24 maggio 2011

NULLA PIÙ COME PRIMA


Nulla più come prima. Ma la Moratti l’ha capito? Proprio così, comunque vadano le cose, sia che vinca Pisapia sia che vinca lei. I guasti di questa campagna elettorale sono tanto vasti e profondi che la società milanese ne porterà le tracce per molti anni. Questa intolleranza, questa violenza, questo spirito di sopraffazione ha invaso la città: un’esondazione drammatica che è riuscita a seminare dissidi anche all’interno degli stessi nuclei famigliari. Ho visto amici da sempre smettere di salutarsi, guardarsi con sospetto, negarsi al confronto delle idee.

Sia che vinca sia che perda, Letizia Moratti ha ferito la città. Chi per difenderla ha mentito come lei e ha avallato le sue bugie, nella maggior parte dei casi sa di aver mentito ma forse non ha ancora capito perché l’ha fatto. Quando queste falsità corrono tra genitori e figli, tra amici d’infanzia, tra colleghi di lavoro lasciano il segno e sollecitano rancore. Che io mi ricordi questo non era mai successo a Milano e le diversità di opinione all’interno della società civile erano vissute come una delle grandi ricchezze della democrazia. Ora non più.

Fino a oggi, al cessare dello scontro elettorale, la vita riprendeva normalmente e al massimo tra sostenitori di chi aveva vinto e chi aveva perso passava qualche battuta, magari greve ma nulla più. Non sarà più così. Se la Moratti vincerà, vincerà di strettissima misura e dunque non potrà dire di avere tutta la città con sé ma non avrà il coraggio di chiedere scusa a chi non l’ha sostenuta per come ha trattato con disprezzo e insultato tutti quelli che per lei non avrebbero votato. Insomma, governerà Milano contro metà dei milanesi.

Dopo uno scontro tanto aspro chi con la violenza ha vinto deve sapere che in questo caso il governo della maggioranza – più uno dei cittadini non funziona e non funziona in particolar modo perché queste due metà non sono socialmente identiche a cominciare dall’età per finire al reddito. Si può governare, o per meglio dire amministrare una città, solo con una maggioranza vasta perché i comportamenti collettivi sono decisivi per qualunque progetto si voglia condurre in porto. La ricchezza di una città è l’amore che per lei e per le sue istituzioni nutrono i cittadini: distruggerlo è fatale.

Se Giuliano Pisapia vincerà, in qualche misura sarà pure lui vittima del clima che altri hanno prodotto e dunque il compito di ricostruzione della convivenza civile sarà il primo sulla sua strada. Compito arduo che non potrà certo esaurirsi nei famosi “cento giorni” così come nessuno dei progetti del suo programma potrà essere avviato nei primi cento giorni, tempo minimo necessario a fare l’inventario dei guasti provocati da tre legislature di centro destra che non solo han fatto danni ma hanno saputo e voluto occultarli agli occhi indiscreti.

Conoscendo Giuliano Pisapia so che non farà suo il ritornello berlusconiano ” il disastro lasciato da chi ci ha preceduto” a giustificazione delle difficoltà che incontrerà nel rimettere in sesto la città e la società ma il mio invito, questa volta, è a non porgere troppo l’altra guancia: quello che è stato detto a lui e a chi gli ha dato fiducia non deve tramutarsi in spirito di vendetta ma non deve nemmeno essere dimenticato. Possiamo anche capire quel che è successo ma, come dicono i francesi: “Tout comprendre c’est tout pardonner”. Non è proprio più il caso.

Luca Beltrami Gadola



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