6 settembre 2011

cinema


DAL 9 AL 18 SETTEMBRE NON PRENDETE IMPEGNI: MILANO FILM FESTIVAL.

Un italiano su tre soffre della sindrome da rientro. Finito il periodo di ferie, l’ansia, lo stress e un chiaro abbassamento dell’umore colpiscono una buona parte della popolazione milanese. Fortunatamente per noi, dal 9 settembre la nostra città ci offre un lenitivo: dieci giorni densi e coinvolgenti di Milano Film Festival, la rassegna cinematografica che è arrivata alla sedicesima edizione. Il concorso ufficiale vede in lizza per la vittoria finale 15 film scelti tra più di 800 opere, selezione che impegna gli addetti ai lavori per tutti i dodici mesi che precedono il Festival.

Ogni anno la manifestazione ospita un regista di livello mondiale. Nel 2011 è il turno di Jonathan Demme noto al grande pubblico per film quali Philadelphia e Il silenzio degli innocenti. Demme ha una carriera dietro la macchina da presa di quasi quarant’anni, il Festival ci permette, quindi, di ammirare le sue opere nuovamente sul grande schermo avvicinandoci anche a pellicole meno conosciute come Il segno degli Hannan, Qualcosa di travolgente e Una vedova allegra…ma non troppo.

D’altronde Il silenzio degli innocenti ha rappresentato per lui l’inizio della popolarità. Come egli stesso ha ammesso: “Quando Il silenzio degli innocenti andò bene negli incassi questo valse più di ogni altra cosa. Il mio partner Ed Naxon ed io eravamo così sollevati dal fatto di essere riusciti alla fine a fare un film che avesse incassato un po’ di soldi!”

Il Milano Film Festival non è però solo film d’autore. La rassegna “Colpe di Stato”, infatti, presenta opere esclusivamente a carattere politico in collaborazione con la rivista Internazionale. Ogni anno vengono proiettati i migliori documentari che riescano a rivelare al pubblico i “meccanismi con cui funziona il sistema di potere mondiale e gli intrecci di interesse che lo controllano.”

Tra i film in concorso quest’anno meritano una particolare attenzione Inside Job, documentario premio Oscar nel 2011 a cui viene attribuito il grande merito di cercare risposte e colpevoli di questa crisi economica globale e The Green wave, uno sguardo inedito su un paese come l’Iran difficilmente visibile nei media occidentali.

È obbligatorio segnalare anche i legami con Milano di alcune pellicole presenti al Festival. Nella sezione outsiders troviamo Milano 55,1 cronaca di una settimana di passioni, il documentario che racconta la turbolenta e passionale campagna elettorale del sindaco Pisapia con una mobilitazione giovanile e popolare che merita di essere rivissuta. In “Colpe di Stato” troviamo MM Mafia Milano di Bruno Oliviero. Letizia Moratti, allora sindaco della città, alla trasmissione Annozero di qualche anno fa aveva provato a rassicurare i propri cittadini ostentando sicurezza sull’inesistenza della mafia sul territorio milanese. Questo film la contraddice puntando proprio il dito su quell’ottusa cecità che non ci permette di vedere la criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale della nostra città.

I luoghi della manifestazione non sono cambiati. Il verde e suggestivo angolo della città racchiuso tra il castello Sforzesco e Brera ospiterà gran parte degli eventi. Il programma è davvero intenso, molti eventi si sovrappongono creando non poche indecisioni a chi vorrebbe perdere il meno possibile. La soluzione sicuramente più efficace è quella di studiare accuratamente il programma completo su http://www.milanofilmfestival.it e incastrare gli orari delle proiezioni per godersi al meglio questi splendidi dieci giorni di cinema alla milanese.

 Marco Santarpia

 

ARCIPELAGO MILANO INCONTRA IL DIRETTORE CREATIVO DEL MIFF 2011: ALESSANDRO BERETTA.

Ciao Alessandro, il 9 settembre inizia la 16a edizione del Milano Film Festival: quali novità troveremo e quali sono i desiderata per voi organizzatori? Il Festival continua a crescere e speriamo che diventi sempre di più il Festival della città. Rimane stabile l’idea di esterni, che produce da sempre il Festival, che la cultura possa e debba farsi anche negli spazi pubblici, la nostra “sala” più grande, infatti, sarà al Parco Sempione, ma abbiamo coinvolto nuove sale, strettamente cinematografiche, per cercare di rendere il Festival diffuso, sparso per la città, avvicinando anche nuovo pubblico. I desiderata più grandi sono sempre gli stessi, che i film trovino il loro pubblico e l’apprezzamento che meritano.

Dacci un po’ di numeri su film e corti in concorso e – magari – qualche consiglio di visione… Quest’anno puntiamo molto sul Concorso Lungometraggi, 15 opere prime e seconde, invece di 10, da 15 paesi differenti. Prove di talenti notevoli, tra cui segnalo almeno il film d’apertura Here di Braden King, un film statunitense su un amore quasi impossibile tra un cartografo e una fotografa nei paesaggi armeni.

Da tre anni ormai il Festival ospita “cortometraggi di comunicazione sociale”: il cinema come strumento per “avvicinare”, conoscere culture altre. La giornata dedicata agli NGO world videos, venerdì 16 settembre, è una finestra dedicata ai video prodotti dalle Ngo che lavorano nel mondo. Il cinema, in questo caso, diventa sia uno strumento per avvicinare altre culture, sia un mezzo per conoscersi e raccontarsi da parte delle culture stesse dove intervengono le associazioni.

