28 giugno 2011

UN PROGRAMMA PER LA CASA SOCIALE A MILANO. “SI PUÒ FARE!”


Anche nel settore abitativo va dato un tempestivo e chiaro segnale che il vento è cambiato, e non può che consistere in risultati concreti: case assegnabili, in tempi brevi. Il cambiamento cioè deve essere visibile anche nei tempi di attuazione dei programmi, nel passare dalle chiacchiere ai fatti. Chiacchiere sono rimasti i 20.000 alloggi per fasce deboli annunciati (sulle famose 40 e più aree a standard comunali) dal Piano Verga (giunta 2004, consiglio 2005) e di cui 6 anni dopo si possono vedere si e no 1000 alloggi costruiti e anche questi solo in parte assegnati.

Dunque, marcare una svolta significa puntare a risultati concreti, in tempi ragionevoli. Per questo è necessario passare decisamente da favoleggiate e mitiche nuove realizzazioni verso il recupero, la ristrutturazione, il riutilizzo e il completamento dell’esistente. L’indicazione è del resto contenuta nel programma elettorale del nuovo sindaco oltre ad essere coerente con la esigenza non secondaria di contenere i consumi di suolo. Che fare, dunque?

In primo luogo occorre rapidamente metter fine allo scandaloso spreco delle migliaia di case pubbliche (fra 2 e 4.000 solo a Milano, di proprietà comunale e di Aler) vuote, degradate, “lastrate” o occupate abusivamente. I pochi esempi di riqualificazione (di “sottosoglia” sparsi, delle Quattro Corti” di Stadera, ecc.) frutto in questi anni di laboriosi accordi fra settore pubblico e Terzo Settore, dimostrano che si può fare e che, se ci fosse la volontà, si potrebbe fare in tempi brevi e in misura più ampia.

Si pensi allo stato di abbandono dello storico quartiere di via Solari 40, realizzato nel 1905 dalla Società Umanitaria, un esempio meraviglioso di abitazione sociale dotata di servizi, dove quasi la metà dei 215 alloggi sono vuoti o occupati abusivamente e dove giace inutilizzato dal 2007 un finanziamento (decreto Martinat) per la sua ristrutturazione. Uno spreco non più tollerabile, e ve ne sono molti altri. Molto più grandi sono i numeri dello sfitto privato. Si tratta di alcune decine di migliaia di case che attendono solo un aiuto all’incontro fra domanda e offerta per essere almeno in parte rimessi in circolo.

L’Agenzia per la casa prevista dal programma elettorale del nuovo sindaco (e già in passato più volte annunciata dall’assessorato alla casa), può e deve ora partire immediatamente, sull’esempio di esperienze virtuose come quella torinese, ma con obiettivi – che oggi mi paiono possibili nel nuovo “clima” – quantitativamente molto più ambiziosi.

In qualche modo attribuibili al campo del “recupero” sono infine anche quelle operazioni, di nuova costruzione su aree a standard e che derivano dai tre bandi comunali “Abitare a Milano” e da quello di Fondazione Housing Sociale. Gli alloggi di “Abitare a Milano 1” sono gli unici già costruiti ma solo uno dei quattro interventi è già utilizzato. Cosa si aspetta ad assegnarli? Per “AaM 2”, vi sono i progetti definitivi approvati ma da troppo tempo si esita a fare le gare d’appalto. Di “AaM 3” (più noto come “8 aree”), a tre anni dall’aggiudicazione di 6 delle 8 aree, solo parte delle convenzioni sono firmate. Lo stesso vale per le tre aree di FHS.

Al completamento di questo pacchetto, per un totale di circa 2000 alloggi in affitto, può e deve essere impressa una decisa accelerazione con l’obiettivo, possibile, di completare le assegnazioni entro tre anni, anticipando naturalmente l’utilizzo degli interventi che via via vengono ultimati. C’è poi da rimettere a bando le 2 aree (delle 8 ) andate deserte (Ponte Lambro e Tre Castelli) e da rimodulare la nona (De Finetti), finanziata dal medesimo Accordo Quadro di Regione Lombardia per alloggi di sociale e moderato e mai messa a bando per indisponibilità dell’area stessa. Altri 1.000 alloggi in affitto.

Agendo sull’insieme di queste modalità di intervento è realisticamente possibile programmare nella città un incremento dell’offerta abitativa sociale di alcune migliaia (fra 5 e 10.000 alloggi, direi) entro la fine del mandato della nuova giunta: ancora insufficienti a coprire l’intera domanda, ma segno di una vera inversione di rotta rispetto al passato, e che comunque rappresentano una risposta significativa, capace di incidere sul mercato e di avviare una mobilità virtuosa nei (e fra) i comparti dell’affitto (pubblico, privato-sociale e privato).

In tutte queste iniziative va valorizzato il ruolo che il privato sociale, embrione di un Terzo settore abitativo, pur operando in un contesto poco amichevole, ha mostrato di saper svolgere assicurando un buon risultato, sia dal punto di vista della qualità urbana che da quello dell’integrazione e accompagnamento sociale. Inoltre, è necessario recuperare unità e coerenza nell’azione amministrativa, superando la mancanza di comunicazione che ha caratterizzato i rapporti fra gli Assessorati alla Casa e all’Urbanistica nella precedente giunta e che ha ancor più ridotto l’efficacia delle deboli politiche abitative sviluppate.

Da ultimo, non si può tacere che la dimensione comunale appare del tutto inadeguata a governare tanto le politiche territoriali quanto la programmazione dell’offerta abitativa ma di questo è ben consapevole la nuova giunta che infatti intende rivedere il Pgt a partire da una visione metropolitana. All’interno di questa quindi andranno inserite anche le linee di intervento per la casa a Milano che ho cercato di indicare.

Sergio D’Agostini



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