5 luglio 2011

PGT: DIRIGENTI E FUNZIONARI, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO


Giovedì scorso al circolo De Amicis durante la riunione indetta dal movimento Milano Civica per Pisapia Sindaco, un’occasione per parlare del PGT, ho avuto modo di ribadire la mia posizione sul dilemma proposto dagli organizzatori: Prendere e poi rivedere o Rivedere e poi prendere. Io sono tra coloro che pensano che si debba rivedere e dunque riesaminare le quasi cinquemila osservazioni dei cittadini, accogliere quelle che vanno accolte nella direzione della nuova politica urbanistica delineata da Giuliano Pisapia nel suo documento programmatico, opinione condivisa dagli altri oratori al tavolo e tra il pubblico.

Anche il neo assessore Lucia De Cesaris, se pure con qualche cautela in mancanza di un pronunciamento formale della giunta, che si avrà venerdì prossimo, si diceva concorde. Nel suo intervento il neo assessore ha detto anche di avere “piena fiducia” nei tecnici comunali che hanno redatto il PGT per il difficile compito del riesame delle osservazioni. Qualche dubbio.

A mio avviso il PGT è un documento pieno non solo di errori tecnici, ma anche di “errori” chiaramente fatti in malafede, di mistificazioni evidenti – com’è evidente che si tratti dell’attività di persone allora probabilmente scelte e promosse in quel ruolo proprio per la loro vicinanza con il precedente potere politico. Aggiunge di avere trovato “molto lavoro svolto”, meno male! È dal 1998 che stanno lavorando sul Piano, dalla prima redazione del Piano dei Servizi, fino alle attività che hanno accompagnato l’approvazione della Legge Regionale 12, fatta notoriamente tenendo d’occhio le esigenze della Giunta milanese. E mi piacerebbe sapere finalmente (l’ho chiesto varie volte), quanto hanno speso, fra consulenze esterne e risorse interne, per preparare quei documenti: vorrei ben vedere che non ci fosse “molto lavoro”.

Rispondendo poi alla preoccupazione di chi teme che vi possa essere una paralisi nell’attività edilizia – per altro stagnante in un mercato fermo – l’assessore ha detto che intende “mandare avanti” molti PII già predisposti. Anche qui qualche dubbio. Sono forse quelli preparati sulla base del noto “Documento di Inquadramento” e che tutti i cittadini che vivono nelle vicinanze dei – fortunatamente – pochi interventi avviati chiedono di cambiare?

Annuncia anche di non volersi occupare solo di PGT, ma di voler far funzionare l’Edilizia Privata (giusto) e “fare un nuovo Regolamento Edilizio”. Certo, quello fatto nel ’99, sempre dagli stessi noti tecnici comunali, ha introdotto surrettiziamente modifiche in parte illegittime – come la definizione di ristrutturazione edilizia – e in parte mal governate – come la liberalizzazione urbanistica dei cambi di destinazione d’uso, prodromo a tutte le “case di Batman” di cui si è riempita la città, per cui sarebbe forse meglio porvi rimedio rapidamente, almeno per alcuni aspetti. Ci sono poi cose altrettanto urgenti, come la delibera sugli oneri di urbanizzazione o l’aggiornamento dei valori di monetizzazione, fatto magari stavolta in modo corretto, visto che l’ultima versione fa perdere all’amministrazione comunale centinaia di migliaia di euro all’anno di mancati introiti. E l’elenco delle questioni alle quali metter mano sarebbe lungo e quel che manca sembra proprio essere il tempo.

Forse bisognerebbe riflettere sulla circostanza che è assai difficile che chi ha gestito tutte queste pratiche e ha steso il PGT sia lo stesso che andrà a mettere in risalto al nuovo Assessore vizi e contraddizioni rispetto a una nuova visione di Piano di Governo del Territorio. Difficile pensare che chi si è reso responsabile d’interventi completamente sbagliati, tipo S. Giulia (a proposito, dov’è il centro congressi?) o il Sieroterapico (e il famoso parco?) oggi sia in prima linea a promuovere il cambiamento. Anche da un punto di vista psicologico difficile che rinneghi provvedimenti in cui ha speso fatica, o persino tradisca l’ispirazione politica (che non è un reato) che tra l’altro gli ha quantomeno facilitato la carriera. E dall’altra parte, chi in questi anni si è battuto contro i provvedimenti della Giunta Moratti ne riconosce il linguaggio e la mentalità, non può non pensare che la generalizzata “piena fiducia” sia ben riposta e, d’altra parte, non suoni invece offensiva nei confronti di chi con questo personale si è finora misurato. Certo, i vincoli di bilancio e la logica della continuità amministrativa impediscono cambiamenti bruschi e radicali ma almeno bisognerebbe cercare di indicare che ci si sta muovendo in una diversa direzione.

Così pure lascia un po’ perplessi l’appello dell’assessore a chi è interessato a contribuire con nuove proposte: “si prepari intanto nel tempo libero, visto che ogni contributo sarà a titolo gratuito”. Ora, non è un problema di incarichi – tema delicato, che si presta a fraintendimenti e strumentalizzazioni – ma qui mi sembra ci sia una grave sottovalutazione tecnica dei compiti che attendono l’amministrazione. Non posso pensare che l’assessore ritenga davvero di riuscire a preparare una nuova delibera di controdeduzione alle osservazioni presentate, in modo da ridisegnare il Piano, avvalendosi da una parte di chi quelle osservazioni le aveva sprezzantemente respinte (bastano i testi delle controdeduzioni che i tecnici e non i politici avevano predisposto, per convincere dell’irrimediabile distanza di posizioni), dall’altra dell’apporto estemporaneo di una banda di allegri buontemponi che “nel tempo libero” smonta e ricostruisce un Piano che, nel bene o nel male, ha richiesto cinque anni di lavoro.

Affidare ufficialmente il compito di redigere una nuova delibera di controdeduzioni a un apposito gruppo di lavoro non è, infatti, solo un problema di remunerazione (anche minima), ma di ruolo e di sostanza. Capisco che probabilmente l’assessore non voglia avere attorno a sé una congerie di urbanisti che l’assilli dandole consigli e cercando di convincerla di qualche nuova teoria accademica ma il problema di un gruppo di lavoro competente, interdisciplinare e soprattutto con i piedi per terra rimane.

Luca Beltrami Gadola



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