28 giugno 2011

“SMART CITY”. DALLA CAMPAGNA ELETTORALE AL BUON GOVERNO


Propongo due quesiti alla nuova giunta: 1) sfrutterà le opportunità operative del crowdsourcing, mirabilmente usate nella fase di contatto con i potenziali elettori. In termini più semplici: smartphone, tablet e computer saranno gli strumenti strategici di un rapporto interattivo eletti – cittadini?; 2) quali saranno le forze guida della giunta, intesa come rete capace di relazionarsi in tempo reale oltre che con il Sindaco (si spera), con gli apparati comunali, i portatori di interesse, le reti globali?

Una giunta in crowdsourcing? La disponibilità dei nuovi supporti tecnologici richiama alcune questioni importanti per il funzionamento della metropoli: la saturazione e l’obsolescenza tecnologica di un sistema di rete progettato a partire dalla fine degli anni ’80, l’indifferenza della pubblica amministrazione nello sperimentare i nuovi modelli organizzativi possibili con le nuove tecnologie telematiche, l’assenza di politiche di divulgazione, tese a elevare il sapere dei cittadini. Sostanzialmente, gli amministratori e le giunte, che avrebbero dovuto gestire la metropoli telematica, non ne hanno colto la funzione strategica per la crescita della civitas, oltre che dell’economia, considerandola un semplice aggeggio di Fastweb.

Il danno sociale che ne è derivato è rilevante, perché non si è sviluppato armonicamente il percorso che oggi ci troverebbe nella posizione di “smart city”, una città in grado di dialogare ad alta capacità con chiunque in ogni momento. La realizzazione della “smart city” è indispensabile per la gestione della città come forum civico, dove i contributi dei cittadini sono parte integrante di un sistema nel quale gli amministratori pubblici hanno contemporaneamente il ruolo di forza guida e di riflessione creativa, alla luce del sistema di preferenze dei cittadini.

Quali forze guida? L’allenatore Fulvio Bernardini, probabilmente il più colto nella storia del nostro calcio, sosteneva che la forza di una squadra è determinata da tre elementi: il portiere, un mediano, il centrattacco. Leggo in questa chiave la Giunta Pisapia, con in porta l’Assessore all’Urbanistica, impegnata a sventare gli attacchi di un settore ad alta illegalità, a centro campo l’Assessore al Bilancio, impegnato a produrre una riflessione sulla ricchezza della metropoli, all’attacco Piero Bassetti con l’importante delega all’internazionalizzazione.

L’Urbanistica è assillata dal PGT, l’impegno dovrebbe essere il passaggio da un’urbanistica fondiaria a una visione di metropoli creativa e condivisa, altamente coinvolgente per i cittadini grazie ad alcune campagne, ad esempio: Campagna 1 – la legalità fa più ricca la città. Nella gran cassa sulle volumetrie è passato quasi sotto silenzio il procedimento di infrazione aperto dall’UE per la non applicazione della Direttiva 2002/91 sul consumo energetico degli edifici. Essa coinvolge l’intera filiere dell’edilizia: dall’Università (per i metodi di analisi proposti), alla regione (per la qualità delle normative), fino agli imprenditori che offrono un prodotto scadente e fuori norma. Una campagna per l’applicazione della nuova direttiva “emissioni quasi 0” oltre a trovare il consenso dei cittadini, ci consegnerebbe una città più vivibile e contribuirebbe all’ ammodernamento del settore delle costruzioni.

Campagna 2 – allineiamoci all’Europa. Attualmente l’azione dell’UE è concentrata sulla riqualificazione urbana all’interno del programma Europa 2020 la cui missione è una città smart, sostenibile e inclusiva. La città smart (di cui abbiamo parlato al punto precedente) è strumento della sostenibilità in quanto, grazie alla dematerializzazione, contribuisce alla riduzione dei consumi di risorse. Per riqualificazione urbana si intende quindi un processo antitetico a quello disegnato dal PGT: non consumo di materia in termini di metri cubi, ma dematerializzazione. Le nuove tecnologie di riqualificazione inoltre sono funzionali al raggiungimento dell’obiettivo dell’inclusione, grazie al fatto che generano occupazione.

Anche il Bilancio è chiamato a rinnovare i suoi criteri, in quanto deve rispondere, oltre che dell’equilibrio delle risorse monetarie e finanziarie anche dell’equilibrio delle risorse naturali e umane. E’ auspicabile che Milano si risvegli dal suo torpore contabile e avvii una rendicontazione integrata basata anche sul monitoraggio della velocità con cui la pubblica amministrazione aumenta la sua produttività e la città riduce il consumo di risorse naturali, ossia misuri il progresso della metropoli verso la sua modernizzazione sostenibile.

E l’internazionalizzazione? Per esportare occorre avere modelli competitivi. Quindi abbandonando le pessime archistarlet, che ci consegnano le caricature di modelli urbani per lo più anglosassoni, approfittando della presenza di Milano nella rete C40, il cui obiettivo è definire il modello di una metropoli sensibile ai cambiamenti climatici e coerente con la strategia di Europa 2020, potremmo sperimentare nuovi livelli di urbanità, creando nuova occupazione nella direzione del green new deal. Con questi prototipi potremmo avviarci lungo la nuova via della seta, un mito/realtà che occorre coltivare, dando il nostro contributo alla realizzazione della nuova metropoli euro-asiatica.

Giuseppe Longhi



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