4 ottobre 2011

SANITÀ MILANESE: CURATI A CASA?


L’offerta di servizi sanitari sta rapidamente cambiando con uno spostamento di risorse dai servizi di ricovero ospedaliero ai servizi territoriali e un processo di riorganizzazione per intensità di cura e assistenza, in cui l’ospedale si caratterizza sempre di più come luogo di cura delle acuzie. Il Patto per la Salute per il triennio 2010-2012 impegna le Regioni ad adottare provvedimenti di riduzione dello standard dei posti letto ospedalieri, non superiore a 4 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, al fine di promuovere il passaggio dal ricovero ordinario al ricovero diurno e dal ricovero diurno all’assistenza in regime ambulatoriale e a favorire l’assistenza residenziale e domiciliare.

La ristrutturazione dell’offerta è la logica conseguenza del grande cambiamento demografico epidemiologico avvenuto negli ultimi decenni, caratterizzato da un costante invecchiamento della popolazione accompagnato da un aumento della prevalenza delle patologie croniche che richiedono percorsi di assistenza complessi e continuativi, in cui si intrecciano spesso prestazioni sanitarie, socio sanitarie e assistenziali. L’altro elemento che permette un cambiamento di paradigma nell’assistenza, è lo sviluppo delle tecnologie sanitarie che riducono la necessità e i tempi di ricovero e permettono di spostare sul territorio l’assistenza di casi impegnativi e complessi.

Lo spostamento di risorse dovrebbe portare a una qualificazione dell’offerta di servizi sanitari e socio sanitari territoriali, attraverso il potenziamento delle cure primarie, assicurate dalla medicina generale, lo sviluppo di strutture intermedie e di processi di integrazione tra i diversi nodi della rete di offerta, in una logica di sviluppo di reti di patologia e di continuità e semplificazione dei percorsi di diagnosi cura e assistenza dei cittadini, con un collegamento tra sistema sanitario, socio sanitario e sociale.

In questo contesto Milano presenta le specificità di una grande città metropolitana, dove il 24% della popolazione ha un’età superiore a 65 anni e nei prossimi anni tenderà ad aumentare notevolmente la coorte dei grandi anziani, con un conseguente aumento del carico assistenziale. Il 25% della popolazione è portatrice di una o più patologie croniche (Diabete, Ipertensione, Broncopneumopatie croniche, Scompenso cardiaco, Patologie psichiatriche per citare quelle a maggiore prevalenza) che richiedono una presa in carico continuativa da parte del sistema di offerta sanitario e socio sanitario.

Il sistema di offerta ospedaliero è ricco e articolato e costituisce un punto di riferimento a livello nazionale per la qualità e la presenza di centri di eccellenza. Trentasei strutture di ricovero con 11.765 posti letto contrattualizzati tra quelli per acuti in regime ordinario, in day hospital e per la riabilitazione, che accolgono, accanto ai cittadini milanesi, cittadini provenienti da altri comuni lombardi e, per il 14% del totale dei ricoveri, cittadini che provengono da altre regioni. Riassetti organizzativi sono in atto o previsti in alcuni dei grandi Ospedali: Fondazione Policlinico / Mangiagalli / Regina Elena, Niguarda, progetto “Città della salute e della ricerca” che coinvolge l’Ospedale Sacco, l’Istituto dei Tumori, e l’Istituto Besta.

Il sistema di offerta sanitario e socio sanitario territoriale è altrettanto ricco di presidi e servizi che presentano un trend di offerta, di assistiti e di prestazioni in aumento: 83 strutture che erogano prestazioni di specialistica ambulatoriale, 66 RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) per un totale di 8.918 posti letto accreditati e a contratto, 24 persone addette alle cure domiciliari, una rete di 1.121 medici di medicina generale, ciascuno dei quali assiste in media circa 1.300 cittadini.

Attualmente più della metà dei consumi sanitari avviene nei servizi territoriali, ma questo dato non garantisce di per sé la capacità della rete di offerta di farsi carico dei percorsi di diagnosi cura e assistenza dei cittadini, con particolare riferimento ai portatori di patologie croniche, ai non autosufficienti e ai cluster sociali maggiormente svantaggiati. I dati riportati nei documenti di programmazione dell’ASL, orientati più alle prestazioni e alla loro valorizzazione che alle persone, non dicono se e quanto il bisogno è soddisfatto.

L’impressione è che manchi una visione e un disegno unitario dei servizi nel territorio della città di Milano, in cui il fare sistema non sia solo uno slogan ma sia il frutto di un’analisi attenta dei differenti bisogni, del coinvolgimento attivo dei professionisti coinvolti, a cominciare dai medici di medicina generale per il loro rapporto di vicinanza e fiducia con l’assistito, dell’individuazione e attivazione di processi di integrazione tra aspetti sanitari, socio sanitari e assistenziali che richiedono una forte sinergia tra il ruolo dell’ASL e quello del Comune.

Il Comune, quale effettivo committente della rete dei servizi, può e deve svolgere un ruolo di stimolo e regia nel verificare l’adeguatezza dell’offerta in rapporto ai bisogni dei diversi percorsi di diagnosi, cura e assistenza dei cittadini e nel promuovere i processi di integrazione tra servizi sanitari, socio sanitari e assistenziali, necessari per assicurare una risposta certa ed efficace ai problemi di salute dei cittadini.

Paolo Peduzzi



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