21 giugno 2011

PGT LA TERZA VIA. COME USCIRE DAL GUADO


Le considerazioni di Michele Sacerdoti sul-l’ultimo numero di “ArcipelagoMilano”, in gran parte condivisibili, rischiano però di schiac-ciare il dibattito su che cosa fare del PGT Moratti (una delle questioni più urgenti e deli-cate su cui dovrà pronunciarsi la nuova giun-ta Pisapia) su una sola alternativa: revocare interamente il Piano e procedere a farne uno nuovo; oppure renderlo efficace e procedere a una variante generale. Entrambi le ipotesi, a mio parere, presentano problemi gravi e difficilmente risolvibili. C’è fortunatamente una terza ipotesi, presentata fra l’altro da Luca Beltrami Gadola su “la Repubblica” del 7 giugno, che a mio parere permetterebbe di uscire meglio dall’impasse.

Come premessa, va innanzitutto precisato che la valutazione su come sia più opportuno procedere nei confronti del PGT dipende chiaramente dal giudizio che se ne dà. Chi, anche a sinistra, ne dà un giudizio sostanzialmente positivo, è normale non sia preoccupato. Le valutazioni che seguono riflettono invece un giudizio negativo sullo strumento: non tanto sulla metodologia del PGT (che contiene anche aspetti apprezzabili), quanto su alcune scelte di merito fatte: volumetrie edificabili, servizi, risorse a disposizione, tutela dei beni storici e paesaggistici, traffico, ecc.

Si ritiene insomma che il piano sia sbagliato in molte scelte e che quindi vada cambiato radicalmente e in fretta, prima che dispieghi i suoi effetti; per farlo, i modi a disposizione sono sostanzialmente tre: a) revoca; b) variante; c) annullamento; tre modi da valutare non solo da un punto di vista tecnico, ma anche in termini di opportunità politica e di efficacia normativa.

Il primo modo (revoca) ha molti difetti. Si espone a impugnazioni e richieste di indennizzo; dopo il 30 settembre non si potrebbero neanche approvare piani attuativi conformi; ci sarebbe pochissimo tempo (un anno e mezzo) per fare un nuovo piano prima della scadenza regionale del 31 dicembre 2012. C’è chi dice che ce la si può fare, ma i tempi medi di redazione di un PGT sono due-tre anni; la procedura di approvazione richiede mediamente circa un anno. L’attuale PGT in realtà l’hanno iniziato a studiare nel ’98 (non ci credete? c’è una delibera di Albertini che assegna appunto questo compito all’ufficio urbanistica), ufficialmente hanno iniziato nel 2005 e terminato nel 2011, sei anni.

Poniamo che si possano utilizzare le analisi già svolte e risparmiare un po’ di tempo, ma Milano è una realtà estesa e complessa, anche andando come dei treni dubito che ci si metta meno di due-tre anni, tenendo conto anche del probabile ostruzionismo del centrodestra. E quindi anche la scadenza del 31 dicembre 2012 è quasi di sicuro irraggiungibile (e sicuramente la Regione stavolta non darebbe una mano, anzi).

In buona sostanza se la nuova amministrazione procedesse come propone Sacerdoti, ci sarebbero buone probabilità di non fare nessun tipo di intervento urbanistico (né buono né cattivo) nei prossimi due-tre anni. Questo la città non se lo può permettere, e non tanto per la questione oneri (che non sono una voce così rilevante del bilancio comunale, circa il 5% degli importi, importante certo, e da non sottovalutare, ma non necessariamente decisivo), ma proprio per la natura stessa della città, dinamica, economica, con molti problemi irrisolti che non ci si può permettere di rimandare. E’ quindi sostanzialmente una soluzione da evitare.

Il secondo (variante), più lineare da un punto di vista tecnico e politico, ha anch’esso molti difetti: il PGT Moratti inizierebbe comunque ad attuarsi e i valori fondiari a consolidarsi (compravendite, aspettative, ecc.); la procedura per arrivare a un’adozione (e quindi alle misure di salvaguardia) è comunque lenta; non si può pensare neanche di accelerare i tempi modificando solo il Documento di Piano, perché molti dei peggiori difetti del PGT sono nel Piano delle Regole (60% della nuova volumetria, sostanzialmente mediante titolo abilitativo edilizio, senza piano attuativo; nessuna tutela dei valori nelle zone periferiche, ecc.) e nel Piano dei Servizi (smantellamento dei servizi esistenti, procedure vaghe e farraginose, ecc.). Anche questa soluzione appare quindi piena di difetti e se possibile da evitare.

Il terzo modo (annullamento) può essere più rapido ed efficace, soprattutto se si limitasse ad annullare la delibera di approvazione del PGT, facendo salve l’adozione e le osservazioni presentate. In questo caso basterebbe controdedurre e approvare di nuovo il Piano, apportandovi tutte le modifiche radicali necessarie. Anche da un punto di vista politico sarebbe sostenibile, visto che in Consiglio Comunale la posizione della minoranza era appunto a sostegno delle osservazioni. C’è chi non condivide questa soluzione, perché teme che le osservazioni tocchino solo aspetti marginali; ci sono però osservazioni (ho presente ad esempio quella presentata dal Legambiente con altri, ma ce ne sono anche delle altre) che mi sembrano investano punti cruciali del PGT, proponendo modifiche radicali ma perseguibili.

Come da premessa, il problema principale sarebbe però di tipo amministrativo-normativo: si può fare? E come? Fermo restando che le verifiche da fare sono da parte degli avvocati, si possono delineare diversi problemi e relative soluzioni: 1) chi annulla? Lo può fare il Tar a fronte di un ricorso, ma lo può fare anche Sindaco in via di autotutela. Bisognerebbe motivare dimostrando un’evidente illegittimità e i conseguenti rischi per l’amministrazione comunale. In questo senso i ricorsi (quello già presentato, ma anche eventualmente altri) possono solo aiutare; 2) la scadenza massima dei 90 giorni per l’approvazione è già superata, non c’è il rischio di rendere inefficace il tutto? C’è una sentenza recente del Tar (10 dicembre 2010, PGT di Uboldo) che dice che il termine è ordinatorio, e che prevale il principio costituzionale del buon andamento dell’azione amministrativa; annullando le sole controdeduzioni si potrebbe ripartire dunque da lì.

Se si decidesse di perseguire questa terza strada (annullamento), gli interventi da fare devono però essere immediati: 1) innanzitutto sospendere la pubblicazione del PGT (prevista per il 27 giugno) e quindi la sua efficacia. Questo è indispensabile per fermare il contenzioso e le richieste di danni; 2) iniziare a preparare da un punto di vista tecnico le nuove controdeduzioni alle quasi 5.000 osservazioni; 3) annullare come detto la delibera di approvazione e procedere a una nuova approvazione del Piano; 4) avviare comunque il procedimento per la formazione del nuovo PGT veramente nuovo, con i tempi tecnici e politici e tutto il dibattito culturale necessari, senza la spada di Damocle delle scadenze regionali.

 

Gregorio Praderio



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti