13 settembre 2011

COSTI DELLA POLITICA: 17 MODI PER CAMBIARE


Uno dei principali argomenti di cui oggi si discute in politica riguarda l’architettura istituzionale, i suoi costi e il compenso per coloro che il popolo ha delegato in quei posti. Ciò dovrebbe essere deciso dal popolo stesso ma invece sono i delegati a decidere su sé stessi: così è se vi pare.

Non vi è dubbio che sono mutate le condizioni degli impianti otto/novecenteschi attraverso i quali sono esercitate le funzioni legislative non fosse altro per la infinita disponibilità delle informazioni e delle comunicazioni che  pervadono  l’intero pianeta oltre che per il benemerito innalzamento dell’istruzione e della partecipazione diffusa. Esiste un ritardo pesante e costoso per l’incapacità di adeguare e razionalizzare tempestivamente le amministrazioni pubbliche apportando i dimagrimenti necessari in rapporto alle intervenute trasformazioni sociali, economiche, culturali e delle nuove modalità di rappresentanza. La situazione si aggrava poi con la pasticciata introduzione di forme di potere decentrato che invece di snellire il sistema crea la moltiplicazione burocratica con la sovrapposizione delle regole, esclusive e concorrenti, e l’aumento attorno al tavolo degli attori nel processo decisionale.

In sintesi si riepilogano le proposte che si ritengono adottabili e che possono stimolare il lettore a formulare critiche e proprie valutazioni ulteriori (si tralascia la questione della revisione della legge elettorale, meccanismo troppo complicato, precisando che, senza alternativa, il relativo referendum va sottoscritto):

1)     in primis, ovviamente, il dimezzamento dei parlamentari, camera da 630 a 315 seggi e senato da 315 a 158, ma già qui sorge il primo dubbio: perché mantenere il senato con la lettura doppia delle leggi? e anche se fosse rappresentativo delle regioni perché un doppione delle regioni stesse? non esiste infatti un solo parlamento ma altri 20 parlamenti regionali, perché non si inventa invece una formula nuova di consultazione in caso sia utile un parere?

2)     diminuire anche i componenti del governo e i sottosegretari; meno commissioni e gettonifici in tutti gli organi elettivi

3)    rivedere le indennità degli eletti a tutti i livelli, via i vitalizi e passaggio al contributivo, fornitura di solo mezzi strumentali al lavoro, collaboratori interni e non precari; trasparenza e pubblicità dei compensi e dei redditi ma anche delle spese e dei contributi elettorali;

4)    no ai doppi o tripli incarichi in qualsiasi organo istituzionale, ministri e assessori esterni, no a qualsiasi tipo di listino preconfezionato, incompatibile presenza contemporanea nello stesso organo di mogli, mariti, ecc e severe norme che penalizzino i passaggi da un gruppo all’altro;

5)     no a ricicli nelle partecipate degli ex eletti e anche dei trombati;

6)    limite di due mandati ovunque per evitare la professione a vita del politico e le deformazioni conseguenti al mantenimento di tale status;

7)     limite di due mandati ovunque per evitare la professione a vita del politico e le deformazioni conseguenti al mantenimento di tale status;

8.)     ripensare le regioni a statuto speciale e le loro funzioni;

9)     diminuire anche in Regione Lombardia il numero dei seggi da 80 a 60 visto che nelle altre 19 il massimo è di 50, garantendo comunque di coprire tutti i collegi del territorio regionale;

10)     soppressione nelle regioni delle figure dei sottosegretari o delegati, a qualsiasi titolo;

11)     dimezzamento del numero dei componenti dei consigli di circoscrizione (a Milano attualmente 40 seggi per ognuna delle 9 zone, 360 eletti, parecchi);

12)    soppressione di enti, consorzi, commissioni, comunità, moltiplicatori di passaggi burocratici inutili;

13)    favorire l’unione dei comuni e relativi consorzi senza limiti di popolazione, con facoltà e senza obbligo, subordinando, come incentivo, la concessione di finanziamenti regionali e statali per opere e servizi in cooperazione (la proposta contenuta nel DL di eleggere solo il sindaco nei comuni sotto i 1000 abitanti significa mettere le decisioni nelle mani di una persona sola cancellando ogni opposizione, immaginiamo cosa succede se il sindaco decide di realizzare una strada o un’opera su un suo terreno!!!!);

14)     trasformare le province laddove sono previste le città metropolitane creando apposite conferenze vincolanti fra i comuni compresi nell’area stessa;

15)    razionalizzazione delle Province e riunificare con le stesse Province le sedi decentrate delle Regioni e le funzioni degli uffici statali, Provveditorati, Prefetture, Opere Pubbliche, ecc.;

16)    pareggio dei bilanci, no alla svendita dei patrimoni e delle aziende municipalizzate che non hanno mai prodotto incassi vantaggiosi ma regalie ai compratori (è tutto fumo come la lotta all’evasione fiscale);

17)    una più consona gestione delle sedi pubbliche senza manie di grandezza (Pirelloni e Pirellini) e dimagrimento degli uffici che, senza ipocrisie, a partire dalle segreterie, dai gruppi consiliari, dalle rappresentanze, sono ridondanti e sproporzionati, spesso vuoti e senza nemmeno la giacca, vecchio alibi; negli uffici pubblici non è mai stata gradita la presenza di figure professionali dedite all’organizzazione del personale e degli uffici o del controllo di resa, meglio ricavarsi la propria nicchia in qualche corridoio sperduto dei piani alti senza alcun controllo; la certezza del posto sicuro deve invece stimolare una produttività maggiore considerata peraltro la funzione di servizio: uno sforzo consapevole e responsabile va fatto anche in questo campo.

Si tratta ovviamente di proposte tutte perfettibili e meglio declinabili ma che danno il segnale di un rinnovamento strutturale connesso al risparmio dei costi. La gravità della situazione economica mette in discussione la tenuta democratica e quindi occorrono risposte credibili in primo luogo laddove si spendono risorse pubbliche. I comuni più sensibili diano l’esempio.

Le decisioni devono essere ben ponderate nel senso che per esempio su Comuni e Province non si può intervenire all’ingrosso con un tratto di penna così come si tracciavano i confini coloniali. Certe situazioni territoriali si possono modificare solo quando esse giungono a maturazione naturale senza inimicarsi realtà significative: bisogna saperle pilotare con saggezza. Siccome i cittadini aspettano fatti concreti occorre far conoscere le proposte in fretta e avere il coraggio di non temere ripercussioni elettorali sapendo di agire per un moderno ed equilibrato contesto istituzionale.

Emilio Vimercati



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