11 ottobre 2011

musica


 

SANT’EUSTORGIO E IL MUSEO DIOCESANO

Da Santa Maria delle Grazie (di cui parlammo la settimana scorsa a proposito del concerto Italia-Russia) a Sant’Eustorgio e poi in San Marco; bisogna dire che il contributo delle grandi Chiese di Milano alla diffusione e al godimento della musica classica diventa sempre più pregnante. Molto bene.

Veniamo dunque alla basilica di Sant’Eustorgio a proposito della quale avevamo annunciato il “Concerto straordinario per il Decennale del Museo Diocesano” che vi si sarebbe svolto giovedì 6 come un evento di grande significato per la città, e così è stato. Il concerto dell’Orchestra Filarmonica della Scala era previsto diretto da Prêtre con un programma Ravel-Mozart-Franck ma, a causa di una improvvisa indisposizione del maestro francese – e sopratutto grazie all’abilità e all’autorevolezza dei promotori – in brevissimo tempo si è trasformato in un concerto diretto da Lorin Maazel (scappato da Londra fra un impegno e l’altro) con un programma modificato. Aperto, come accadde dieci anni fa in occasione dell’inaugurazione del Museo, con quel capolavoro assoluto dell’Exultate Jubilate di Mozart, il programma si è concluso con la Terza Sinfonia di Beethoven.

Non si può tacere che il Museo Diocesano di Milano, nato un po’ in sordina come luogo di conservazione del patrimonio artistico della grande Diocesi milanese, è diventato in soli dieci anni una delle più importanti istituzioni culturali della città, aperta non solo a tutta l’arte figurativa (ricordiamo la sua sezione “MUDI contemporanea” che presenta in continuazione artisti di oggi) ma a infiniti altri aspetti della cultura (si pensi alla lettura domenicale dei quotidiani da parte dei migliori giornalisti e direttori di giornali); e per giunta una istituzione che, pur nel rispetto della propria matrice religiosa, ha scelto il campo di una rigorosa e nobilissima laicità come dimostra anche questo concerto, il suo programma e i suoi protagonisti. Tanto di cappello, dunque, e tanta gratitudine perché sono queste le cose che arricchiscono la città, ci fanno sentire meno provinciali e ci fanno riprendere dalle mortificazioni cui siamo quotidianamente sottoposti.

Dunque una delle più celebrate orchestre del mondo che, con uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi, esegue due fra i più grandi capolavori della storia della musica in una delle più belle basiliche romaniche d’Europa. Cosa volete di più? Cominciando dalla fine, inutile dire che questi (più di) cento musicisti sull’altare della Basilica, magnificamente illuminati sotto l’immenso e meraviglioso Crocifisso duecentesco e davanti alla marmorea “Ancona della Passione ” (del 1395!) che faceva loro da sfondo, già al momento dell’intonazione degli strumenti erano un quadro di grandiosa bellezza e di inverosimile suggestione.

Quanto ai testi, del mottetto “Exultate, Jubilate” K. 165 per soprano e orchestra – scritto da un Mozart diciassettenne a Milano, durante il viaggio del 1773, per un famosissimo castrato italiano – Einstein scrive che “può venire considerato un semplice concerto in miniatura non inferiore, per dolcezza ed efficacia, a un vero e proprio concerto strumentale“. E’ un vero gioiello mozartiano, specialmente l’Alleluja con cui si conclude, che necessita di un organico ridotto e specializzatissimo, soprattutto di una soprano capace di emulare quella inconfondibile voce da “sopranista” che – più che voce umana – deve sembrare uno strumento.

L’interprete dell’altra sera, la giovane canadese Jane Archibald, non è riuscita a liberarsi della vocalità con la quale – proprio in questi giorni e in modo peraltro eccellente – si cimenta alla Scala nella difficile parte della Sophie nel Rosenkavalier di Richard Strauss; ed è facile perdonarle di non essere riuscita a fare un salto così abissale come quello di cantare il sabato (1° ottobre) e il martedì (4) un’opera tardo romantica ed espressionista del 1911, diretta da un tedesco giovane come lei, e due sere dopo (il 6) un mottetto settecentesco scritto per una voce ben diversa dalla sua e diretto da chi potrebbe essere suo nonno. Non si può pretendere da nessuno una simile acrobazia, e infatti abbiamo sentito un Mozart, diciamo così, un po’… straussiano!

