26 luglio 2011

PISAPIA E TABACCI. PER UN SORSO DI CAFFÈ


A dire il vero ci voleva poco a immaginare cosa sarebbe successo dopo l’annuncio della introduzione dell’addizionale IRPEF e dell’au-mento del costo del biglietto dei mezzi pubblici. Abbiamo offerto ai nostri lettori l’occasione di sentire e vedere con le loro orecchie e i loro occhi quello che gli assessori Tabacci e Maran hanno detto al riguardo: abbiamo caricato su YouTube l’intera confe-renza stampa e pensiamo di ripetere la cosa quando gli argomenti in discussione siano di grande interesse. Il numero di visitatori al sito conforta: il pubblico vuol farsi una opinione diretta e non mediata da stampa e televisione.

Purtroppo quello che non possiamo fare con i nostri mezzi è ripetere la stessa cosa con chi ha espresso le sue opinioni sulla manovra di bilancio e sugli aumenti tariffari. Ci spiace perché avremmo potuto fare una sorta di galleria di ritratti di famiglia di facce di bronzo e di personaggi che ricordano Gabriele Paolini, il famoso disturbatore televisivo: l’ansia di comparire. In breve riassumiamo i termini del problema.

Entro il 31 agosto debbono essere presi i provvedimenti per salvare il bilancio del Comune da rischio o d’insolvenza o di tagliare i servizi e andare alla cosiddetta “macelleria sociale”. Il buco di bilancio, già noto e accertato dai revisori prima del cambio di Giunta, è di 176 milioni che hanno buona probabilità di diventare 296 per alcune sopravvalutazioni e altre questioni tecniche. Far finta di niente vuol dire non tener fede al cosiddetto “Patto di stabilità”, quella serie di norme derivanti dal Trattato di Maastricht che impone ai Paesi che partecipano all’Unione monetaria di mantenere un rapporto deficit/PIL al di sotto del 3% e che il Governo ha ribaltato sugli enti locali. Non tener fede al Patto di stabilità avrebbe comportato per il Comune minori trasferimenti dallo Stato per 90 milioni e il taglio obbligatorio delle spese correnti (tra cui ovviamente i servizi) per 353 milioni.

In questa situazione la Giunta delibera di operare tagli per 50 milioni, di avviare ulteriori operazioni di risparmio e, apriti cielo, di adottare anche per Milano l’addizionale IRPEF nella misura dello 0,2%. In concreto come va a finire per i milanesi? Chi ha un reddito inferiore ai 26 mila euro – 450.000 contribuenti – non ne soffrirà per nulla, è esente, chi ha un reddito tra i 26 i 33 mila – 121.000 contribuenti – pagherà mediamente 57 euro l’anno e infine i restanti 332.000 contribuenti pagheranno 130 euro. Allora a conti fatti i meno colpiti pagheranno 15 centesimi di euro al giorno – un ottavo di un caffè – mentre i più penalizzati pagheranno 35 centesimi al giorno, un terzo di un caffè.

Con tutto il rispetto dei redditi altrui, soprattutto i più bassi, questi mancati sorsi di caffè hanno spinto il nuovo duo De Corato-Masseroli – uniti nell’esprimersi ringhiando – a dichiarare che Pisapia e Tabacci sono due Gabellieri, sostenuti dal coretto del centro destra e dall’ineffabile Salvini che si dimentica per l’occasione di essere dello stesso partito di Tremonti, il famoso strangolatore degli enti locali, uno dei responsabili di questa situazione e re del meccanismo di far pagare agli altri. Questa manovra porterà nelle casse del Comune 41 milioni: tanto per capirci appena quattro volte quello che Letizia Moratti ha speso per la sua campagna elettorale.

Qualcuno a sinistra ha detto che sarebbe andato sulle barricate per impedire questo massacro: un’iperbole o la sindrome di Paolini? Tra chi ha strillato per dovere di ufficio, pur approvando la manovra, c’è pure chi ha suggerito di pigiare l’acceleratore sul fronte delle dismissioni con i soliti due canali: vendere immobili e dismettere aziende possedute o partecipazioni. Azzerare il patrimonio del Comune? Non so se sia la strada giusta. Privatizzare passando dalla mano pubblica al monopolio naturale o di fatto a favore dei privati? Cosa ci dicono gli esempi cha abbiamo sotto gli occhi in merito alla vantata efficienza dei privati? Gli ultimi episodi di malasanità ci sono sfuggiti? Un solo appunto a chi ha gestito la manovra di bilancio: se tanta, troppa gente, non ha capito molto e rischia di penalizzare la Giunta, forse qualche critica a chi si occupa di comunicazione va fatta.

Luca Beltrami Gadola



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