22 luglio 2011

PER PISAPIA STRETTA LA SOGLIA, LARGA LA VIA


Alla base della vittoria di Giuliano Pisapia c’è stata sicuramente la straordinaria mobilita-zione di migliaia di persone, a partire dalle primarie, che hanno scoperto o riscoperto il gusto della partecipazione. Il lavoro program-matico dell’Officina ne è stato l’esempio più evidente, ma altrettanto importante è risultata l’iniziativa di dibattito e di confronto che si è sviluppata nelle zone, soprattutto, da parte dei Comitati per Pisapia Sindaco. Durante la campagna elettorale, a fianco dell’iniziativa dei partiti della coalizione di centro-sinistra, sono scese in campo nuove e importanti energie, a partire dalla lista Milano Civica per Pisapia Sindaco e il Comitato per il 51 per cento promosso da Piero Bassetti, che hanno contribuito significativamente a determinare la sconfitta di Letizia Moratti e del Centro-destra milanese.

Nelle prime settimane di Giuliano Pisapia alla guida del Comune di Milano, di là dai primi distinguo o del chiamarsi fuori da parte di alcuni esponenti della coalizione su questioni non secondarie (Expo, PGT cui prevedibilmente si aggiungerà l’Ecopass), la vera difficoltà, con cui si devono già misurare il Sindaco, la sua squadra di governo e l’insieme dei suoi sostenitori, è la scarsità dei mezzi a disposizione. Il tesoretto di 48 milioni di euro sbandierato da Letizia Moratti si è subito rivelato una bufala, basata su un’inconsistente valutazione della partecipazione della quota azionaria nella Milano-Serravalle. A ciò si sono aggiunti i tagli dell’ultima manovra decisa dal Governo che sottrarrà, secondo gli esperti, altri 100 milioni di euro all’anno a partire dal bilancio 2012.

L’Assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, l’ha detto pubblicamente e categoricamente: “Non ci sono soldi in cassa”. Tutto ciò mentre in città fervono gli incontri e il lavoro di gruppi di persone che, a vario titolo, stanno elaborando progetti e iniziative prevalentemente indirizzate all’attenzione di un unico destinatario come possibile ufficiale pagatore: il Comune di Milano. Un attivismo, con enormi aspettative di cambiamento, che può, dunque, determinare anche delusioni.

Nell’immediato, per Pisapia e i suoi Assessori, non ci sono molte alternative a impegnarsi in un’operazione verità che, però, non può essere lasciata solo alla mediazione dei mezzi di comunicazione tradizionali (giornali, radio e tv). Credo occorra anche un grande sforzo, in primis del Sindaco, per tornare a parlare direttamente al “popolo arancione” e per suo tramite alla città intera, spiegando, in incontri non virtuali, come stanno davvero le cose.

Allo stesso tempo, andrà sollecitato, con qualche esempio concreto, un grande sforzo creativo affinché le tante idee, i progetti e le proposte in corso di definizione non finiscano nel cestino, ma trovino possibilità di realizzazione senza necessariamente passare dalla cassa del Comune.

Milano ha nel suo DNA l’assunzione diretta di responsabilità sociali e civiche. E non ci sono solo le decine di migliaia di persone che quotidianamente sono impegnate nel volontariato. Gruppi di genitori, ad esempio, nei mesi scorsi si sono assunti la responsabilità di mettere in ordine le scuole e gli asili frequentati dai figli. Invece di scrivere la solita lettera di protesta, armati di strofinacci, secchi, scope, pennelli e vernice hanno fatto quello che l’Amministrazione pubblica, per varie ragioni, non riusciva a fare.

A Milano, poi, c’è una alta concentrazione di beni confiscati alle mafie che il Comune potrebbe chiedere in uso all’Agenzia che ne detiene la proprietà e assegnarli, a sua volta, per la realizzazione di progetti finalizzati, ad esempio, ad aprire scuole materne di cui c’è grande carenza, chiamando a sostenerle in rete le piccole e medie imprese di una determinata zona, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Esempi di fatti concreti e ipotesi di lavoro, che indicano che il cambiamento è comunque possibile.

Sergio Vicario



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