20 settembre 2011

LE DOMENICHE DEI TARTASSATI


Si parla sui giornali di aumentare le domeniche a piedi. Ora, i promotori di questa brillante iniziativa a suo tempo hanno dovuto ammettere, di fronte a dati incontrovertibili, che non servono a nulla per l’ambiente, e in specie per i particolati (i vecchi veicoli diesel né solo la causa prima, per la parte generata dal traffico, e questi sono prevalentemente mezzi commerciali, che non circolano la domenica, il particolato si muove rapidamente e si forma in tempi non istantanei ecc. ecc.). Allora hanno difeso l’iniziativa “per motivi simbolici”.

Non sono motivi irrilevanti, si badi: è davvero piacevole passeggiare con bambini e cani in aree libere dalle automobili. Ma è del tutto insensato estendere il divieto a tutte le strade: basta e avanza delimitare strade e/o “isole” in cui sia vietato circolare, senza penalizzare assurdamente quei poveretti che vorrebbero andare a trovare la zia fuori Milano (irraggiungibile coi mezzi pubblici), o giocare a tennis in posti concepiti (ovviamente) per il solo accesso con mezzi privati, o fare una gita in campagna con la famiglia. Si rischia la “dittatura della maggioranza”, con buona pace di Toqueville (poi quanto la maggioranza sia davvero informata dell’inutilità del provvedimento è tutto da vedere…).

Ma è in vista anche una iniziativa configurabile come “dittatura della minoranza”. L’assessore regionale Cattaneo propone (minaccia?) di alzare le tasse sulla benzina per non dover sopprimere servizi di trasporto pubblico, dati i tagli della manovra. Ora, in Lombardia i pendolari in auto sono circa il 70% del totale (i valori esatti dipendono dalla definizione di pendolare, ma nessuno contesta che siano in netta maggioranza). Sono anche super tassati, e ulteriormente colpiti proprio dalla manovra, ma non sono “vocali”, raramente scelgono liberamente l’auto (abitano e/o lavorano in tanta malora), e sono pronti a pagare tutto e sempre.

La minoranza dei pendolari che usa il trasporto pubblico paga tariffe tra le più basse d’Europa, ed è molto “vocale”. Ma la minaccia non viene fatta in termini di “dovremo adeguare le tariffe alla media europea”, il segnale non sarebbe abbastanza drammatico. Allora si prospetta il taglio dei servizi, che fa molto più colpo: la gente rischia di perdere il lavoro, gli addetti rimarrebbero disoccupati ecc.

E non è finita qui: c’è anche una rilevante dose di “coccodrillismo” (se mi si passa il termine tecnico). Perché la regione non ha fatto gare serie per il trasporto pubblico? I costi di produzione, a parità di tariffe e servizi, avrebbero potuto ridursi drasticamente, per esempio al livello francese. Ma, si sa, anche la carne delle amministrazioni “liberali” è debole: come rinunciare al voto di scambio con gli addetti e ai posti in consiglio di amministrazione, per non nominare aspetti ancor meno nobili dei rapporti politica – affari?

 

Marco Ponti



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