4 ottobre 2011

MILANO COME “IL GIORNO DELLA MARMOTTA”


Ci sono due film tipicamente americani che hanno in comune un aspetto della sceneggiatura: si ferma il tempo e lo si fa scorrere di nuovo ma secondo destini diversi e con finali diversi. Sono “Il giorno della marmotta”, che ha per sottotitolo “Ricomincio da capo”, e “Sliding doors”.

Pensiamoli sul set milanese di qualche mese fa. Siamo allo spoglio delle schede del ballottaggio tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia: nella sede dei due comitati elettorali la tensione è al massimo, i giornalisti scrutano i volti dei presenti per capire gli umori e le speranze dei candidati. Ecco che il tempo si ferma e i destini si dividono. Primo finale: c’è Pisapia che vince. Come prosegua questo finale con Pisapia vincitore non ha bisogno della nostra fantasia, lo abbiamo visto e lo vediamo tutti i giorni: il film va avanti e ai milanesi sembra piacere.

Secondo finale: vince la Moratti. E qui ci dobbiamo immaginare tutto. Festa in casa Pdl, conferenze stampa con tono trionfante, intervento in diretta di Berlusconi, i perplessi dell’ultima ora corrono sul carro del vincitore, Formigoni con camiciola a fiori abbraccia il “sindaco” Moratti, La Russa col pizzo fremente ricorda a tutti il suo contributo con le truppe schierate sul “fronte” Milano.

Dieci giorni dopo. Il sindaco Moratti convoca la nuova Giunta e sciorina i problemi sul tavolo: “I buchi di bilancio non si possono più nascondere, mancano all’appello 300 milioni; il biglietto dei trasporti pubblici va aumentato di corsa per evitare sanzioni dal Governo ma se lo facciamo la prima cosa che dirà l’opposizione, è che dobbiamo ridurre i compensi all’amico Catania e che stiamo mettendo proprio noi le mani nelle tasche della gente; per non fare figuracce dobbiamo comprare i terreni per l’Expo: ma con che soldi? Dobbiamo pensare a pagare gli stipendi e i compensi ai consulenti; dobbiamo dire dove taglieremo per fronteggiare i tagli che il Governo amico ci sta imponendo; sull’ecopass non so più cosa pensare ma non voglio schiacciarmi sui referendum e irritare i commercianti; non fatemi pensare ai derivati e a quanto ci costeranno; ci siamo già venduti tutto e quel che rimane, case e Serravalle, non si riesce a venderle; se non ce la facciamo arriva il commissario e ci manda a casa tutti; qualcuno ha un’idea?”.

Alza la mano l’assessore Masseroli. “Io ho un’idea, pubblichiamo di corsa il PGT così ci arrivano tutti i soldi degli oneri di concessione e di urbanizzazione e sistemiamo i conti”, dice. Cala il silenzio. L’assessore più anziano rompe il ghiaccio: “L’unica idea è quella di Masseroli che però ha un difetto. Noi pubblichiamo il PGT e, anche ammesso che diventi efficace domattina, prima che gli immobiliaristi presentino i progetti, prima che siano approvati, rilasciate le concessioni – non siamo rapidissimi in questo – prima che i soldi arrivino in cassa passano almeno un paio d’anni. E nel frattempo?”.

Dissolvenza. Camera da letto di Letizia Moratti che si sveglia madida di sudore: era un incubo. Nella camera il televisore acceso che l’ha svegliata manda in onda l’edizione della notte del TG3: si vede Pisapia in conferenza stampa del dopo Giunta che annuncia i tagli. Lo guarda e dice: “Poveraccio”. Si riaddormenta. Titoli di coda.

Tutta fantasia? Forse no, come certamente non è fantasia che chi ha combinato il disastro, chi ha spremuto le casse del Comune, chi ha venduto i gioielli di famiglia, chi ha fatto i buchi osi aprire il becco. Dimenticavo: tutto è possibile quando i banchi dell’opposizione diventano sepolcri imbiancati.

 

Luca Beltrami Gadola



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