20 settembre 2011

Scrivono vari 21.09.2011


A proposito di D’Alema – Scrive Guido Martinotti – Purtroppo nella nostra sventurata seconda repubblica oltre all’inossidabile bimetallica Bossi-Berlusconi esiste un altro pilastro D’Alema-Berlusconi. Ormai queste persone hanno perso il senso della platea informata. Si rivolgono solo a captive audiences cui si può dire qualsiasi cosa, senza sentirsi gridare “Ma va là”. L’elenco di quelle che dice Berlusconi (o Bossi, ma in modi diversi) è noto. Ma D’Alema si accoda. E’ vero che qualche differenza c’è ancora, lo ha ribadito ieri Bersani, e che una volta fare di ogni erba un fascio era qualunquistico, e che ovviamente a ogni Tarantino i Berlusclones ribattono con un Penati. Ma al di là di tutto questo esiste purtroppo un mondo della politica, io preferisco chiamarlo con il termine tecnico così ben delineato da Mosca, Pareto, Michels (non c’è quasi nulla da aggiungere, li si rileggano) di “classe politica” che in questi anni ha congiuntamente dominato la scena e tratto vantaggi. Non è vero che D’Alema sia uno sconfitto, gli sconfitti siamo noi che lui pretendeva di rappresentare con molta boria e punta voglia di fare un’opposizione incisiva. L’opposizione l’hanno fatta qui e là i cittadini, a proprie spese e i magistrati, non perché ce l’abbiano con Brlusconi come dice l’ideologia, ma perché difendono, quasi da soli, la legge. Vedi http://comunicare56.wordpress.com/2011/07/31/ha-vinto-dalema/  un mio pezzo sul Manifesto. La boria di d’Alema è irritante, ma del tutto difensiva, si è persa anche la capacità di una analisi politica sul fenomeno “casta” e chi volete che la faccia: uno come D’Alema?

A proposito di D’Alema – Scrive Anna Spallitta – Leggo l’articolo del Dott. Luca Beltrami Gadola! Basta con la vecchia classe, basta con chi ci condisce le solite frottole, Milano è rinata, ha aperto gli occhi! Mandiamo a casa gli arroganti e le vecchie volpi, non ci incantano più!

A proposito di D’Alema – Scrive Donatella Martini – Ci sarebbe piaciuto che Beltrami Gadola nel suo articolo citasse che la risposta – fuori tema – di D’Alema era al nostro “Gender question time”, progetto d’interviste pubbliche ai dirigenti del Pd e ai personaggi di spicco di passaggio alla Festa del Pd di Milano che DonneInQuota, associazione culturale che si occupa di rappresentanza politica femminile e di rappresentazione della donna nei media, ha organizzato quest’anno con il Coordinamento delle donne del Pd. Iniziativa di spessore politico che la stampa ha ignorato ma che ci ha portato ad intervistare Letta, Fioroni, Camusso, D’Alema e poi Bersani il 17 e Franceschini il 19 settembre. A loro abbiamo rivolto delle domande relative a problematiche di genere (femminile) che riguardano donne e uomini, volte non solo ad avere una loro presa di posizione sull’argomento ma anche a verificare quanto tenessero in considerazione la metà del loro elettorato. Le interviste sono state riprese e i video saranno successivamente messe sul nostro sito: www.donneinquota.org.Nella fattispecie, la domanda che abbiamo rivolto a D’Alema alla quale lui ha risposto negando l’esistenza della casta era la seguente:Le continue mancanze di rispetto nei confronti delle donne attraverso barzellette, aneddoti, racconti e anche comportamenti personali di quasi tutta la nostra classe politica fino ad arrivare all’orrenda barzelletta di Sacconi dell’altro giorno, continuano a proporre un modello di considerazione dell’universo femminile incredibilmente distante dalle donne del nostro paese, dalle più giovani a quelle che per anni hanno combattuto per la libertà e la dignità delle donne. Cosa succede negli apparati dei partiti, perché sono così distanti da tutto quello che si muove nella società? E soprattutto quando cominceranno ad avere la forza di sostenere classi dirigenti femminili in grado di trascinare in maniera nuova il nostro paese fuori dalla crisi economica, istituzionale, culturale ed etica in cui si ritrova?

A proposito di D’Alema – Scrive Luigi Cestaro – E’ vero, la casta non esiste, se lo dice D’Alema … ma a Milano non ci sono più problemi di ordine pubblico (zingari, centri sociali, integrazione) il traffico non esiste, i parcheggi non sono un problema, oltre al 50% di aumento del biglietto pagheremo l’irpef (speriamo prestissimo) l’aria sarà buonissima perché verrà esteso l’ecopass, così tutti dovranno acquistare l’auto nuova o andare ad abitare in centro, zona piazza Vetra. S. Lorenzo, Commenda, Navigli … meglio di così … se more !!!

 A proposito di D’Alema – Scrive Ruggero Giuliani – Egr. Beltrami Gadola, Basta con D’Alema !!! E’ la causa di tutti i mali della sinistra italiana!

A proposito di D’Alema – Scrive Corrado Griffa – Gentili signori, D’Alema avvelena anche te: digli di smettere!! Sino a quando la sinistra avrà personaggi (in cerca di comode poltrone, accoglienti buvettes, altre meno commendevoli prebende) come il Max Leader (e i suoi adepti, di cui conosciamo nomi parenti e affini, da Sesto S.G. giù giù sino a Roma Bari e oltre, passando anche per Bologna), essa sarà minoranza (a ragione) vilipesa derisa abbandonata. Quousque tandem PD abutere patientia nostra?

A proposito dell’articolo di Chiti – Scrive Marco Romano – Mi risulta che i credenti debbono leggere e recitare il Corano in arabo perché l’arabo è la lingua scelta da Dio per comunicare con gli uomini; le traduzioni – tra l’altro sempre difficili e controverse perché molti significati dei termini arabi sono intraducibili – non possono sostituirlo, ma sarebbero utili a un non credente italiano per capire qualcosa dell’Islam: quanti lo hanno letto?

A proposito dell’articolo di Chiti – Scrive Francesco Marcheselli – Poverino! Non sa, Vannino Chiti, che il Corano è “non traducibile” tout court? Che i musulmani di Giamaica o di Indonesia, così come quelli dell’Afghanistan o della Cecenia DEVONO studiarlo e recitarlo rigorosamente in Arabo? O crede davvero che si possa formare un Islam “italianizzato” (magari composto solo di convertiti italiani? L’unica frase condivisibile di tutto l’articolo è “… noi non conosciamo l’Islam e i nostri nuovi connazionali conoscono poco noi.” Nel suo caso, poi, è addirittura lampante. È scoraggiante vedere con quanto dilettantismo sorretto solo da preconcetti ideologici il Nostro riesca a pontificare su argomenti di cui non capisce nulla! Ma forse crede davvero che la politica faccia i miracoli.

Scrive Antonio Aprile a Massimo Cingolani – Sarebbe interessante approfondire il comportamento della macchina assicurativa negli enti. E’ da chiarire perché il broker non debba occuparsi solo della redazione di un capitolato di polizza richiesta dal proprio cliente ente per garantirsi protezione da un rischio, e per questo percepisca debito compenso, ma vada invece stranamente ad autoazzerarsi detto riconoscimento percependo il proprio guadagno non quindi dal proprio Cliente ma da una o diverse compagnie da indicare al proprio cliente. Va fatta chiarezza sul perché non esista una procedura certificata che indichi agli enti quali coperture siano davvero necessarie o superflue per perseguire efficienza e risparmio. Non mi sembra una via attualmente percorsa ma sicuramente mi sbaglierò.

 Scrive M.G. Scala a Massimo Cingolani – Nella replica ad Aon, lei cita il fatto che la pratica del cottimo fiduciario per beni e servizi non può superare l’importo di 206.000 Euro. Ma nella gara per le polizze indetta per il 31.12.2009 il valore stimato dell’appalto era di 1.650.000 euro (unmilioneseicentocinquanta), perché il Trivulzio è ricorso a questo strumento?

Scrive Elena Zanichelli a Giovanna Menicatti – Ciò che riguarda il mondo animale, con particolare attenzione ai nostri migliori amici, suscita il mio interesse, coinvolge i miei sentimenti. Condivido e apprezzo l’articolo che leggo nella sua analisi razionale, nelle sue osservazioni precise, nella sua critica costruttiva rivolta all’importanza che tale realtà ha nel sociale.

 



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