26 luglio 2011

COMUNE ASSET E RISORSE: PIU’ FANTASIA


E’ già stato scritto che il Bilancio del Comune di Milano presenta punti critici per la sua sostenibilità. L’origine di queste incertezze è da cercarsi in due principali mutamenti: i piani di austerità nei bilanci statali, (in Italia significa minori trasferimenti dal centro alla periferia) perseguiti dalla più parte delle amministrazioni e la riduzione del gettito fiscale derivante dall’abolizione dell’ICI.

Il bilancio del Comune ha subito questa evoluzione delle entrate:


La tabella conferma che le entrate tributarie, le tasse (ICI), per dirla in linguaggio corrente, sono passate da un picco di 1 miliardo di Euro nel 2006 a circa 600 milioni negli anni successivi e sono state compensate da maggiori trasferimenti, passati da 128 milioni nel 2006 a qusi 800 milioni a oggi, cioè +650 milioni circa.

Ma la voce più interessante, e controversa è quella delle entrate extratributarie salite da circa 600 milioni nel 2006 a quasi 1.1 miliardi nel 2011, ossia +500 miilioni.

Dunque la riduzione delle tasse è stata compensata da maggiori trasferimenti, e l’aumento delle spese correnti è stato possibile solo grazie alle entrate extratributarie, o per meglio dire straordinarie e anche aleatorie, come la cessione di partecipate del Comune (Milano Serravalle, o quotazioe in Borsa della SEA…) di cui si deve trovare ancora il compratore e il cui prezzo è “stimato” ma non “certo”.


Evidentemente lo sbilancio esiste e adesso si deve fare i conti con questa situazione. Il Comune dovrebbe comunicare bene questi dati, con Youtube sul sito e numeri i ben spiegati … ma questa esigenza di sapere e la connessa saggezza di comunicare non paiono essere fatti propri da chi dovrebbe e potrebbe farlo.

Quale la soluzione affinchè il Comune possa coprire lo sbilancio e perché la macchina amministrativa possa intervenire per evitare di continuare a vendere l’argenteria di famiglia per coprire le spese correnti, cioè incrementando le entrate correnti e non quelle straordinarie? Non è impresa semplice, anche perché il tempo è poco, ma la strada da sempre percorsa nei decenni, cioè l’aumento delle imposte e/o la richiesta di maggiori finanziamenti da parte dell’amministrazione centrale non è la sola percorribile: qualcosa si può e si deve immaginare. Cominciamo con il dire che la soluzione più semplice e più rozza, che lasciamo agli addetti ai lavori del comune, è quella di tagliare le spese, ovviamente cercando di mantenere lo stesso livello di servizi per la cittadinanza.

Un altro modo, più lungo e articolato, è quello di far uscire la pubblica amministrazione dal torpore della passività, cercando di creare nuove opportunità di entrate per il Comune, attraverso l’ottimizzazione delle possibile fonti di entrate, che non siano tasse e imposte. Si obietterà che questi interventi non hanno la portata di poter risolvere i problemi dell’esercizio sia per tempistica sia per entità, e questo è certamente vero, ma l’effetto indotto sulla percezione della cittadinanza e anche sui dipendenti comunali di certo travalicherebbe la portata finanziaria dell’intervento.

Facciamo degli esempi pratici.

BikeMI e Barclay City Hire a Londra.

BikeMi è un servzio di noleggio biciclette del Comune gestito da ATM (perché?). E’ a pagamento, ma le biciclette sono “anonime”, mentre si potrebbero sfruttare, come hanno fatto a Londra, come mezzo promozionale. Questo è il mezzo nostrano, come si vede NON ha nessuno sponsor…


Questo è il mezzo londinese sponsorizzato dalla banca Barclays, che ha investito 25 milioni di sterline, cioè 27.5 milioni di euro……potremmo immaginare qualcosa del genere con una delle banche Milanesi???


Certo Londra è molto più grande di Milano ma BikeMI ha la sua appetibilità come veicolo di comunicazione … conta, infatti, di 1.400 biciclette e le moltissime stazioni di parcheggio … . Dunque parrebbe opportuno se non indirizzare meglio ATM, che gestisce questo servizio comunale, almeno imporre un’ottimizzazione delle risorse vendendo gli spazi pubblicitari.

Tassa di soggiorno, che nonostante il nome non graverà sui milanesi!

Il Decreto Legislativo14/3/2011 ha dato ai comuni la possibilità di introdurre la tassa di soggiorno. I principi guida sono in estrema sintesi: proporzionalità rispetto al prezzo del soggiorno, massimo di 5 Euro, destinazione del gettito per interventi legati al turismo e ai beni culturali. Questa tassa sarà pagata da coloro che vengono a Milano per turismo o lavoro e pernottano in una struttura della città: non si tratta dunque di un’imposta a carico della cittadinanza. Alcuni Comuni l’hanno già adottata e a oggi pare che anche il nostro Comune stia pensando di ricorrervi. La tassa esiste ed è applicata in forme diverse in moltissimi paesi, Francia, Stati Uniti (New York), Spagna, Svizzera, Croazia … Anche in Italia alcune città ad alto richiamo turistico come Firenze, Venezia, Roma se ne avvalgono. Questa tassa potrebbe portare mezzi freschi per il Comune tra i 15 e i 20 milioni di Euro annui circa, secondo le diverse modalità di applicazione possibili.

Non pare che questa scelta sia necessariamente penalizzante per gli esercenti se rispetta i criteri di essere proporzionale al prezzo della stanza e al numero delle persone (leggi turismo familiare). Potrebbe inoltre essere necessario considerare la penalizzazione di quelle strutture che si trovano ai margini dei confini comunali, in prossimità di analoghe strutture collocate in aree di pertinenza di comuni che non applicano la tassa. Ad esempio nell’area Rho – Fiera. Sappiamo che il Comune di Milano ha un’estensione relativamente piccola, e per questi temi si dovrebbe raggiungere un accordo con i Comuni limitrofi che traggono beneficio proprio dalla vicinanza con Milano.

Creazione di una CARD turistica per Milano.

Una card che includa una serie di servizi: ATM giornaliero, Malpensa express, accesso ai Musei, serie di sconti in certi negozi ed esercizi (si pensi alla Rinascente, ma anche a ristoranti o negozi alimentari), accesso privilegiato (fast track, cioè senza code) a eventi molto richiesti, mostre, il cenacolo etc. Questa Card avrebbe un valore e fornirebbe un servizio per l’utente e dunque potrebbe essere venduta dal Comune con un mark up. Questa potrebbe generare dai 2 ai 3 milioni di Euro di entrate annue.

Marchio Comune di MIlano

Infine il Comune è proprietario del marchio “comune di milano” che potrebbe essere inserito in oggetti di merchandising e valorizzato, meglio dei 52.000 euro che nel bilancio 2011 sono prevsiti come entrate dall’utilizzo del marchio. Per esempio in Eataly, negozio di food di Torino ma con sedi a New York e presto a Milano, si potrebbe pensare una serie di prodotti milanesi (gorgonzola, panettone, la cassoula et alia) con il marchio della città, sfruttando la creatività che certo non manca nel nostro paese e nella nostra città.

Conclusioni

Questi sono solo alcuni esempi che, senza aggravi d’imposta sui cittadini, renderebbero il Comune imprenditore e venditore di servizi a valore aggiunto, svincolandosi dalla logica della passività rispetto alla generazione di entrate correnti. E, se come si dice in questi giorni, “il buco” nel bilancio è di 200 milioni, oltre il 10% potrebbe venir coperto con questi pochi esempi. Da non sottovalutare da ultimo l’effetto psicologico che questo tipo di approccio genererebbe sulla macchina comunale, che si vedrebbe valorizzata e motivata guadagnando considerazione da parte della cittadinanza.

Edoardo Ugolini



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