4 ottobre 2011

MUSEI MILANESI: VERI BENI PERMANENTI


Ha fatto bene ArcipelagoMilano a ospitare un intervento del direttore del Museo Diocesano, per una volta rompendo l’isolamento dei musei nel contesto dei temi milanesi. E infatti: ben pochi si sono accorti che un importante museo ampliato, e per molti aspetti nuovo, è stato da poco aperto a San Maurizio. Silenzio totale. Un altro se ne aprirà, dedicato alle civiltà extraeuropee, dove era l’Ansaldo. Avrà fortuna?

Da qualche anno il Ministero per i Beni Culturali si è dotato di una direzione generale per la “valorizzazione”, cui è stato preposto un esperto di marketing proveniente da Mac Donald’s. Separare la comunicazione dai propri contenuti, è stato un esperimento ardito. Al punto che la soppressione di questa direzione generale sarebbe un taglio giustificato. Però le ricette proposte dalla direzione ministeriale sono state accolte e seguite un po’ dovunque.

Sono consistite, per esempio, nel mandare un nucleo di opere di Palazzo Barberini a Cuba, nell’inviare una mostra del Seicento lombardo da Brera allo sconosciuto museo di Tallahassee, in Florida, nell’inseguire il pezzo raro (che sia Leonardo, Caravaggio, Tiziano non importa) per esporlo nel museo o, addirittura, come è avvenuto nell’era Moratti, a palazzo Marino, puntando sempre sul capolavoro da offrire alla degustazione di massa. In conseguenza di queste iniziative tra loro slegate non si sono visti giapponesi in più a Firenze, nonostante l’Annunciazione di Leonardo fosse stata inviata Tokio, né si è vista la folla fare la spola tra palazzo Marino e il Castello, dopo le esposizioni di un quadro di Leonardo o di uno di Tiziano. L’evento si esaurisce presto e non crea quell’affezione su cui si basa la continuità del museo.

Inoltre una pubblicità del tutto sbagliata ha accompagnato il programma di “valorizzazione”. Rammento la presentazione dell’immagine dell’Ultima Cena di Leonardo con l’avvertimento: “se non venite a vederlo, lo portiamo via”, quando: 1. Vi è un numero chiuso di visitatori al Cenacolo, 2. Il patrimonio culturale non è un bene d’uso. E’ un bene permanente. Sarebbe come valutare una grande biblioteca sulla base della quantità di volumi chiesti in prestito giornalmente.

Siamo dentro una crisi durissima. Per una famiglia di quattro persone, un viaggio culturale è una grossa spesa. Se siamo convinti che la visita ai musei è necessaria alla cultura di ognuno, allora occorrerà studiare programmi tariffari, abbonamenti, orari e coordinamenti di iniziative fra tutti i musei cittadini. Dopo gli anni beati della gita scolastica, i giovani non sono affatto incoraggiati ad andare al museo, mentre è soprattutto con loro che il museo gioca il proprio futuro.

Nell’emergenza – e oggi siamo nell’emergenza – i musei milanesi si coalizzarono. Sorse l’Ente Manifestazioni Milanesi che allestì la sua prima grande mostra nel 1954, dedicata alla pittura olandese del ‘600. Risorse allora l’Associazione degli Amici di Brera e dei Musei Milanesi, che effettivamente incoraggiò la ripresa di tutti i musei della città. Non vedo invece in giro molta fiducia nelle cordate, specialmente se dirette dalla Signora Moratti, che ha lasciato irrisolti i problemi dei musei del comune. Se si vuole che l’intervento degli invocati sponsors non sia casuale e arbitrario, si dovrà pensare, credo, a una forma organizzata dotata di consiglio di amministrazione e controllo della Corte dei Conti. Allora anche la crisi sarà servita di lezione. In molti ci dicono che occorre vedere l’uscita dalla crisi puntando sulla cultura. I musei sono appunto strumenti importanti di cultura. Costosi, certo, ma nei tempi lunghi remunerativi.

 

Carlo Bertelli

 

*già Soprintendente per i Beni Artistici e Storici per la Lombardia e Soprintendente della Pinacoteca di Brera



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti