27 settembre 2011

CITTADINI ATTIVI E NUOVO COMUNE: PARCO SUD A KM ZERO


Dopo i primi 100 giorni del nuovo Comune di Milano appare necessario affrontare un nodo che sembra essere discriminante per la coerenza, efficacia e capacità di comunicazio-ne “di senso” dell’amministrazione della città: il rapporto con la cittadinanza attiva, cioè le relazioni tra “politiche di governo e politica di polis”. Si deve sottolineare innanzitutto da dove viene il nuovo governo del Comune. È stato espresso da una riemergente volontà di democrazia e partecipazione che (e questo è fondamentale ma non sempre riconosciuto) non è stata solo una “onda” di rivolta ma anche e soprattutto un ritorno in campo (nell’espressione elettorale) degli attori della cittadinanza attiva che hanno seminato in questi anni buone pratiche diffuse e progetti di valore strategico per la città: processi e progetti viventi ma osteggiati dalla sordità e dal degrado delle passate politiche istituzionali.

Questa presenza attiva ha costruito il programma del sindaco (in particolare attraverso l’esperienza di “Officina” per Pisapia) e ha segnato il DNA del “nuovo” Comune, assegnandogli un ruolo di liberazione di questa progettualità sociale e di “empowerment” attraverso politiche pubbliche non più ostili ma cooperanti. Questo “ruolo” non prevede una delega all’operare degli eletti (è piuttosto una “investitura” dei rappresentanti) e comporta ora processi partecipativi / interattivi tra attori sociali e amministratori nella costruzione delle politiche di governo come avvenne nella formazione del programma. Un DNA della Giunta ineludibile, da cui dipendono la vitalità del governo della città e la sua referenza sociale; che ha determinato anche alcuni caratteri della stessa composizione della giunta (non solo la parità di genere ma anche la netta minoranza tra gli assessori dl “politici professionali”) e che segna già la differenza di condivisione sociale tra provvedimenti amministrativi decisi solo “nel palazzo” (bilancio, i primi provvedimenti “d’urgenza” su Expo, politiche delle tariffe) e atti che liquidano centri di potere “coperti” o strumenti perversi e riaprono il discorso ‘coram populo’ (stop e riapertura del PGT, le nuove amministrazioni degli enti municipali per bandi pubblici ecc.).

Ma la prova in campo si pone d’ora in avanti sulla costruzione delle politiche strategiche e sull’interazione con gli attori sociali attorno a tali politiche. Per questo appare rilevante tra gli altri un percorso interattivo in corso con il governo della città proposto da un “Tavolo di attori su Sovranità alimentare, Parco sud e Rapporto città territorio” (GAS, mercati contadini, distretti agricoli di economie solidali, associazione degli agricoltori, AIAB, cascine di Milano e dei produttori nel parco, ricercatori universitari, ecc) sulla base del documento “Milano aperta al territorio e nutrita dal suo Parco agricolo: un altro progetto in corso per la città e il suo contesto…“. Un percorso rilevante in sé ma anche come indirizzo e sperimentazione di un percorso generale oltre il caso, che propone due tematiche fondamentali in relazione reciproca; una di metodo e processo e l’altra di merito:

– la statuizione dell’interazione con gli attori sociali in forme strutturate e permanenti /ricorrenti

– il senso generale, i punti principali e le proposte di azione di un progetto di ampia portata riguardante la sovranità alimentare e gli altri temi presentati da quel tavolo in quel documento e derivati dalla competenza di progetti viventi in corso.

Sulla prima di queste due tematiche connesse la proposta emersa è essenzialmente quella di riprendere i fili virtuosi dell’esperienza di ‘Officina’ e di riproporli in una sorta di “Nuova Officina” per l’attuazione e lo sviluppo del programma, tradotto in politiche pubbliche; un nuovo “istituto” della partecipazione che superi i limiti della prima esperienza e affronti nuovi problemi del governare per strategie e dell’esprimere il senso delle politiche interagendo con le azioni sociali anche diffuse e locali (nelle e tra le municipalità), creando un’interfaccia con la gestione strategica.

Ma sulla tematica di merito questo primo laboratorio sperimentale dell’interazione acquista ancora più significato perché sulla questione della sovranità alimentare e dei rapporti città/territorio esprime un quadro tematico “multi potente” di cui qui si possono citare solo alcuni elementi esemplari:

– la formazione di un nuovo valore territoriale e quindi di un’alternativa alla gestione immobiliare della sua trasformazione e del suo consumo

– elementi di una neoeconomia primaria che mette in discussione la natura della domanda, della produzione di beni essenziali e delle modalità del loro scambio, in un’alleanza tra gli attori del territorio bene comune; un’avanguardia per altre economie ecologiche che esprime la razionalità dei mondi di vita e del governo dei cicli ambientali come formazione di altra ricchezza

– un mutamento radicale in corso di stili di vita e culture urbane e delle relazioni con il proprio contesto;

– scenari e progetti concreti sull’apertura della città al suo territorio e sull’uso dei suoi terminali urbani e dello spazio pubblico interno non solo commerciale … .

Per tutti questi e altri elementi si rimanda al documento citato. In attesa di rendere conto degli sviluppi di questo processo anche oltre i suoi caratteri specifici, che però indicano in generale come l’interazione sociale possa produrre e necessitare scenari di un’altra Milano. Che implicano più competenze dei gestori dell’amministrazione, ma che non possono disgiungersi da un trattamento coeso: non perdendo quindi il senso della direzione di marcia, influenzando e rideterminando grandi questioni trasversali come la gestione urbanistica, il progetto Expo (che può ridefinirsi sui temi e progetti qui proposti del “cambiare il nutrire Milano per cambiare il nutrire il mondo”), la ristorazione scolastica e l’educazione al cibo.

Eppure questa potenzialità della cittadinanza attiva nasce dalla concretezza del fare progetto sociale ed è in grado di tradursi in proposte e pratiche essenziali, com’è richiesto, ma dense di significato condiviso.

 

Giorgio Ferraresi


 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti