10 maggio 2011

SCUOLE A MILANO: 5 MILIONI DI MC DIMENTICATI


In questi ultimi tempi “la Scuola” ha avuto di grandi attenzioni e si è sottolineato che si tratta di un patrimonio prezioso di persone, di cultura, di valori. Ma la scuola costituisce anche patrimonio di grande valore materiale se consideriamo i “luoghi” della scuola e cioè il rilevante numero di edifici e aree destinati ad accogliere le diverse istituzioni scolastiche, educative e formative. Pur limitandoci alle strutture di competenza delle amministrazioni comunali, e cioè quelle destinate all’educazione di bambini e ragazzi da zero a 14 anni, il numero degli edifici in gioco è veramente importante.

Edifici che possono contenere anche più di una tipologia scolastica in un contesto integrato dove i bambini possono percorrere la loro esperienza educativa, sempre nello stesso luogo familiare e conosciuto, dalla prima infanzia fino all’adolescenza. Inoltre ogni scuola ha quasi sempre a disposizione un’area circostante destinata a verde e può contare su almeno una palestra. E’ per tutti questi aspetti che gli edifici scolastici costituiscono un rilevante riferimento sociale e culturale nell’ambito dei quartieri insieme alla “piazza” e alla parrocchia/oratorio.

Milano non fa eccezione e negli anni ’60 ha anche ampliato il numero delle scuole per consentire a tutti di assolvere all’obbligo scolastico fino al compimento dei 14 anni. In quegli anni sono stati realizzati decine di edifici scolastici, quasi sempre prefabbricati, e – a prescindere dalla qualità dei manufatti- questi interventi hanno contribuito a moltiplicare nella città “isole” protette, ciascuna con la propria zona “di rispetto” e di verde intorno alla scuola. Milano poi ha una delle reti pubbliche più ampie di servizi all’infanzia (nidi e materne) e anche queste strutture sono diventate spazi protetti all’interno della città.

Tutto questo porta oggi a contare circa 450 edifici “scolastici” (con una superficie complessiva degli spazi nell’ordine di 1,5 milioni di mq), che si trovano distribuiti in modo sostanzialmente omogeneo sull’intero territorio cittadino, così che molte scuole si trovano anche in zone centrali, in localizzazioni di pregio, e occupano quindi aree sulle quali possono anche accendersi interessi speculativi. La diminuzione della popolazione milanese e in particolare la contrazione delle nascite ha avuto anche come conseguenza che molti edifici scolastici sono stati abbandonati per concentrare l’utenza in un minor numero di edifici e per “ottimizzare” l’uso delle scuole.

L’Amministrazione Comunale ha dovuto affrontare questa evoluzione delle scuole milanesi sia razionalizzando la rete delle istituzioni scolastiche e l’impiego degli edifici, sia valutando quali fossero le migliori scelte economico-finanziarie per l’impiego delle ingenti risorse necessarie a garantire la manutenzione degli edifici, scegliendo – per esempio – di privilegiare l’abbandono degli edifici più onerosi da mantenere o strutturalmente più compromessi (per esempio l’insieme delle scuole prefabbricate realizzate per l’emergenza degli anni ’60). Gli edifici scolastici godono – peraltro – di una particolare “protezione” rispetto a destinazioni improprie o diverse da quelle originali, dovendo l’amministrazione comunale (responsabile e proprietaria di questi edifici) esplicitamente dichiarare – prima di dismettere una scuola – che sono venuti meno gli interessi e l’esigenza di destinare un edificio a scuola.

Tuttavia non sempre le scelte sono state nella direzione di difendere il reticolo straordinario delle scuole, reticolo che valorizza il territorio per le peculiarità sopra ricordate di aree protette e relativi spazi a verde. Ma soprattutto è cresciuto negli anni un orientamento “immobiliarista” nei confronti del patrimonio scolastico che ha fortemente influenzato la destinazione degli edifici dismessi e le scelte relative a modi e risorse da destinare alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma questa è un’altra storia.

Alberto Ferrari



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