17 maggio 2011

PGT: MC PER TUTTI, L’ILLUSIONE DELLA CRESCITA


Il 3 febbraio 1890 la commissione di inchiesta sulla febbre edilizia romana, esplosa a seguito dell’approvazione della legge speciale per la capitale, ne individuava l’inizio e la causa nel fatto che “le terre si cominciarono a negoziare come i valori di Borsa”. La febbre speculativa si manifestava come analogia ai comportamenti dei mercati azionari e la causa dei prezzi era dovuta alle tendenziali caratteristiche monopolistiche che aveva assunto il mercato delle aree.

Quello che fino a qualche tempo fa veniva considerato come l’origine della patologia viene oggi considerato un modello ottimale e virtuoso. Milano è la città dove si liberalizza al massimo l’uso dei suoli e dove addirittura il sindaco uscente (speriamo che esca davvero) progetta la creazione della borsa immobiliare: Milano è “un’astrazione determinata”, un modello ideale per alcuni e insieme un luogo concreto dove si stanno dispiegando in maniera perfetta l’ideologia immobiliarista e la seconda ondata dell’euforia immobiliare.

Siccome però le leggi hanno carattere sistemico e l’insieme delle operazioni immobiliari dispiega i suoi effetti su tutto il territorio nazionale, le politiche territoriali devono essere considerate a tutti gli effetti politiche economiche, o addirittura politiche monetarie, perché il loro scopo e il loro effetto è proprio quello di creare moneta attraverso la valorizzazione dei suoli.

A Milano l’assessore al territorio (pure lui uscente) ha spiegato alla Curia che per finanziare i lavori di manutenzione del Duomo potrebbe cedere le volumetrie residenziali generate dal Duomo stesso e che così potrebbe fare per tutte le chiese, gli oratori, ecc. Siccome i servizi, convenzionalmente, non consumano suolo, si è stabilito che le volumetrie dei luoghi di culto possano essere cedute. Solo dal Duomo, ha calcolato l’assessore, si possono ricavare circa 10 milioni di euro.

L’ultimo piano casa del governo va nella stessa direzione. Si trova all’interno di un dispositivo legislativo finalizzato alla crescita economica e dunque è un provvedimento dichiaratamente economico, che riassume l’ideologia governativa secondo il suolo è una zecca sempre pronta a operare e l’edilizia è il volano dell’economia.

Un commentatore economico ha recentemente parlato di rischio Baumol in riferimento alla situazione economica del nostro paese. Il “morbo di Baumol”, dal nome dell’economista americano che ne ha delineato la sindrome, si manifesta come perdita di competitività che “dipende dall’aver soffocato i settori produttivi, dall’aver formato capitale umano di bassa qualità che non è per sua natura competitivo e che, per riqualificarsi, richiede tempi lunghi”. La presenza del morbo nell’economia di un paese comporta che “la riallocazione delle risorse verso settori più produttivi e la riqualificazione del capitale (umano) possono durare anche decenni” (Il Sole 24 Ore, 24 aprile 2011).

I settori a rischio Baumol, oltre i servizi e il pubblico impiego, sono il turismo e l’edilizia residenziale. Nel primo caso particolarmente colpiti sono stati Grecia e Spagna, nel secondo Irlanda e ancora Spagna. Ebbene, il governo nazionale, in maniera davvero improvvida, individua proprio nel turismo (che dal 9,7% dovrà arrivare al 20% del Pil entro la fine della legislatura) e nell’edilizia (“il vero volano dell’economia”) i settori economici su cui imperniare la crescita. In effetti, la crescita imperniata su turismo e costruzioni rappresenta una vera e propria ideologia italiana: ideologia in senso classico, cioè un’idea ben congegnata, facile da comprendere, vicina al senso comune, bella da enunciare e, tuttavia, clamorosamente sbagliata e assolutamente dannosa.

Mentre si parla di un invenduto sul costruito che si aggira attorno al 60%, si persevera, con caparbietà degna di miglior causa, su una strada evidentemente fallimentare destinata a rendere ancora più marcati i tratti di un’economia con forti connotazioni parassitarie. Anche per queste ragioni il risultato, ancora parziale, delle elezioni milanesi, ha un innegabile contenuto nazionale.

Mario De Gaspari



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