14 giugno 2011

musica


 

ANCORA INTORNO A BACCHETTI

Dobbiamo tornare a parlare di Andrea Bacchetti – ne avevamo già parlato nell’aprile del 2009 e nel gennaio di quest’anno – perché i suoi concerti hanno sempre qualche cosa di sorprendente e viene fatalmente la voglia di commentarli, di solito per apprezzarne la qualità, talvolta per commentarne alcune bizzarrie. Bacchetti è conosciuto e apprezzato come pianista bachiano tanto che è difficile dimenticare le sue esecuzioni delle Variazioni Goldberg, sempre rigorose e penetranti, ancorché l’ultima volta gli abbiamo dovuto contestare una esecuzione senza i ritornelli che ci apparve profondamente sbagliata.

Sorprendentemente, invece, nel programma del concerto di lunedì scorso, ospite come sempre delle Serate Musicali al Conservatorio, Bach non compariva affatto; c’erano invece ben 15 titoli fra Sonate e Minuetti – di Galuppi, Marcello, Paisiello, Soler, Scarlatti e Rossini – tutti mediamente brevi come sono normalmente le musiche settecentesche per clavicembalo, e da lui eseguiti senza alcun intervallo e senza interruzioni, uno dopo l’altro, rifiutando gli applausi come per non perdere la concentrazione. Due ore abbondanti di musica à-bout-de-souffle!

Fin qui nulla di eccezionale se non l’obiettiva fatica dell’ascoltatore che, ovviamente, in queste condizioni stenta a seguire il programma, rischia di confondere gli autori, fatica lui – più che il pianista – a concentrarsi sul singolo pezzo per fissarne e goderne il senso, e un po’ finisce per perdersi nell’affastellarsi dei temi.

A sorpresa, poi, Bacchetti ha infilato in mezzo a un programma tutto settecentesco – con l’eccezione della “Tarantelle pur Sang” di un Rossini tardivo (tratta infatti dai “Péchés de vieilesse”) e tuttavia ammiccante verso un genere musicale squisitamente barocco – le “Rimembranze” del compositore padovano Guido Alberto Fano, scritte nel 1892 e intrise del più piagnucoloso romanticismo. Che c’azzeccavano? Preceduti dalla affettuosa ma eccessiva presentazione da parte del nipote del compositore – che ringraziando Bacchetti prima dell’inizio del concerto ha voluto raccontare la vita del nonno e ricordare gli anni in cui questi insegnò proprio nel Conservatorio milanese – quei cinque pezzi brevi erano tanto fuori luogo che sono riusciti a sgretolare la struttura del concerto e a distruggerne l’atmosfera (che fatica infatti, subito dopo il Fano, riprendere da Scarlatti!).

Non sarebbe tuttavia valsa la pena di intrattenere su questo concerto i miei pochi e preziosi lettori se non fosse arrivata, alla fine, una straordinaria sorpresa. Dopo un primo bis (il Notturno di un poco noto allievo di César Franck e dunque, inopinatamente, ancora un pezzo molto romantico) il Nostro si è finalmente ricordato della sua vocazione bachiana e ci ha fatto dono della splendida Toccata e Fuga in Mi minore BWV 914. E’ stata una sorta di rivelazione.

La forza di questa musica – peraltro perfettamente coeva, a eccezione ovviamente dei due romantici, di quella eseguita durante l’intero concerto – è stata tale da rimpicciolire ancor più i già brevi pezzi fin qui ascoltati, da ridurli a frammenti quasi inconsistenti, da trasformarli in divertissement senza peso e senza storia. Si è potuto toccare con mano quanto rivoluzionario sia stato, nella prima metà del settecento, l’arrivo sulla scena di Bach, osservare come la sua musica non abbia nulla da spartire con l’imperante barocco di quegli anni, quale e quanta sia stata la grandezza di quell’incredibile organista di provincia.

Mettiamo a confronto qualche data: Bach nasce nello stesso anno (il 1685) di Domenico Scarlatti e di Georg Friedrich Händel; per stare agli autori eseguiti da Bacchetti, dei due veneziani Benedetto Marcello è di un anno più giovane e Baldassarre Galuppi di 21, mentre il tarantino Giovanni Paisiello nasce addirittura quando Bach ha già 55 anni. Se invece andiamo indietro nel tempo troviamo di poco più vecchi di Bach i veneziani Tommaso Albinoni (1671) ed Antonio Vivaldi (1678), poi il francese François Couperin (1668), l’inglese Henry Purcell (1659), fino al romagnolo Arcangelo Corelli (1653).

Come possiamo considerare la musica di Bach, soprattutto quella strumentale e in particolare quella per tastiera (come è noto Bach non faceva troppa differenza fra esecuzioni all’organo, al cembalo o più tardi al fortepiano) appartenere a quel contesto cosiddetto “barocco”? Sentire quella Toccata e Fuga dopo un concerto quasi interamente dedicato alla musica barocca ha avuto l’effetto di marcare platealmente la gigantesca distanza che separa Bach dai suoi contemporanei. E se era questo che voleva dirci Bacchetti, complimenti, l’operazione è riuscita perfettamente.

 

 

Musica per una settimana

Siamo proprio ai saldi di fine stagione, e cioè

* mercoledì 22, al Conservatorio, la chiusura della stagione della Società dei Concerti con gli Stuttgarter Philharmoniker diretti da Alan Buribayev e il Württembergischer Kammerchor diretto da Dieter Kurz, che eseguono la Romanza in fa maggiore opera 50 di Beethoven, il Concerto n. 2 in mi minore opera 64 per violino e orchestra di Mendelssohn (violinista Uto Ughi) e The Planets di Holst per coro e orchestra

* alla Scala, finita la stagione della Filarmonica, in giugno restano le ultime tre opere del cartellone e cioè: 1) l’Attila di Verdi diretta da Luisotti con la regia di Lavia, che va in prima lunedì 20 con repliche del 22, del 24 e poi di luglio fino al 15 quando la Scala chiude per l’estate; 2) L’Italiana in Algeri di Rossini – diretta da Antonello Allemandi per la regia di Jean Pierre Ponnelle ripresa da Lorenza Cantini – la cui prima sarà giovedì 30 e diverse repliche in luglio; 3) Roméo et Juliette di Gounod – le due ultime repliche – con la direzione di Yannick Nézet-Séguin e la regia di Bartlett Sher che va in scena martedì 21 e giovedì 23

 

Sarà invece opportuno cominciare a studiare i programmi e le offerte di abbonamento per la prossima stagione, tutti ormai pubblicati sui siti – ricordiamo – di:

* Orchestra Verdi

* Pomeriggi Musicali

* Serate Musicali

* Società del Quartetto

* Società dei Concerti

* Milano Classica

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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