28 giugno 2011

LA TORRE DI BABELE: LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE BOERI


Questo è il periodo degli esami, in Università. Come ogni anno interrogo decine e decine di ragazzi che frequentano il primo anno della Laurea specialistica in Economia e Gestione dei Beni Culturali in Università Cattolica. Insegno Museologia e quindi con loro parlo di musei e, facendolo, faccio riferimento principalmente a Milano e in generale ai temi della cultura cittadina. Ragazze e ragazzi molto in gamba, appassionati e desiderosi di poter lavorare nell’ambito delle istituzioni culturali della città. In realtà sappiamo tutti che pochi di loro, una minima percentuale, avrà accesso alla gestione dei beni culturali.

Lauree, competenze, entusiasmi buttati al vento in un Paese in cui i giovani pagano il prezzo altissimo non solo di una mancata politica a loro favore, ma soprattutto di una mancata politica in materia culturale, quasi che invece che in Italia e a Milano fossimo nel centro dell’Africa. Indignati. Ma non ancora a sufficienza per far sentire forte la loro protesta. Io sto dalla loro parte e non posso non ricordare che, giovanissimo, ho potuto partecipare a un concorso per la direzione dei Musei Civici di Monza e vincerlo, senza essere monzese, senza raccomandazioni, senza che nessuno potesse dire di me che avevo vinto perché di sinistra o di destra, cattolico o ateo. In gioco erano solo le mie competenze.

Partiamo da qui: dal merito. O si chiarisce che lavorare nell’ambito culturale richiede specifiche competenze o non ci si deve stupire del disastro a cui assistiamo. Musei, biblioteche, teatri e via dicendo richiedono persone competenti, libere da pregiudizi ideologici, appassionate di verità e di bellezza. Assessore Boeri, la prego, verifichi questa cosa e parta da qui per quel lavoro che ha promesso a tutti noi.

Chiami i giovani e li vagli uno per uno. Si stupirà di trovarli così bravi, così generosi, così capaci di reinventare il mondo. Lasci perdere la politica e non abbia pregiudizi. Lavori con tutti, che siano del suo partito o di qualunque altro. Verifichi che siano intelligenti e onesti e chieda a loro di dare il meglio, riconoscendo loro una giusta mercede. Ne faccia una questione di merito.

Mi dirà che non ci sono soldi e che sono un sognatore. Mi permetta di dirle che i quattrini per le cause giuste si trovano e poi non si tratta di costruire la Torre di Babele, ma di mettere in circolo le mille e diverse voci delle nuove generazioni. Nei musei di matrice anglosassone l’ufficio fund raising, quello del marketing ecc. conta una decina di persone. Noi nella migliore delle ipotesi ci rivolgiamo a costose agenzie esterne che, in genere, si rivolgono alle grandi banche, ai grandi sponsor, senza sviluppare quelle strategie di solidarietà che nascono dalla convinzione di cercar soldi per un bene comune. Emergency sa valorizzare il singolo euro. Il Fai si fonda sul volontariato. Il “porta a porta” è oggi una risorsa da riprendere in considerazione anche in ambito culturale.

Le grandi banche oggi costruiscono nuovi musei. Forse dobbiamo interpellarle in modo diverso, convincendole dell’importanza di investire su Brera, sul Castello Sforzesco, sull’Ambrosiana, sul Poldi Pezzoli ecc. Forse, caro Assessore, dobbiamo riprendere in considerazione l’idea della rete dei musei cittadini e, almeno per quanto riguarda i musei civici, di quella Fondazione di cui si è spesso parlato. Sarebbe un’occasione buona per far sedere intorno a un medesimo tavolo il pubblico e il privato, coinvolgendo quest’ultimo nella gestione e sviluppando idee di tipo aziendale, senza nulla togliere al sistema dei valori, a quell’identità che costituisce la struttura portante dei singoli musei.

Milano è poi una città universitaria. Perché non parliamo di cultura nei diversi atenei, aprendo dibattiti e coinvolgendo docenti e studenti in attività specifiche? Da lì potrebbe prender vigore quell’internazionalità che dal business non riesce a calarsi nella vita di tutti: le mostre, i campus estivi, un turismo meno casuale ecc.

Da ultimo due parole sul contemporaneo. Se da un lato dico basta nuovi musei, facciamo funzionare quelli che ci sono, dall’altro credo che non si possa rinunciare a un grande polo della contemporaneità, dove i molteplici linguaggi dell’arte, del design ecc. si mescolino alla poesia, alla scrittura, al cinema, al teatro e soprattutto alla musica. Un grande polo a cui possano afferire istituzioni come la Triennale, ma anche il Piccolo, la Scala, il Conservatorio…le gallerie ecc. ecc. Ho citato prima la Torre di Babele e l’immagine mi sembra pertinente: tende verso l’alto, all’infinito, sfiora il cielo e nel contempo spiega mitologicamente l’origine delle differenze di linguaggio tra gli uomini.

Paolo Biscottini



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