Venendo a Lorin Maazel, anche a lui dobbiamo inchinarci per la disponibilità, la disinvoltura, la generosità con la quale alla sua età (ne ha compiuti ottantuno) ha abbandonato il Royal Festival Hall dove con la Philharmonia Orchestra aveva appena eseguito (il 1° ottobre) la Nona di Mahler e stava preparando nientedimeno che l’Ottava (il giorno 9), per precipitarsi di corsa per poche ore a Milano a dirigervi Mozart e Beethoven. Straordinario. Tuttavia l’affanno si sente, il gesto è stanco, la marcia funebre dell’Eroica si trascina senza alcun tormento interiore, l’orchestra a dir poco scarsamente concentrata. Eravamo di fronte a musicisti fra i migliori che si possano ascoltare oggi e ci siamo resi conto che la musica ha bisogno di passione, di emozioni, di gioie e di dolori autentici, che non basta essere bravi professionisti e conoscere perfettamente il proprio mestiere per restituirci tutto ciò che la musica contiene.

E, se mi perdonate l’evidente paradosso, quanta passione ed emozione abbiamo percepito la sera dopo, nella Chiesa di San Marco, dove il bravissimo violoncellista – e per l’occasione anche direttore – Enrico Dindo si è preso cura della Orchestra amatoriale della Carisch e con un lavoro di tre sole serate (una prova alla settimana) è riuscito a mettere in piedi il fantastico Concerto in do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn, recentemente scoperto, e la mozartiana Prima Sinfonia di Beethoven strappando commossi e infiniti applausi a un pubblico giovane ed entusiasta. Forse bisogna fidarsi di più dei giovani, della loro voglia di emergere, del loro impegno, della loro capacità di emozionarsi.

 

Musica per una settimana

Finalmente si ricomincia a pieno ritmo, e dunque:

*Domenica 16, con repliche il 18 e il 19, si inaugura la stagione della Filarmonica della Scala con un Concerto diretto da quello stesso Philippe Jordan che è attualmente sul podio del Rosenkavalier di Richard Strauss (un’opera da non perdere, vi sono ancora le repliche del 13, 17 e 20). Eseguirà la Terza Sinfonia di Brahms, opera 90 in fa maggiore, e il Concerto per orchestra di Béla Bartòk. Anticipiamo sin d’ora che sempre alla Scala – il 26 ottobre, con altre sei repliche fra ottobre e novembre – andrà in scena “La donna del Lago” di Rossini, altra opera da non perdere anche perché diretta da Roberto Abbado.

*Lunedì 17 inizia il ciclo dei lunedì delle Serate Musicali al Conservatorio, con un recital di Alexander Lonquich e Cristina Barbuti che suoneranno a quattro mani musiche di Stravinskij, Debussy e Beethoven.

*Martedì 18 parte la stagione della Società del Quartetto (sempre al Conservatorio, tutti i martedì) con un concerto della Accademia Bizantina che eseguirà con Ottavio Dantone – contemporaneamente alla tastiera e sul podio, come si usa sempre di più – quattro concerti per clavicembalo e orchestra di Bach (BMW 1052, 1053, 1055 e 1056)

*Mercoledì 19 la Società dei Concerti (ancora al Conservatorio, tutti i mercoledì) presenta i Stuttgarter Philarmoniker, diretti da Gabriel Feltz con un concerto dedicato a Rachmaninov con il Concerto n. 3 in re minore opera 30 (pianista Alexander Romanowsky) e la Sinfonia n.1 opera 13 anch’essa in re minore.

*Giovedì 20, venerdì 21 e domenica 23 all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da Eugeny Bushkov eseguirà il Capriccio Italiano e due Suite dallo Schiaccianoci di Čajkovskij che incastoneranno il magnifico Concerto per pianoforte, tromba e archi n. 1 opera 35 di Šostakovič eseguito con Boris Petrushansky al pianoforte e Alessandro Caruana alla tromba.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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