17 maggio 2011

IL VOTO A MILANO: LA RIVOLTA CONTRO L’INDECENZA


Dai dati sulla partecipazione non emergono informazioni rilevanti. La partecipazione è stata molto moderatamente più elevata che nel 2006, 67,56 contro 67,52 ma se il dato è visto in prospettiva di una lieve diminuzione generale possiamo dire che si è trattato di una controtendenza, ma non ci si deve sorprendere visto che la contesa era serrata e questo è in generale considerato un fattore mobilitante. Il tasso di partecipazione sembra essersi ormai stabilizzato su livelli “Europei” o “Normali” 67.56% contro il 67.52% del 2006, dopo un calo secco delle precedenti elezioni che rappresentava un’anomalia del sistema italiano. Le variazioni tra circoscrizione e circoscrizione sono minime, così come sono minime quelle tra uomini e donne.  La zona in cui si è votato di più, ormai è noto è la 3, quella in cui si è votato di meno la zona 1 che è anche l’unica zona anomala perché (se i dati sono esatti) è l’unica circoscrizione in cui ha votato una percentuale maggiore (e significativamente maggiore, 2%) di donne. Sono dati che vanno guardati più da vicino se vogliamo utilizzarli per un’analisi.

Nel 2006 gli abitanti erano 1.256.211 e gli elettori 1.031.099 e vi furono: 680.292 voti validi (sindaco); e 609.935 (liste) Nel 2011 gli elettori erano 996.400 con una diminuzione del corpo elettorale di 34.699, e i votanti sono stati 673.185 con 657.379 voti validi per il sindaco e 595.585 per le liste: nel computo dei voti dobbiamo quindi tenere conto di un indice di “deflazione” di poco più del 3%. Qui io mi baso sui valori assoluti, perché le percentuali spesso sono fuorvianti e al fondo in ultima analisi, e i politici lo sanno benissimo, ogni voto conta e pesa.

Nel 2006 il blocco Moratti prese 353.409 voti (52% dei voti validi), mentre il blocco Ferrante ne prese 319.487 (47% dei voti validi) con una differenza di 33.922 (sono dati approssimativi che non tengono conto di riaggregazioni dei voti per liste minori).La differenza comunque fu del 5% circa.  Nel 2011 Pisapia ha preso 315.862 voti mentre Moratti ne ha presi 273.401 con una differenza di 42.461, quasi esattamente un quarto in più della differenza tra Ferrante e Moratti. Questo significa che Pisapia ha migliorato rispetto al suo elettorato “potenziale” di circa 2% (tenendo conto che il raggruppamento che sostiene Pisapia ha preso circa l’1% in meno rispetto ai voti presi da Ferrante, ma il corpo elettorale è diminuito del 3% (la diminuzione è stata del – 3,37% sui voti validi per il Sindaco).

Invece il raggruppamento Moratti ha perso 80.008 voti rispetto a quelli conseguiti nel 2006, pari al 22,64% dei voti presi allora, quindi equivalente a una perdita di poco meno del 20% (uno su cinque) “deflazionato”, cioè una volta che si è tenuto conto della diminuzione del corpo elettorale.  Inutile dire che tutto il ragionamento è molto approssimativo, perché nel frattempo è cambiato il corpo elettorale (sono entrati alcuni giovani e usciti un certo numero di vecchi) ma soprattutto sono cambiati gli attori politici. A sinistra si è presentato il Movimento 5 stelle che ha un gruzzolo di 21.228 voti mentre nel centro si è presentato il Terzo polo che ha un pool di 36.471 voti, di cui una parte sono i voti UDC, che nel 2006 faceva parte del pacchetto Moratti. Questo rende difficile i confronti, su cui già stanno lavorando di cesello in molti, l’unico dato chiaro è che la Lega è passata da 22.674 a 57.403 guadagnando 34.729 ma questo risultato è considerato anche dalla Lega stessa insoddisfacente perché molto inferiore alle aspettative che erano giustificate da notevoli incrementi di voti nelle consultazioni intercorse nel frattempo. Completa il quadro Pagliarini con 4.229.

Da questi dati possiamo dire che Pisapia ha tenuto molto bene tutto l’elettorato della sua area, mentre Moratti ha perso una grande massa di voti. Dove sono andati? In parte ovviamente ai 36.471 del Terzo Polo, in parte all’astensione, ma poiché, come abbiamo visto, l’astensione è rimasta uguale, e il corpo elettorale è diminuito, non vi è stata una massa di astenuti sufficiente a giustificare la perdita che deve essere stata riassorbita in misura difficile da stimare, ma consistente, dal voto per Pisapia.

