4 ottobre 2011

MUSEI MILANESI: RIFACCIAMOCI UN FUTURO


E dunque, citando Paolo Biscottini, chi pagherà il conto? Dal mio modesto punto di osservazione accademico e per la frequentazione che ho dei musei milanesi, mi spingo a fare qualche riflessione e a lanciare una sorta di proposta, a valle dell’accorato e bellissimo intervento del Direttore del Museo Diocesano. Il conto lo sta pagando, nel corso di quest’ultimo decennio, periodo di declino nelle attività di tutela e conservazione, il nostro patrimonio culturale; e quindi, in ultima analisi, noi cittadini, materialmente e culturalmente, con un tangibile impoverimento della nostra società. L’analisi di Biscottini è completa e c’è poco da aggiungere; tutti gli stimoli e le azioni anche governative, sembrano andare in altre direzioni.

Noi tutti che viviamo quotidianamente accanto alle opere e agli edifici monumentali, potremmo raccontare episodi angosciosi e inquietanti, senza andare a scomodare i crolli di Pompei, che hanno fatto tanto rumore. Conosciamo, cioè, molto bene la malattia, abbiamo seguito il suo evolversi, il suo cronicizzarsi. Chiedendo interventi specifici e non più procrastinabili, Biscottini indica la possibilità concreta di ricorrere a risorse private in modo più diffuso, con vantaggi (ancora tutti da “inventare” in questo frangente di crisi economico-finanziaria del paese) per i cittadini e le imprese che vogliano contribuire alla gestione, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Non limitandosi agli interventi delle Fondazioni bancarie, che oggi sono tra i pochissimi soggetti capaci di intervenire in qualche misura sul tema.

Nella nostra situazione milanese, che tante volte paradossalmente è assai più difficile di quella di piccole province italiane, bisognerebbe forse creare un tavolo di lavoro su questo grande problema, un tavolo di lavoro che chiami la società civile a responsabilità; un tavolo animato da operatori di qualifiche e competenze diverse, con gli enti pubblici e privati preposti alla gestione e alla tutela, che possa indicare qualche obiettivo strategico primario per lo sviluppo del sistema museale e del patrimonio cittadino e collegialmente suggerire qualche misura e iniziativa. C’è già questo tavolo? Forse in vista dell’Expo 2015?

Se c’è già, e non ne sono a conoscenza, meglio così; sono convinta che sia venuto il momento di provare ad affrontare la situazione con modalità più condivise, e con maggiore spirito di servizio; ben consci della criticità generale della situazione. Talvolta il soffocante senso di impotenza da cui siamo schiacciati in molti ambiti della vita pubblica, può trovare soluzioni inattese che nascono dalla creatività collettiva.

Mi permetto allora un paio di suggerimenti: è necessario individuare obiettivi chiari, raggiungibili e che consentano di dare visibilità al problema. Potrebbe essere utile puntare a interventi per stimolare la fruizione giovanile e l’educazione; bisogna pensare a progetti/evento semplici che uniscano, per esempio, arte e scienza, o territorio e materiali, spettacolo e opere, tv digitale. A Milano servirebbe una sorta di “MITO” dell’arte, l’architettura, il design. Puntare sulla formazione dei giovani significa pensare al futuro; ed io la ritengo una discontinuità importante. Dobbiamo pensare a realizzare sinergie di competenze diverse, che vadano nella direzione di una maggiore sostenibilità dei singoli progetti.

Biscottini parlava di una “indignazione” che non si fa sentire: ha ragione, dobbiamo esprimere insieme, pubblicamente, la nostra indignazione. Temo che le tre cose, che egli indicava come più che indispensabili, tarderanno a venire. Ma forse è il caso di muoversi ugualmente e al più presto.

 

Lucia Toniolo *

 

 

* Docente di Restauro e Materiali dell’Architettura del Politecnico di Milano.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti