7 giugno 2011

E SE IL VOTO FOSSE UN TAXI?


E se il voto milanese fosse come il taxi? Lo si è preso per fare un tratto di strada e poi si scende: si vota un sindaco o una coalizione perché è l’unico modo per liberarsi di un incubo, la Moratti e la sua Giunta, e tutto finisce lì. Questo rischio c’è e qualche segnale si avverte già. Forse qualcuno dovrebbe porsi il problema di fidelizzare questo elettorato ancor prima di dedicarsi ad accontentare le aspettative dei Partiti: la fidelizzazione parte proprio dall’aderenza alle dichiarazioni in campagna elettorale fatte dal sindaco sia ai cittadini elettori sia alle più di 2.000 persone – tra candidati al Consiglio comunale e candidati ai Consigli di zona – che hanno lavorato sotto la bandiera del centro sinistra, per non parlare di tutti i volontari delle officine, dei circoli e dei gruppi di opinione che sono andati viva via formandosi.

È probabile che almeno in 4 mila si siano attivati personalmente per portare al successo il centro sinistra. Questa gente si aspetta molto dal nuovo sindaco perché su tutti i fronti le sue promesse sono state chiare a cominciare proprio da quelle che riguardano gli eletti o le persone chiamate a formare la Giunta partendo dall’incompatibilità assoluta dei doppi incarichi, anche se non esplicitamente prevista per legge o per statuto dei singoli organismi o delle singole aziende partecipate. Vogliamo anche parlare dalla famosa “partecipazione”? Quando comincia? Forse chi si è speso in questa campagna elettorale potrebbe anche ritenere che la sua opinione debba avere un qualche peso proprio nelle prime decisioni, quelle che sono l’imprinting di una Giunta, o almeno essere “informato” delle decisioni prese e delle ragioni delle decisioni stesse.

Mi si dirà che sto vagheggiando di democrazia plebiscitaria, parente stretta del populismo. Non è così. Di meccanismi di partecipazione ne abbiamo discusso sino alla noia e qualche idea era pure venuta fuori. La verità è che soprattutto nel maggior partito del centro sinistra l’ipotesi di una vittoria elettorale ha cominciato a prender corpo solo a meno di tre settimane prima della scadenza elettorale. Fino a quel momento tutta l’attività era concentrata da parte degli uscenti a garantirsi il posto non essendo certi di restare in sella in caso di esiti meno trionfali di quelli oggi, per altro oggetto di commento e d’inutili analisi di flussi e risultati. Come dice Walter Marossi a conclusione del suo articolo su questo numero di Arcipelagomilano, ” i numeri delle elezioni il giorno dopo sono banali, tuttavia non servono per delineare una strategia politica perché è come nel calcio: ogni partita è una partita a sé.“.

Non si è comunque voluto capire quale ruolo abbiano giocato i giovani al primo voto, non si è capito che la tanto biasimata “società civile” si era svegliata, non si è capito che per la prima volta nella storia delle elezioni a doppio turno molti di quelli che al primo si erano astenuti sono andati a votare al secondo, non si è capito che prepararsi alla vittoria intravvista non significava cominciare a pensare alle poltrone da spartire e alle alleanze divenute improvvisamente probabili ma pensare a come predisporre i meccanismi di partecipazione degli elettori e della “cittadinanza avvertita” alle prime inevitabili urgenti scelte in merito al ponte di comando e a chi vi dovesse salire. Chi sta dando voce a questi segmenti della società? Ci auguriamo tutti di essere presto nuovamente richiamati alle urne per delle elezioni politiche delle quali queste amministrative possono essere una anticipazione, soprattutto nel metodo. Oggi non è così, sembra un ritorno al passato e allora il voto tornerà ad essere un taxi. Per andare dove?



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti