4 ottobre 2011

Scrivono vari 05.10.2011


Scrive Piero Baracchi a Emilio Vimercati – L’articolo in oggetto è, a mio parere di estrema rilevanza. Il consumo di suolo libero, a Milano e in tutta Italia, porta alla antropizzazione totale con danni incommensurabili. Non solo i nostri figli dovranno subire un clima insopportabile e problemi di gestione del territorio irrisolvibili, ma il nostro Paese si sta mangiando la sua maggiore risorsa naturale, la bellezza dell’ambiente (e visto l’andamento dell’economia mondiale vuol dire votarsi al suicidio). A mio parere non vi è che un modo per limitare i danni già apportati: consentire solo il risanamento/ricostruzione di edifici esistenti e l’occupazione di suolo vergine per nuove costruzioni solo in cambio della restituzione al naturale di area di pari superficie. E’ evidente la difficoltà giuridica di un simile indirizzo. Ma il Comune di Milano, se la nuova Amministrazione comprendesse che si tratta di una ultima chance, ha l’opportunità di avviare una nuova era nella gestione del territorio.

 

Scrive Sergio Murelli
a proposito di Scola -Speriamo che il nuovo Cardinale sia benevolo verso una Milano discola, sprovincializzata e laicamente onesta.

 

Scrive Serena Omodeo a Luca Beltrami Gadola – Apprezzo molto il vostro sito. Molto meno vedere ancora in pole position il faccione di Gregotti, un architetto di grande cultura teorica e che (anche) a Milano è sempre stato potente, ma sul piano dei progetti giustamente non è apprezzato, benché non si abbia il coraggio di dirlo… Grazie al cielo io non sono mai dipesa dal pubblico né dagli interessi piccoli e grandi che legano certe relazioni, per cui posso dire quello che voglio.

E, dopo avere sostenuto dal primo giorno Giuliano dal basso, e ora che continuo a farlo con “Donne per Milano”, vorrei dirvi: basta con questa gente che ha sempre fatto la professione con le stesse logiche che da sempre regolano la politica del pelo sullo stomaco. I suoi progetti a Milano sono occasioni sprecate, pieni di banalità, incompetenti e anacronistici sul piano ambientale, non confortevoli e spreconi sul piano della bioclimatica. Sarà ricordato per l’ignominia dello Zen (quartiere che anche per le sue “qualità” intrinseche è divenuto quasi metafora assoluta del disprezzo dei cittadini) e per lo squallore della Bicocca, cose che nelle città non aiutano a ridurre il degrado; e noi abbiamo bisogno di altro. Inoltre dopo che per decenni ha accaparrato tantissimo lavoro non ha certo bisogno di lavorare, mentre i giovani sbattono la testa contro i muri: si faccia posto a loro a chi sa far loro posto.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti