12 luglio 2011

NAVIGLI: SEMPRE E SOLO PROGETTI?


Nello studio di Emilio Battisti, e per merito delle sue solerti iniziative, ormai proseguite da più di un anno, e della sua capacità di orga-nizzare incontri sempre interessanti, si è tenu-to giovedì 30 giugno un dibattito sui Navigli. Dei tre progetti presentati, e firmati rispettiva-mente da Boatti, Cislaghi – Prusicki, Vallara, è utile fare un commento. Sono tra loro diversi, eppure uniti da un comune interesse: il Naviglio, e accomunati anche dalla prerogati-va di non contraddirsi né escludersi a vicen-da.

Boatti ripropone la riapertura dei Navigli storici; e mostra un insieme di vedute panoramiche dalle quali appare un Naviglio resuscitato, che torna a scorrere lungo l’attuale percorso di circonvallazione interna. Cislaghi – Prusicki propongono una nuova Darsena, non lontano da quella attuale di Porta Ticinese, e collocata al posto dello scalo Ferroviario di Porta Genova. Vallara non intende reintrodurre l’acqua nel centro di Milano, ma vuole ravvivare la memoria del Naviglio coperto, e ricordarne il corso, ormai sepolto, mediante segnali impressi sopra l’area dell’alveo originale, ossia sull’asfalto dell’attuale circonvallazione interna.

I tre progetti non solo non si contraddicono, ma si integrano: Vallara pone le premesse per risvegliare in Milano il ricordo del suo passato; Boatti indica i modi con cui concretizzare questo ricordo mediante il ripristino del vecchio corso d’acqua; Cislaghi – Prusicki hanno il coraggio di progettare un nuovo braccio d’acqua a suo tempo inesistente. Complessivamente il problema dei Navigli dimostra di essere sentito, accolto con favore, e già ampiamente studiato. A commento dei tre progetti vanno fatte alcune precisazioni:

1) La riapertura dei Navigli è un atto di amore. I nemici della riapertura dei Navigli, e quanti si oppongono alla rimessa in funzione della Darsena, sono ancora numerosi. Le loro obiezioni sono ancora incalzanti e per molti versi convincenti. Una disputa sulla opportunità o meno di riaprire i Navigli si protrarrebbe all’infinito. Impossibile arrivare ad una conclusione convincente e definitiva. La riapertura dei Navigli è una decisione non tanto funzionale quanto sentimentale. Chi crede di risollevare la città di Milano, restituendole i Navigli, non si pone problemi contabili e amministrativi; si affida all’intuizione; si rimette a un impulso emotivo; si assume una responsabilità non tanto razionale, quanto passionale; sa che Milano tornerà a essere una città affascinante quando sarà di nuovo percorsa dall’acqua e ravvivata da incantevoli vedute sui canali.

Non serve avventurarsi in inutili e inascoltate dimostrazioni, volte a sostenere l’utilità dei Navigli; serve innamorarsi delle visioni magiche che i Navigli porteranno all’interno della città; serve sognare un paesaggio urbano animato dalla presenza dell’acqua, illuminato dai suoi riflessi e dalle sue luci.

2) La riapertura dei Navigli è una operazione di profitto. Da questa idilliaca visione di fiaba occorre scendere alla prosaica realtà finanziaria. Chi paga la riapertura dei Navigli? Non il Comune, in questo periodo privo di soldi; e chiamato a compiti ben più urgenti, come quello, per esempio, di costruire case popolari, da troppo tempo in attesa di essere deliberate e finanziate. Non i privati benefattori, poco convinti dell’utilità dell’opera, e propensi a sostenere scopi considerati più urgenti e più concreti, soprattutto in aiuto dei bisognosi e dei derelitti sociali. Non le Amministrazioni Provinciali e Regionali, persuase, anche se a torto, che il problema sia di sola competenza della Amministrazione comunale. Potranno pagare, per la riapertura dei Navigli, gli investitori privati. Riuniti in Società per azioni, avente come scopo sociale la navigazione sui Navigli, essi vedranno nella iniziativa una operazione redditizia; alla condizione, tuttavia, che il loro investimento assicuri un profitto ragionevole. Da quale fonte potrà arrivare questo profitto?