Cosa ci dici riguardo alla sezione “Colpe di Stato”? Colpe di Stato è una delle certezze del Festival, il documentario è uno dei pochi strumenti che permette di cambiare il tono delle narrazioni dominanti, quindi quello dei media tradizionali come televisione e stampa, riguardo a problemi reali. Le falle del sistema, purtroppo, sono ancora molte… apriremo con The Inside Job di Charles Ferguson, documentario premiato con l’Oscar sulla finanza narrato da Matt Damon e non mancherà l’attenzione alla primavera araba nel sabato finale, il 17 settembre.

Un tema molto “caldo” in questo periodo verrà trattato nell’ “Immigration Day”? Senza dubbio, e anche quest’anno dedicheremo una giornata al tema, martedì 13 al Teatro Studio, provando per la prima volta ad affrontare il tema attraverso la fiction, con la proiezione del pluripremiato The Journals of Musam di Park Jung-bum che racconta il disorientamento di un nordcoreano che fugge in Sud Corea.

Così come quest’anno – cavalcando l’onda dei referendum – è stato “caldo” il tema “acqua pubblica”, ormai affrontato nel MFF da qualche anno. L’importanza dell’acqua come bene comune per noi è chiara da tempo. Infatti, la collaborazione con Cap Holding ci permette di distribuire gratuitamente acqua al nostro pubblico durante tutto il Festival. Nella serata dedicata al tema, proietteremo También la lluvia di Icíar Bollaín, un film scritto da Paul Laverty, sceneggiatore di Ken Loach, con Gael Garcia Bernal dove una troupe impegnata a girare un film sull’arrivo di Colombo si ritrova nel mezzo della lotta per l’acqua, facendo intuire come l’anima dello sfruttamento non cambi mai nel tempo.

Quanto il cinema può trasmettere sguardi utili a cambiare il mondo? Il cinema permette di porsi domande e il cinema migliore sa innescare punti interrogativi che esplodono nel presente. Speriamo, al Festival, di averne portati tanti.

Che distanza c’è tra il cinema come “intrattenimento” e il cinema come “impegno”? La distanza, purtroppo, è sempre più data dalla visibilità e dunque, a priori, dalla politica dei distributori. C’è tanto cinema di “intrattenimento” quanto ce n’è di “impegno”, ma il secondo arriva meno in sala, soprattutto in Italia dove i sottotitoli sono un tabù e doppiare una pellicola costa e quindi, se un film non è detto che incassi, non lo si proietta. Anche se “impegno” e intrattenimento” nel cinema migliore vanno di pari passo.

Quest’anno la retrospettiva sarà dedicata a Jonathan Demme. Oltre ai suoi film, si potranno vedere anche i suoi documentari e incontrarlo pubblico per una lezione di cinema. Da sempre al Festival cerchiamo di invitare registi di cui ci interessi anche il percorso umano, oltre che critico: Jonathan Demme è cresciuto nella factory di Roger Corman, nel low budget e nel cinema di genere, per poi entrare negli studios, vincere diversi Oscar, con Il silenzio degli innocenti e Philadelpia, e proseguire per la sua strada, fondando la sua casa di produzione e non rinunciando al documentario anche impegnato. La retrospettiva completa sarà un’occasione per entrare nel suo cinema e, spero, per scoprirne la ricchezza.

Il MFF è ormai un appuntamento decisivo per questa Milano che, da qualche tempo, sembra in movimento: viva e giovane! Il “movimento” direi che è sotto gli occhi di tutti, le ultime elezioni comunali sono stati per tutti, vincitori e vinti, un momento importante nella storia della città e verrà raccontato al Festival domenica 11 in 55.1, il documentario dedicato alla settimana del ballottaggio tra Moratti e Pisapia.

Sempre a Milano però, negli ultimi anni, abbiamo visto morire tante piccole sale, sostituite dai multisala. Cosa ne pensi? Noi crediamo, chiaramente, nel valore della sala e dell’esercente, nell’andare al cinema come gesto, anche sociale, e quest’anno volutamente abbiamo coinvolto sale storiche della città dove il cinema è sempre stato uno stimolo per discutere, il cinema Anteo, il rinnovato Centro San Fedele e il Rosetum. Negli ultimi anni, a Milano, è stata una strage per molte sale, con giusta malinconia degli spettatori. Il discorso sulle sale e sui multisala, comunque, rimanda ancora una volta al rapporto tra distributori ed esercenti.

E il 3D? Passaggio tecnologico inevitabile e utile, oppure strumento per “nascondere” le lacune creative? Il 3D, più che una rivoluzione, è uno strumento, non gli darei una connotazione né troppo positiva né negativa, dipende come lo si usa. Al Festival avremo due proiezioni speciali in 3D, un Mistero Buffo in 3D, con la regia di Felice Cappa, interpretato dal grande Dario Fo, e Cave of forgotten dreams di Werner Herzog, documentario in 3D sulle prime tracce del cinema, ritrovate per il maestro in una caverna, che verrà proiettato martedì 13 nella serata speciale del FAI. Sarà curioso anche perché, per la prima volta, la Sala Quattrocento dell’Anteo si aprirà al 3D

Concludiamo con un saluto ai nostri lettori consigliando un film da vedere assolutamente… Ai lettori non posso che augurare buona visione e, tra i 250 film che proietteremo, spero troveranno la loro passione. Tra le mie, credo che vedere Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme in piazza del Cannone al Parco Sempione giovedì 15 alle 22.30 sarà decisamente emozionante e un po’… terrorizzante!

 a cura di Paolo Schipani

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org



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