A questo punto si pone per il gruppo Moratti il problema di come recuperare i voti persi, colmare e sopravanzare il distacco. Il calcolo fatto dall’ex sindaco Albertini all’Infedele è elementare, troppo direi. Poiché Pisapia ha fatto il pieno, non riuscirà mai ad aggiungere ai suoi voti quel 2% o poco più che gli servono per raggiungere il 50% più uno al ballottaggio. Ma Albertini non dice come farà la Moratti a recuperare quell’8% che gli manca, in media dovrebbe recuperare 4 voti in più per ogni voto che serve a Pisapia e, data la performance del PdL che ha preso al primo turno 171.222 voti, cioè meno dei 194.629 della sola Forza Italia nel 2006, senza contare i 30.781 della Lista Moratti in quelle elezioni (per un totale di 225.410 dei due più i 51.781 di Alleanza Nazionale).

Dove li prendono? Castelli e Calderoli con la più serafica faccia del mondo dicono che Pisapia a Milano è un’anomalia: è la classica reazione delle destre, quello che è diverso da come loro pensano che debba essere il mondo è una “anomalia”: mai viene il dubbio che possa essere all’inverso.

Naturalmente al secondo turno dobbiamo scontare un calo della partecipazione, ma il calcolo di Albertini, e lo dico senza far venir meno i buoni rapporti personali che abbiamo sempre avuto pur dissentendo, non sta in piedi, perché quelle percentuali andranno comunque ad essere applicate a un corpo di votanti diverso per numero, ma anche per composizione. Infatti diversamente da come avviene nel mondo fisico in cui se travaso l’acqua da una bottiglia a un bicchiere, cambia solo la quantità d’acqua (o di vino) nei due recipienti, nel mondo dei fatti sociali quando c’è un travaso, cambia tutto, la bottiglia, il bicchiere e il fluido. Nel momento stesso in cui un elettore passa da un partito all’altro o dall’astensione a un partito o viceversa, cambia di qualità. Così nel secondo turno quale sarà la quantità totale di voti validi? E quale sarà la qualità del residuo corpo votante? Purtroppo non lo sappiamo e non possiamo stimarle perché a Milano non abbiamo avuto ballottaggi.

E’ ragionevole stimarla in un terzo in meno che al primo turno? Forse: diciamo, per semplificare, 500mila voti validi invece di 657.379. Se Pisapia dovesse mantenere le stesse proporzioni, partirebbe da 210.537 e dovrebbe pedalare per trattenersi 9.600 + 1 di quelli che l’hanno già votato. La Moratti invece con il 41,58% dovrebbe pedalare in salita per recuperare 42.100 + 1 voti degli 80.000 circa che ha perso (un po’ meno tenuto conto del 3% di deflazione). E dove li prende? Terzo Polo e Pagliarini, ammesso che glieli diano tutti e che tutti i loro elettori ritornino a votare, arrivano a stento a 40mila. La Lega non sembra in grado di fare molto di più: il caso Trota ha colpito duro, basta sentire i discorsi della base. Ma sono comunque ipotesi del tutto fittizie, di quei 40mila voti teoricamente disponibili per la destra al ballottaggio non ce ne saranno moltissimi. . Quindi se Pisapia riesce a non fare errori e, com’è stato clamorosamente finora, li lascia fare agli altri non dovrebbe perdere. Ma attenzione, occorre quadruplicare gli sforzi perché le elezioni non si vincono a tavolino, anche se è meglio correre in pianura che in salita.

Un risultato grande, però è già stato ottenuto: queste elezioni sono state la sconfitta dell’indecenza, dell’indecenza delle bugie grandi come una casa fatte passare come annunci, delle promesse fatte con l’improntitudine con cui si promettono le caramelle al bambino scemo; dell’indecenza dei mariuoli che si dicono perseguitati dai giudici, come avviene da che mondo e mondo; dell’indecenza delle falsità smascherate senza pietà ma ripetute certi che gli ascoltatori e soprattutto i propri sostenitori sono dei decerebrati che tanto votano sempre e comunque, dell’indecenza dei colpi sotto la cintura tirati quando il gong è già suonato e poi magari sbagliando anche le carte, e delle tante altre indecenze che i potenti prepotenti sostenuti da mezzale e terzini a stipendio credono di poter praticare all’infinito, tanto il popolo bue, come ripete sempre Berlusconi, ha solo la seconda media. Ma le persone, anche se non sono istruite e, grazie ai ministri berlusconiani, lo saranno sempre meno, se non hanno i mezzi, il naso, le orecchie e gli occhi ce li hanno buoni.

Guido Martinotti

 



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