13 settembre 2011

BASMETTO: IL PEGGIO SECONDO LE REGOLE


L’articolo del professor Schiaffonati pubblica-to il 26 luglio sulla Cronaca Milanese del Corriere, dove rileva la mancanza di “civiltà urbana” nella progettazione dei recenti quar-tieri di edilizia residenziale, mi ha colto mentre preparavo un articolo per ArcipelagoMilano dove dimostravo che questa mancanza di cultura del disegno della città a Milano porta anche a rovinare quartieri esistenti, come il Basmetto, che invece si era inserito corretta-mente nel paesaggio urbano.

Si tratta di un quartiere di edilizia convenzionata del 1988 realizzato da imprese e cooperative nell’ambi-to dell’edilizia Agevolata – Convenzionata, posizionato adiacente alla via Chiesa Rossa e completamente circondato dal verde coltivato del Parco Agricolo Sud Milano. Il Piano Esecutivo predisposto dal Comune individuò una tipologia ripetitiva formata da edifici di due corpi scale e quattro piani abitabili più il porticato. La copertura a falde in tegole di cotto e le facciate prevalentemente in mattoni a vista, previsti dalle norme tecniche allegate al Piano Esecutivo, hanno favorito l’inserimento del quartiere nella campagna lombarda.

Il quartiere ha come unico accesso la via Chiesa Rossa, perché il collegamento stradale con il Gratosoglio, dove sono collocati tutti i servizi, pur previsto dal Piano Esecutivo non è stato realizzato. Un altro esempio di “insediamento senza infrastrutture” che sembra la parola d’ordine dell’Urbanistica Milanese di questi ultimi trenta anni. Naturalmente questo è un problema per i residenti e per l’accesso ai servizi del Gratosoglio, ma per il resto l’insediamento si presentava in modo piacevole. Ma perché “si presentava” e non “si presenta”?

E’ successo che uno degli assegnatari iniziali fallì prima di iniziare la costruzione e solo vent’anni dopo l’operatore che lo sostituì presentò il progetto per costruire il “dente mancante”. E qui cominciarono i problemi, perché la Slp assegnata allora, oggi si calcola in un altro modo: cioè a parità di Slp assegnata la casa viene più grossa. Ma non potendo allargare o allungare il fabbricato previsto dalle limitate dimensioni del lotto, il volume in più ha portato alla creazione di due piani abitabili in più infrangendo le regole del Piano Esecutivo che ne prevedeva solo quattro. Questi piani in più si presentano oltretutto con vistose coperture a terrazzo invece che a falde.

Questa difformità planivolumetrica ha fatto saltare l’armonico insediamento, finora raggiunto dalle costruzioni nel paesaggio del Parco Agricolo. Naturalmente il progetto è stato approvato dalla Commissione Edilizia e soprattutto dalla Ripartizione Urbanistica del Comune di Milano che ha consentito un progetto difforme dalle regole del Piano Esecutivo che essa stessa aveva progettato. Consentendo oltretutto a questo ultimo operatore di realizzare una superficie commerciale, ben superiore a quella di tutti gli altri assegnatari, a parità di Slp

Quale era il compito della Ripartizione Urbanistica del Comune, che doveva verificare la conformità del nuovo progetto con il planivolumetrico vigente? In primis, obbligare il nuovo intervento a calcolare la Slp con le regole valide nel 1988 in modo da produrre un edificio conforme al Piano Esecutivo, in alternativa predisporre una variante planivolumetrica al Piano Esecutivo per cercare di inserire il volume in più in una soluzione urbanisticamente compatibile con le pregevoli caratteristiche del Quartiere. Magari ripetendo il Piano Esecutivo del quartiere Torretta, poco più a nord, dove tra tutti gli edifici alti nove piani emergeva una torre di quindici piani che staccandosi fortemente dagli altri edifici diventò il “segnale” identificativo del quartiere stesso.

Due piani in più non fanno “segnale” ma innescano, in un quartiere fortemente omogeneo, la contaminazione estetica di un’opera abusiva. Rovinando così lo sky-line del quartiere e l’equilibrato rapporto tra edificato e Parco Agricolo. Questo piccolo intervento, anche se in posizione paesaggistica delicata, conferma l’articolo del professor Schiaffonati, e dà l’idea di quanto siano stati indifferenti al concetto del buon disegno urbano tutti i soggetti che hanno reso possibile questa bruttura: progettista, Ripartizione Urbanistica e Commissione Edilizia.

 

Gianni Zenoni

 

 


Figura 1 – Vista dalla via interna

 

 

 


Figura 2 – Vista da via Gratosoglio



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