Arriverà da quanti faranno uso dei Navigli sia per scopi culturali e turistici, ossia per navigare lungo itinerari paesaggistici e monumentali; sia per motivi pratici e funzionali, ossia per effettuare trasporti su acqua sia di merci che di persone. Il biglietto pagato per l’uso dei natanti costituirà la fonte da cui gli investitori ricaveranno il loro reddito. E’ evidente che tale fonte, da sola, non sarà sufficiente ad ammortizzare e restituire il capitale investito, ma costituirà ugualmente una base di partenza, alla quale si aggiungeranno contributi comunali, provinciali, regionali; nonché l’aiuto offerto da banche attraverso prestiti a condizioni di favore.

La riapertura dei Navigli, sia interni, cioè in città, sia esterni, cioè nel territorio, promuoverà nuove iniziative turistiche. Ma tali iniziative non saranno sufficienti a coprire i costi di restauro degli alvei e di gestione del servizio nautico. Oltre alla prospettiva turistica, sicuramente proficua, occorre metterne in conto una nuova, finora mai considerata: la prospettiva di un trasporto su via d’acqua messo a servizio sia dei lavoratori, che arrivano giornalmente da fuori Milano, sia dei cittadini, che ogni giorno si muovono all’interno di Milano. I Navigli possono diventare una via alternativa, e in alcuni casi competitiva, tanto del trasporto su treno, usato nei movimenti extra-urbani, quanto del trasporto su filobus, destinato ai movimenti intraurbani. In particolare i Navigli della cerchia interna, se percorsi nei due sensi da veloci vaporetti, sostituiranno l’attuale filobus n. 94; e forniranno un servizio altrettanto, e forse ancora più efficiente di quello su strada, perché non interrotto da semafori, né arrestato da lunghe code di veicoli fermi agli incroci.

3) La riapertura dei Navigli non è una replica tratta dal passato, ma una innovazione rivolta al futuro. La riapertura dei Navigli non deve essere intesa come un fedele ricalco del loro aspetto originario; né un ripristino di forme e funzioni identiche a quelle avute una volta. Non si devono né si possono ripristinare i Navigli di un tempo, così come ci appaiono in tante note vedute romantiche. Del passato è giusto prendere le idee, non le forme; è giusto adottare i concetti urbanistici, non ricalcare gli aspetti fisici; i quali, tra l’altro, sono impossibili da resuscitare. I Navigli, una volta riaperti, faranno rivivere del passato l’utile progetto di servire la città con un trasporto su acqua, oltre che su strada, ma del passato non riprodurranno le stesse situazioni spaziali, né ripristineranno lo stesso trasporto di merci pesanti, né avranno la stessa funzione esclusivamente mercantile. La rinascita dei Navigli sarà l’occasione per ridisegnare il volto della nostra città, e per offrire una magnifica sfida a cui verranno chiamati gli architetti e gli urbanisti di oggi.

A questa sfida hanno risposto i due primi progetti presentati nello studio Battisti; entrambi hanno colto la straordinaria opportunità di riprogettare una parte non secondaria di Milano. Merita una particolare lode il progetto Cislaghi – Prusicki, il quale ha avuto il coraggio di portare l’acqua dove prima non esisteva; e con ciò ha dimostrato quanto sia sbagliato il ripristino dell’acqua “come era, dove era”, e quanto sia legittimo, anzi opportuno, l’invenzione di una nuova situazione urbanistica, in cui l’acqua diventi elemento qualificante, incomparabile sorgente di vitalità e di utilità. Il 97% dei cittadini, espressisi nel Referendum e favorevoli alla riapertura dei Navigli, sappiano quanto sia delicato ma entusiasmante il riutilizzo dei Navigli per fini non solo estetici ma anche funzionali.

Jacopo Gardella




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