12 luglio 2011

cinema


 

POTICHE, LA BELLA STATUINA

di François Ozon [Francia, 2010, 103′]

con Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Fabrice Luchini e Karin Viard

 

“Il mio posto non è in cucina, il mio posto non è al Badaboom, dov’è il mio posto?” Suzanne Pujol (Catherine Deneuve) domanda candidamente al marito quale debba essere il suo ruolo nel mondo. La fabbrica ricevuta in eredità dal padre é gestita dal marito, la casa viene portata avanti dalle governanti. Cosa resta, quindi, da fare a Catherine Deneuve se non la bella statuina che osserva passivamente l’universo che le gira attorno?

François Ozon riscrive e reinterpreta la creazione originale di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy. Mentre Suzanne porta i segni di una profonda evoluzione, il contesto e la trama restano rigorosamente fedeli all’originale. A seguito di trambusti e rivolte operaie nella piccola impresa Pujol, che danno origine a uno sciopero e al conseguente infarto del padrone, il cinico e autoritario signor Pujol (Fabrice Luchini) è costretto a cedere il potere nelle mani della benevola moglie.

Quest’ultima, imprigionata nelle vesti e nella psiche di una casalinga inerme, senza nulla cui badare, è costretta improvvisamente a uscire dal coma di identità in cui era caduta. Deve prendere in mano le redini della società ricevendo così l’eredità del padre. Il compito impegnativo le permette di scoprirsi una vera donna d’affari, rispettosa e comprensiva con gli operai, idealista ma seduttrice con il deputato comunista (Gérard Depardieu), capace di dare lezioni di femminismo alla figlia (Judith Godrèche) e alla segretaria del marito (Karin Viard).

La presa del potere da parte di Catherine Deneuve e il relativo seguito popolare ricordano la sbocciatura di Ségolène Royale del 2007. I toni del film restano comunque sempre caratterizzati da una forte senso dell’umorismo, i personaggi quasi caricaturali. Luchini è un capo misogino e reazionario, la Deneuve resta, in tenuta da jogging, attonita di fronte a un uccello e a uno scoiattolo. L’allusione alla politica reale non può che rimanere tale, non deve essere presa seriamente. Ma non è un male. François Ozon vuole divertire lo spettatore senza appesantire il tono della sua commedia.

Il successo del film è indubbiamente dovuto anche alla celebre coppia ritrovata del cinema francese Deneuve-Depardieu. Lei borghese e padrona, lui proletario e deputato comunista, vecchi amanti di un pomeriggio di gioventù che si ritrovano per caso. Il regista riserva loro scene ad alta intensità emozionale. Danze, sguardi, ricordi condivisi, queste due leggende del cinema d’oltralpe offrono allo spettatore momenti di pura complicità e di profonda tenerezza.

 

Marco Santarpia

 

In sala a Milano: AriAnteo P.ta Venezia 13 luglio, AriAnteo Conservatorio 2 settembre

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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