24 maggio 2011

cinema


 

LIMITLESS

di Neil Burger [USA, 2011, 105′]

con: Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish, Andrew Howard, Anna Friel, Johnny Whitworth

«Want some Morra?», termina con questo slogan elettorale Limitless [USA, 2011, 105′] di Neil Burger. Slogan scritto sui manifesti per la campagna di Eddie Morra (Bradley Cooper), in lizza per la carica di senatore. Eddie, fino a qualche tempo prima, era uno scrittore poco ispirato, abbandonato alla sua vita da perdente. Poi, l’incontro con Vernon (Johnny Whitworth) gli cambia la vita: l’ex cognato gli offre l’NZT40, una pillola capace di portare l’attività cerebrale al cento per cento.

La sceneggiatura di Leslie Dixon (tratta dal libro The Dark Fields, di Alan Glynn) fa raccontare la storia direttamente alla voce fuori campo del protagonista che, un po’ stupito dagli effetti della droga, si accorge di come «tutto quello che avevo letto era ben organizzato e disponibile». L’NZT non porta a effetti di degenero inebriante, ma riesce a stimolare la velocità intellettiva in maniera precisa ed efficace. Senza pillola, sei perduto.

Neil Burger sfrutta il ritmo rapido e coinvolgente del film (specialmente nella prima parte) per trascinare lo spettatore in uno stato di empatia con Eddie. Limitless è un film “per gli occhi”: movimenti di camera dinamici e accelerati, e forti giochi di luce ci portano a vedere come Eddie vede. A provare ciò che Eddie prova. La fotografia asseconda gli effetti della pillola: luce viva e colori pieni soltanto quando il protagonista è sotto l’influenza della droga.

L’identificazione tra noi ed Eddie è forte e, forse, rimaniamo un po’ storditi quando ci accorgiamo di desiderare anche noi un po’ di NZT40. Quindi, oltre a essere “per gli occhi”, grazie alla partecipazione visiva, Limitless è anche un film “nell’ottica”. Siamo nell’ottica di Eddie e condividiamo il suo dubbio: tornare alla normalità o continuare a sfruttare la potenza della droga?

Da perdente di natura, Eddie scala rapidamente le gerarchie sociali diventando un guru della finanza: la forza della pasticca è – come da titolo – senza limiti.

Ma gli alti e bassi indotti dalla droga, la dipendenza spietata e la forza di volontà di Morra, sono un cocktail micidiale per l’uomo che non è più convinto di poter sopravvivere senza l’aiuto di NZT.

Nemmeno noi, in sala, siamo certi di poterne fare a meno; la brillantezza di Eddie sotto l’influsso della pillola è attraente. Contagiante.

Burger si congeda lasciandoci nel dubbio: sarà riuscito Eddie Morra a trovare un pacato compromesso con la sua dipendenza? Chissà. Ma, soprattutto, cosa ne sarà di noi? Cosa avremmo fatto nei suoi panni? Lo slogan finale, sembra chiederci: «volete ancora Morra?»; anche se – per assonanza – potrebbe anche essere un «want some “more”?», il cui intento sarebbe molto più provocatorio.

 Paolo Schipani

 In sala: The Space Cinema Le Torri Bianche, Vimercate

 

 

UN PERFETTO GENTILUOMO

di Shari Sprinter Barman e Robert Pulcini [USA, Francia, 2010, 105′]

con Kevin Kline, Katie Holmes, John C. Reilly, Paul Dano, Alicia Goranson.

Louis Ives (Paul Dano) è un professore di letteratura licenziato in tronco dalla preside a causa di un inopportuno quanto inaspettato travestimento femminile in aula professori. Non c’è scelta più insolita e bizzarra che trasferirsi a New York per ritrovare se stessi e per sciogliere ogni dubbio sui propri orientamenti sessuali. Il ragazzo segue involontariamente il consiglio di Melvin Udall, personaggio interpretato da Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato, che, buttando il proprio cane nel canale dell’immondizia, lo incoraggiava dicendogli “Siamo a New York: se ce la fai qui, ce la puoi fare ovunque”.

La Grande Mela non è certamente l’India, di conseguenza il percorso di autoanalisi di Louis Ives è supportato da un’eccentrica guida spirituale, Harry Harrison (Kevin Kline). L’uomo è uno stravagante commediografo mancato che, dietro una parvenza da intellettuale conservatore, nasconde l’espediente che gli permette di frequentare e sfruttare un mondo altrimenti inaccessibile, l’extra man. L’espressione, titolo originale dell’opera, rappresenta la
forma edulcorata e poetica della sua attività di accompagnatore raffinato di vedove attempate e facoltose.

Tutti i singolari e bizzarri particolari che caratterizzano la sua vita perennemente improvvisata conquistano irrimediabilmente Louis così profondamente affascinato dall’idea di diventare un perfetto gentiluomo.

La coppia di registi, non solo dietro la macchina da presa, ci immerge nel microcosmo newyorkese sempre attraverso gli occhi e le parole del protagonista. Se nella loro ultima pellicola, Il diario di una tata, si erano serviti di un’improvvisata babysitter per prendere di mira le mamme dei quartieri benestanti della città, in Un perfetto gentiluomo la loro satira sugli squattrinati intellettuali aggrappati a un mondo lussuoso e benestante è frutto delle esperienze e della sensazione del timido e insicuro ammiratore di Francis Scott Fitzgerald. Paul Dano è così bravo nell’impersonare il suo tormentato personaggio da cucirgli perfettamente addosso le caratteristiche di un tipico personaggio dello scrittore amato.

 Marco Santarpia

 In sala a Milano: Cinema Apollo

  

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 


 



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