31 maggio 2011

REFERENDUM NAZIONALI: BLOCCARE LE FOLLIE


Con la firma del Presidente Giorgio Napolitano è stato promulgato il “decreto Omnibus” che di fatto annulla il quesito legato al nucleare, sul quale i cittadini erano stati chiamati a esprimersi il 12 e 13 giugno 2011 insieme agli altri referendum. Adesso aspettiamo che il 1° giugno la Cassazione ci dica se con il Decreto del Governo la ripresa del nucleare è solo sospesa o cancellata, come hanno chiesto proponenti e sottoscrittori del referendum.

Questa la sintesi della Corte Suprema di Cassazione, in relazione a ciascuno dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili: n. 1 “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione”; n. 2 “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito”. Abrogazione parziale di norma; n. 3 “Nuove centrali per la produzione di energia nucleare”. Abrogazione parziale di norme; n. 4 “Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale”.

Il decreto del Governo è un pacchetto cumulativo che sospende solo temporaneamente la costruzione di nuove centrali nucleari, permettendo al governo di riavviare il programma a un anno di distanza. Non abbiamo un Piano Energetico Nazionale ma forse si è più preoccupati di mantenere i contratti già definiti piuttosto che riflettere sulla partecipazione popolare per l’ambiente e la salute. Se la Cassazione confermasse il referendum potremmo avere il paradosso di un voto referendario che si ritorcerebbe contro i proponenti perché a questo punto si abrogherebbe la sospensione della ripresa nucleare. La Cassazione potrebbe sollevare la questione, investendo la Corte costituzionale per trovare una soluzione rispettosa dell’istituto referendario.

Nei paesi europei la situazione è diversa ed evita confusione e sconcerto negli elettori. Il pronunciamento della Cassazione è importante anche per la ricaduta sui quesiti che riguardano l’acqua, la sua natura proprietaria e la sua gestione. Perché è esplicita e dichiarata la volontà del Presidente del Consiglio di evitare il voto referendario attraverso decreti. Come denunciato da diversi giuristi queste scelte costituiscono un caso di scuola di abuso del potere della maggioranza ai danni del pronunciamento diretto tramite referendum del corpo elettorale. L’utilizzazione della forma del decreto legge manca, con tutta evidenza, dei requisiti costituzionali della necessità e dell’urgenza, se non quella di non fare pronunciare i cittadini italiani su questioni vitali per la democrazia, come l’uguaglianza di fronte alla legge, sulla vita, come per le fonti energetiche e l’acqua.

Il governo che non ha potuto fare un decreto per sospendere le elezioni amministrative cerca con ogni mezzo di impedire il legittimo esercizio del pronunciamento popolare richiesto da oltre due milioni di cittadini che hanno firmato per i referendum. Eppure i cittadini hanno dimostrato di non essere solo dei telespettatori da affidare all’accumulo di share attraverso le simulazioni del linguaggio pubblicitario. In Sardegna, dove il referendum locale sul nucleare era abbinato alle amministrative, non solo c’è stato il quorum, ma hanno vinto decisamente i sì, anche se la regione è governata dal centrodestra. Non si vuole una partecipazione informata all’esercizio della democrazia diretta. Con eccesso di zelo o di sfrontatezza questo atteggiamento viene esercitato anche nella comunicazione istituzionale e dove non coincide con la legislazione vigente basta trascurarla o raccontarla altrimenti.

Dalla Home Page del sito del Ministero della Salute non è stato possibile raggiungere alcune pagine del Decreto del marzo 2010 relativo al piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radioattive. In questo momento l’Italia non è in pericolo ma il disastro in corso a Fukushima chiede una attenta analisi e una informazione tempestiva per l’assunzione delle precauzioni necessarie in vista di una possibile ricaduta di Cesio radioattivo 137 e Cesio 134 sui nostri campi e sui nostri cibi.

Proprio acqua ed energia rimandano a una consapevolezza nuova della responsabilità di ogni cittadino verso la politica pubblica. L’acqua non è un bene pubblico è un bene comune. Indipendentemente dalla proprietà formale la gestione è la proprietà sostanziale che mette i soldi, investe e fissa il costo. I partiti nel nostro diritto sono soggetti privati anche se occupano e si spartiscono da decenni la sfera pubblica. Nell’articolo 43 della Costituzione troviamo il riferimento per un ruolo attivo della cittadinanza. E a Parigi, dove il privato ha fallito, troviamo la conferma: oggi nella gestione pubblica la società civile ha un ruolo fondamentale sul controllo del servizio.

Così per l’energia la Corte Costituzionale ha chiesto di colmare un vuoto normativo per utilizzare le enormi potenzialità espositive dell’Italia. Il coordinamento di analisi e valutazione degli edifici nei condomini, per l’efficienza e l’efficacia energetica, dell’offerta tecnologica e delle diverse soluzioni finanziarie, incentivi compresi, risulterebbe positivo per la bilancia energetica, per i bilanci familiari e per l’ambiente. La qualità delle relazioni sociali tra i condomini e tra i cittadini e la pubblica amministrazione ne risulterebbe migliorata e con essa il senso civico, premessa per buone politiche e buoni politici. Perché considerare i cittadini come soggetti non in grado di riflettere e decidere sui referendum e invece soggetti in grado di votare partiti e candidati alle elezioni? La Costituzione non dice questo.

Fiorello Cortiana



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