27 settembre 2011

MILANO. L’OPPOSIZIONE, UN VUOTO A PERDERE


Nello scorso editoriale ho criticato gli “stupiti del centesimo giorno”, quelli che guardando alla Giunta e al sindaco vi trovano lentezze, incertezze e scarsa tempestività nel dar corso a quanto indicato col programma elettorale. Quel che ne penso l’ho già detto. Ora vorrei raccomandare agli attenti osservatori dei lavori del Consiglio comunale, ovunque voi siate, di spostare lo sguardo dalla maggioranza all’opposizione.

Che cosa ha fatto sino ad ora? L’inizio è stato scoppiettante e non dimentichiamo le roventi parole del capogruppo Pdl, Carlo Masseroli, che sulla vicenda Expo ha ricordato alla maggioranza di non aveva fatto altro che proseguire sul cammino tracciato da chi l’aveva preceduta. Non gli è nemmeno venuto in mente che sarebbe stato impossibile fare altro, perché una volta che le uova sono rotte e in padella, quel che si può solo fare è cucinare al meglio la frittata. In una momento in cui tutto il Paese vive angosciosamente il discredito internazionale, la rinuncia all’Expo, anche se saggia e comprensibile, avrebbe aggravato la situazione soprattutto perché, vista da fuori e da lontano da parte di chi non conosce il torbido della vicenda, sarebbe risultata una decisione incomprensibile.

La stessa irruenza l’abbiamo vista a proposito del PGT, l’inno alla libertà secondo Masseroli: parole, parole, parole. Il buon senso degli operatori emerso in questi giorni fa giustizia di quella dissennatezza e della pervicace volontà di non ascoltare la città, quella vera non un fantasma di comodo. A mano a mano che le settimane passano gli argomenti dell’opposizione s’immiseriscono fino ad arrivare all’ultima polemica sulle auto di servizio ed essere platealmente smentiti dai fatti. Per il futuro non c’è molto da sperare.

A questo punto il problema non è più dell’opposizione ma della maggioranza: si può governare con una simile opposizione? Intendo dire: se manca un contradditorio vero, sui problemi veri, un contradditorio che impedisca i possibili sbandamenti, un contradditorio che veda in campo l’intelligenza e il sapere, è possibile governare? Non lo so ma, affezionato come sono ai ruoli istituzionali e al loro vigore, ho paura di no. O meglio richiede una sorta di autocontrollo che non sarebbe consueto nella politica italiana e milanese ma che forse non è estraneo a una Giunta e a un Consiglio che vede molti neofiti della politica probabilmente indenni da vecchi vizi.

Viene spontanea a questo punto un’altra considerazione. Normalmente nell’alternanza di governo, chi passa all’opposizione, meglio la fa se ha alle spalle un suo modo di governare sorretto da una visione completa e organica e un progetto da realizzare e che stava realizzando. Questo non è un patrimonio che la passata maggioranza ha mai avuto perché il suo collante era, come per il governo Berlusconi, occupare il potere, fare affari e godere di tutti i privilegi al potere legati e, soprattutto per il passato sindaco, soddisfare la propria sconfinata ambizione. Beati dunque quelli che hanno un’opposizione vera. Milano non lo può dire. Ecco un altro lascito velenoso dell’era Moratti.

 

Luca Beltrami Gadola


 



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