole), stonati in quel contesto che li rifiuta a riprova che la coscienza urbanistica non è mai stata il forte di Milano.”

Posto tra via Brera 13 e 15 e via del Carmine 2 e 4, l’imponente complesso con i suoi vasti spazi, i saloni delle feste, il giardino e il cortile d’onore, rappresentano una eccezionale opportunità per un suo utilizzo finalizzato a realizzare la cosiddetta Grande Brera. La sua contiguità all’Accademia per un Polo museale e culturale integrato in un razionale sistema, la localizzazione centrale ben servita, la vocazione storica urbana dell’intorno, la possibilità di creare un’isola pedonale dedicata alla cultura (la Scala è a due passi), sono condizioni che meritano di essere prese in considerazione per uno scenario complessivo unitario e coerente con l’identità artistica dei luoghi. In questo contesto come sottacere poi le condizioni di Palazzo Bagatti Valsecchi in via Brera 10/12, avvilente.

Anche per il bene di Milano, non può essere ritenuta una scelta sminuente se ci si scambia la sede e se il Comando Militare Territoriale di Milano dell’Esercito Italiano, Comando Forze di Proiezione, e della N.A.T.O. trovano il loro nuovo quartiere generale, peraltro eccellente, in via Mascheroni, luogo degno, naturale e già dedicato allo scopo, o in eventuali altre sedi simili dismesse, già di proprietà, concretizzando peraltro una valorizzazione complessiva di tali siti, nonché considerando anacronistico che un enorme edificio nel centro della città come Palazzo Cusani e lo stabile annesso oggi siano sconosciuti e inaccessibili come una fortezza, vedere per credere, occupando le strade con parcheggi riservati. E’ utopia immaginare l’edificio con porte aperte e animate?

Non si pretende di trasferire le sedi al Dal Molin o alla Ederle di Vicenza o magari nelle ex aree industriali di Sesto ma spinti dal buon senso e nel quadro di un più idoneo decentramento e riqualificazione della città non ci si può esimere, pur considerate tutte le esigenze logistiche, di ridiscutere serenamente in una logica ragionevole le collocazioni, ormai superate dai tempi, di sedi militari come questa o quelle di piazza Sant’Ambrogio, corso Italia, via Lamarmora e altre, con la gradualità necessaria.

Tutti sanno che è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che intavolare una trattativa per una intesa con gli organi dello Stato, vedasi Ferrovie o Forze Armate, ma, viste le ritirate di improbabili cordate private, perché non provare a convincere i soggetti pubblici, quindi di tutti, per una volta, a formulare un disegno condiviso di alto interesse per la città. La Grande Brera è possibile a Brera. “Come on boys”. Rassegnarsi sarebbe un’occasione persa unica e straordinaria.

 

Emilio Vimercati

 



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