4 ottobre 2011

SEA, BORSA E MALPENSA, UNA PATATA BOLLENTE


La vigilia della quotazione in borsa di SEA, Società di gestione degli aeroporti milanesi, appare carica di infausti presagi, in particolare a causa di Malpensa. Il mai decollato aeroporto della brughiera, che aveva tentato di farsi hub e aeroporto business e ora sopravvive grazie al low cost, subisce altri abbandoni dopo il dehubbing di Alitalia. Con il prossimo orario invernale Air France e Lufthansa spostano i propri voli a Linate, mentre Air Dolomiti, consociata del vettore tedesco, da Malpensa si trasferisce a Bergamo. Uno schiaffo ai sogni di grandeur dell’aeroporto della brughiera? Forse peggio.

Malpensa vive la paradossale situazione di avere un eccesso di infrastrutture in grado di gestire un traffico molto superiore a quello reale. Strutture in eccesso perchè realizzate su studi e previsioni di crescita del traffico aereo rivelatesi sbagliate. Ma non basta. Ancora oggi, su analoghi studi e previsioni di crescita, la Società di gestione ha elaborato un ulteriore Piano di Sviluppo che, visti i precedenti, e vista la propensione delle Compagnie a trasferire voli a Linate, appare molto propagandistico, fuori luogo. Ma su questo piano di sviluppo, basato su previsioni di crescita dagli attuali 18 milioni a 40-50 milioni di passeggeri all’anno, pende anche la spada di Damocle dell’iter di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.).

Tutto il territorio intorno a Malpensa si è mobilitato contro il piano, sostenendo che produrrebbe impatti devastanti per consumo irreversibile di aree naturali di pregio nel Parco del Ticino e anche inquinamenti atmosferici e acustici molto superiori a quelli attuali, già pesanti. Sindaci, migliaia di cittadini e una affollata galassia di Associazioni e Comitati ambientalisti, nazionali e locali, hanno presentato al Ministero dell’Ambiente osservazioni negative sul piano di sviluppo dell’aeroporto.

Per capirne il contesto territoriale serve verificare che, entro 15 km di distanza dalle piste di Malpensa, troviamo 88 Comuni delle province di Varese, Novara e Milano con 625.000 abitanti. 38 di questi Comuni stanno entro 10 km di distanza dalle piste e 14 Comuni stanno entro 5 km con 97.000 abitanti. Si poteva forse credere che l’aeroporto della brughiera fosse in mezzo a lande disabitate, ma non è così. Quindi questa è l’area che ha dissotterrato l’ascia di guerra. Gli investitori o risparmiatori a cui verranno offerte le azioni di SEA devono anche sapere che già una sentenza di primo grado ha condannato la SEA, congiuntamente al Ministero dei Trasporti, a risarcire con € 5.000.000 una tenuta agricola che si trova sotto le rotte di decollo.

Pendono poi studi e monitoraggi ambientali che definiscono il disastro ecologico in atto e, ciliegina sulla torta, una procedura dell’U.E. foriera di conseguenze non prevedibili. Altro punto controverso consiste nel fatto che Malpensa, dal suo ampliamento datato 1998, è protetto con misure particolari per non essere “cannibalizzato” da Linate. Infatti, a colpi di decreti dei vari Ministri dei Trasporti, la capacità operativa oraria di Linate (32 slot, cioè movimenti per ora), è ora limitata a 18 slot. Da fonti di Assoclearance, l’Ente che assegna gli slot, si sa che la richiesta di slot su Linate è pressante e, se si potranno avere più slot, tutte le Compagnie che sono a Malpensa chiederanno di spostarsi a Linate. E’ la dichiarazione ufficiale della bocciatura del mercato su Malpensa.

Potrà sembrare paradossale ma è l’evidenza della disparità di gradimento dell’utenza verso i due scali. Si deve inoltre notare che, se il traffico passeggeri dopo il de-hubbing di Alitalia non è crollato a livelli fallimentari, lo si deve al vettore low cost Easy Jet che è attualmente il primo vettore con circa 100 – 120 voli quotidiani. Tragico risveglio dal sogno del grande hub del business. Ora sarà più difficile per il Comune di Milano trovare gli investitori e i risparmiatori disposti ad acquistare azioni il cui valore futuro sarà condizionato dal futuro già incerto di Malpensa. Forse, in ultima analisi, la Giunta milanese, che dovrebbe fare cassa con questa operazione finanziaria, invece di procedere a testa bassa verso un probabile fallimento, capiti e valutati i rischi, dovrebbe piuttosto elaborare un “piano B” dimensionato sui problemi reali.

 

Beppe Balzarini*

 

*Uni.Co.Mal – Lombardia

 



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