27 settembre 2011

musica


DOMENICA ALLE COLONNE DI SAN LORENZO

Domenica scorsa, a Milano, è accaduto un fatto straordinario, forse unico nella storia moderna della musica classica. E’ stato chiamato “primo flashmob orchestrale in Italia” e le cose sono andate così. Da qualche giorno girava sul web un annuncio targato “Orchestra Carisch Milano” (ricordate quella orchestra amatoriale che ha debuttato nel giardino della Villa Reale di via Palestro, poco più di un anno fa, e di cui abbiamo riparlato in queste note solo poche settimane fa?) che recitava “scaricati la parte, studia e presentati al primo raduno libero orchestrale della storia: contribuisci anche tu al risveglio della vita musicale della nostra città!“. Poi continuava “non c’è nessuna limitazione di organico o di bravura e non vogliamo preiscrizioni: chi ha voglia di suonare si presenti in piazza portandosi lo strumento e il leggìo, alle sedie pensiamo noi (e se non bastassero avranno diritto di prelazione i violoncelli mentre i ritardatari suoneranno in piedi)“.

Non potevamo non andare a vedere. In programma c’era il primo tempo della Prima Sinfonia di Beethoven e il tutto si sarebbe svolto – altro motivo di curiosità – con la partecipazione di Rocco Tanica, l’estroso e bravissimo tastierista di “Elio e le Storie Tese”. L’inizio era previsto alle 19, ma già verso le 17.30 un piccolo camioncino scaricava una sessantina di sedie, rigorosamente impilate e timidamente appoggiate contro il muro della Basilica di San Lorenzo, mentre un paio di organizzatori con maglietta rossa targata Carisch e alcuni spaesati musicisti – riconoscibili per gli strumenti che portavano a tracolla o sulle spalle – si aggiravano per la piazza con l’aria inquieta di chi non sa bene cosa accadrà. La gente stava alla larga, incuriosita, ma poco a poco si vedevano i gradini che arredano il sagrato riempirsi di persone in palese attesa di un qualche misterioso evento (non un manifesto, né un megafono, tantomeno volantini o altro).

Dopo un’ora la piazza contenuta fra le Colonne e la Basilica si era riempita di gente, le preziosissime sedie (sembravano tante, erano molto meno di quante ne sarebbero servite) erano disposte ordinatamente in cerchio senza che vi fosse una regia a governare spazi e movimenti, gli strumenti di una intera orchestra sinfonica (un po’ sbilanciata ma non troppo: 22 violini, 9 violoncelli, 2 contrabbassi, ben 18 flauti, 6 oboi, 11 clarinetti, 1 solo fagotto ma 3 corni, 4 trombe e 1 trombone, persino un simulacro di timpano! mancavano solo le viole …) erano usciti dalle loro custodie e già cominciava il rito della loro intonazione.

Intanto il pubblico aumentava, assiepato e addossato ai musicisti, quasi mescolato ai flauti e alle trombe delle ultime file rimasti in gran parte in piedi, mentre il direttore Nicola Kitharatzis – che non lo fa di mestiere ma essendo l’inventore della serata non poteva tirarsi indietro –incoraggiava i più timidi e i più perplessi.

Lo spettacolo è stato straordinario, sembrava di rivedere quel meraviglioso film del 2009, “Il Concerto” di Radu Mihaileanu, con quella improbabile orchestra raccogliticcia di ex musicisti del Bolshoi in trasferta a Parigi che – al di là di ogni immaginazione ma grazie all’orgoglio, alla ritrovata professionalità, e al fascino della bella solista – riescono nel miracolo di realizzare una superba interpretazione ed esecuzione del concerto per violino e orchestra di Čajkowskij.

L’orchestra era dunque composta per la massima parte da gente che non si era mai incontrata prima di allora (in realtà meno di un quarto, fra loro, aveva già partecipato ai pochi concerti dell’orchestra amatoriale), con una età compresa fra i venti e gli ottant’anni (ma c’erano anche due meravigliose violiniste-bambine: Mara di dieci e Sofia di dodici anni, una più brava e più seria dell’altra), dai mestieri più disparati (assistenti sociali, un architetto e un ingegnere, commercianti, insegnanti, un commercialista, una barista, studenti, impiegati), con gli abbigliamenti più casuali, ma tutti concentratissimi e con l’aria impegnata di chi sa che sta facendo una cosa importante e che deve dare il meglio di sé.

So che è difficile crederlo, ma posso giurare che solo orecchie molto allenate di attenti musicisti avrebbero potuto registrare qualche sbavatura, qualche nota scappata o un attacco appena anticipato; cose peraltro che accadono nelle migliori orchestre quando non tutto fila liscio. Il ritmo serrato, la brillantezza del suono, la morbidezza del fraseggio, hanno restituito un bellissimo Beethoven, tanto bello che è stato giocoforza ripeterlo in un bis trionfale. E alla fine una coda interminabile di presentazioni, abbracci, complimenti, lacrime di commozione e una generale sensazione di benessere, di città ritrovata, di civiltà e civismo riscoperti e attesi.

Moltissimi i giovani, sia fra i musicisti che nel pubblico, più di ottanta dilettanti bravi e generosi, cinque o seicento ascoltatori (forse di più) incantati ed estasiati, non un vigile, né poliziotti o carabinieri, nessun genere di tensione o segnali di nervosismo, ma una festa semplice, serena, gioiosa, accolta dal quartiere e dalla città con simpatia e gratitudine come a dire “ecco è questo che vogliamo, era questo che aspettavamo”.

 

 

Musica per una settimana

 

L’Orchestra Verdi, precedendo tutte le altre istituzioni musicali, ci offre il terzo concerto della sua stagione diretto come i precedenti da Zhang Xian – giovedì 29, venerdì 30 settembre e domenica 2 ottobre – con i Lieder dal “Corno magico del fanciullo” di Mahler e la terza Sinfonia di Čajkowskij, la ben nota “Polacca” in re maggiore opera 29.

Per gli amanti della musica contemporanea, domenica 2 ottobre alla Scala primo concerto del Festival di Milano Musica, con la Filarmonica diretta da Roberto Abbado che esegue Requies di Luciano Berio e Schreiben di Helmut Lachenmann per concludere con la quarta Sinfonia, opera 120 in re minore, di Robert Schumann.

Un favoloso concerto sarà quello che il Museo Diocesano
organizza per il decennale della sua fondazione, alla Basilica di Sant’Eustorgio giovedì 6 ottobre, con la Filarmonica della Scala diretta da George Prêtre che eseguirà la Pavane di Ravel, l’Exultate Jubilate di Mozart (con la soprano Jane Archibald) e la Sinfonia in re minore di César Franck.

Ma, per chi fosse attratto da questi curiosi eventi dell’orchestra amatoriale e del flashmob, annunciamo fin d’ora che il prossimo appuntamento della Carish è nella Chiesa di San Marco venerdì 7 ottobre alle 21 – ingresso libero – con Enrico Dindo direttore e solista nel Concerto in do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn e ancora con la Prima Sinfonia di Beethoven.

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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