31 maggio 2011

I GIOIELLI DI FAMIGLIA: PIAZZA SANT’ALESSANDRO


È poco elegante usare la parola “gioiello” per commentare Piazza Sant’Alessandro, ma è la parola che meglio rende l’immagine di questo piacevole e raccolto spazio pubblico, completamente circondato da costruzioni antiche. Tra le quali due sono di notevole interesse perché di valore monumentale: la Chiesa di Sant’Alessandro, che occupa tutto il lato est della piazza; il Palazzo Trivulzio, che occupa tutto il lato ovest. Gli altri due lati sono chiusi da vecchie case miracolosamente scampate ai bombardamenti della guerra.

Ci sono tutte le premesse per fare di questa piccola piazza un luogo di ritrovo, di sosta, di conversazione; un posto tranquillo e accogliente, collocato in una zona centralissima della città. Ma una simile prospettiva per ora è del tutto inattuabile: sulla piccola piazza sboccano quattro strade di traffico intenso; l’area non occupata dalle corsie è interamente destinata a parcheggio di motocicli. Ecco come Milano trascura i suoi “gioielli”. Li possiede, e neppure li conosce. Appartengono a lei, ma non sa valorizzarli. Ha perso il desiderio e l’orgoglio di esibirli. Non ha più l’ambizione di metterli in mostra e di vantarsene.

Che fare per dare vita a Piazza Sant’Alessandro? Anzitutto chiuderla al traffico; e far cessare l’intenso movimento di auto che l’attraversa ininterrottamente. In secondo luogo, abolire il parcheggio e togliere i motocicli che offendono la vista della Chiesa. In terzo luogo promuovere operazioni volte al rilancio della Piazza, e mirate a favorire la nascita di nuove attività, in accordo con gli Amministratori pubblici. Esiste, all’angolo della Piazza con via Amadei, un bar ospitale che spinge cautamente i suoi tavolini nel tratto di sagrato antistante. Se non corressero il pericolo di venire travolti i tavolini potrebbero aumentare e il bar diventare più intensamente frequentato.

Esiste anche, nella stretta via Amedei, confinante con il bar ma non affacciato alla Piazza, un noto ristorante toscano. Se le due gestioni, del bar e del ristorante, arrivassero a un accordo per usare in comune il tratto di sagrato antistante al bar, si troverebbe posto, sia per i tavoli da aperitivo, sia per quelli da pranzo. Ciò presuppone tuttavia la volontà di una intesa tra le due gestioni, per raggiungere la quale il Comune dovrebbe prestare il suo aiuto e far valere la sua autorità. L’operazione sarebbe vantaggiosa non solo per il bar dell’angolo, non solo per i proprietari della trattoria, non solo per i cittadini, avventori e commensali, ma anche per l’immagine complessiva della città. Da piazza, come è oggi, bella ma negletta, il sagrato di Sant’Alessandro potrebbe diventare domani piazza bella, frequentata e animata.

Per la riuscita dell’operazione occorre tuttavia un diverso comportamento del Comune, una più dinamica e propositiva presenza dell’Amministrazione pubblica. Là dove si inizia una attività privata che conduce alla rianimazione di uno spazio pubblico in precedente stato di letargo, e quindi rappresenta un beneficio per la vita della città, il Comune dovrebbe dare tutto il suo sostegno e il suo patrocinio. Come? Concedendo facilitazioni fiscali all’attività privata, e instaurando con quest’ultima un rapporto di collaborazione, in vista di un reciproco tornaconto: l’imprenditore beneficerà di un sostegno iniziale, il Comune valorizzerà un luogo monumentale.

Incrementare l’attrattiva turistica sarebbe uno dei tanti modi per uscire dall’attuale momento di crisi. Le premesse favorevoli non mancano: piazza Sant’Alessandro è un sorprendente concentrato di opere di architettura. La Chiesa barocca fa mostra di una facciata singolare e anomala nel panorama degli edifici religiosi milanesi. Si estende più in orizzontale che in verticale; è più larga che alta. La insolita dimensione, certamente voluta dall’architetto Lorenzo Binago per far meglio risaltare i due campanili laterali; è stata copiata dalla Chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona a Roma, progettata negli stessi anni dell’architetto Francesco Borromini.

A sinistra della Chiesa prosegue la cortina edilizia della piazza, con il fronte della Scuola dei Barnabiti, dal disegno barocco severo e contenuto. Attraverso il suo portale d’ingresso si entra in un cortile porticato di proporzioni perfette. Di fronte alla Chiesa, nella sobria facciata del Palazzo Trivulzio, spicca il ricco portone principale, di robusto stile settecentesco: negli angoli superiori del portone due esatte controcurve raccordano gli stipiti all’architrave; secondo una formula molto usata nell’architettura lombarda dell’epoca.

I monumenti affacciati sulla piazza potrebbero essere usati per manifestazioni culturali: l’interno della Chiesa si presta ad accogliere concerti; il cortile della Scuola a ospitare rappresentazioni teatrali. Tutto ciò chiede tuttavia un modo nuovo di vivere la città; ed esige la capacità di instaurare un clima di collaborazione fra proprietari privati e Amministrazione pubblica. Soltanto così si riuscirà a offrire ai cittadini un maggiore godimento di ciò che abbiamo definito un “gioiello” urbanistico.

 

Jacopo Gardella

 

 



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