20 settembre 2011

PARTECIPAZIONE: W LA TERZA ETÀ!


C’è una parola magica che sta entrando con sempre maggiore frequenza nei talk-show televisivi e comparendo sulle pagine dei giornali: partecipazione. L’ha citata anche il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, nella sua ultima apparizione a l’Infede-le. Partecipazione, dunque. Che significa impegno comune, assunzione di responsabilità, condivisione. Se ne parla come di un possibile strumento per contrastare la crisi economica e anche come idea di fondo di un nuovo modo di intendere e di fare la politica: la partecipazione come elemento di una rivoluzione  culturale che metta il cittadino al centro del sistema e non lo releghi solo nella riduttiva e umiliante condizione di elettore.

Di recente sull’edizione milanese di Repubblica è stato scritto che il nostro sindaco, Giuliano Pisapia, ha vinto di slancio perché i milanesi vedevano in lui un nuovo modo di concepire e fare la politica, l’hanno votato perché hanno votato una speranza prima ancora di un progetto. Nella sostanza, si sarebbe trattato di una vittoria dettata dai sentimenti. Di certo, a mio parere, nella vittoria di Giuliano hanno giocato sia l’antipatia (avversione) nei confronti della Moratti sia il suo modo (empatico) di rapportarsi con la gente e la sua idea di partecipazione.

Ora il sentimento di avversione (antipatia) non ha più motivo di essere, essendo la Moratti non più sindaco. Rimane quello di empatia verso un uomo, il sindaco, e verso un nuovo modo di fare la politica. Qui sta il punto. Sindaco e giunta in questi mesi si sono trovati di fronte a grossi e urgenti problemi da risolvere. Alcuni, ritengo, neppure immaginati. Il loro lavoro è stato duro e finalmente trasparente. E questa trasparenza è già “nuova politica”. Ma non basta, a mio parere, perchè sono convinto che la nuova politica significhi, innanzitutto, partecipazione. Lo cantava già a suo tempo Giorgio Gaber: “…libertà è partecipazione…”.

Ho letto di recente che il “24% dei Milanesi ha più di 65 anni. Molti di essi, quindi, con tempo a disposizione e disposti a utilizzarlo. Possiamo ritenere che la maggioranza di essi sia disponibile a un impegno civico, purché strutturato e organizzato. Ecco dunque una risorsa da utilizzare e coinvolgere. Come? Le possibilità sono molte e le occasioni altrettante. Ci vuole però un impegno, una organizzazione che identifichi le risorse disponibili e i progetti fattibili. Ci vuole, insomma, la volontà politica di coinvolgere le risorse civiche disponibili e la capacità di organizzarle e gestirle. E questo gestore non può che essere il Comune.

Mi risulta che alcune associazioni (come per esempio l’Aldai, che raggruppa i dirigenti delle aziende industriali lombarde) siano già pronte a collaborare per fornire nominativi di “disponibili a collaborare a iniziative civiche”. Volontari, chiamiamoli così, che possono essere pensionati ma anche giovani e adulti. Partecipazione, dunque. Come viene richiesto non solo a Milano ma in tutto il Paese, se vogliamo leggere anche in questa chiave i successi di, appunto, partecipazione che hanno avuto le manifestazioni all’insegna del “…se non ora, quando…” e il successo straordinario dell’ultimo referendum.

Certo, per poter partecipare occorre essere informati, tenuti al corrente. E per informare occorre la volontà politica di farlo nei dettagli, anche usando nuovi strumenti di comunicazione oltre a quelli classici. Mi riferisco, per esempio, al fatto che il portale del Comune ancora non informa come si dovrebbe e sul quale non transitano ancora le informazioni di base che molti milanesi si aspettano nell’ottica di un nuovo rapporto con i cittadini. E’ vero, non tutto si fa in un giorno. Però, è altrettanto vero che occorre fare il primo passo (i primi passi) nella consapevolezza che a regime si andrà nel tempo necessario. Per concludere: se non ora, quando?

Ezio Chiodini

 



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