10 maggio 2011

musica


 

CONCERTI IN CASA

Una volta era un costume molto diffuso: si invitavano gli amici non solo per il the o la cena, ma anche per ascoltare musica. E, a seconda delle circostanze o delle proprie condizioni economiche, i musicisti erano gli stessi padroni di casa, i loro amici dilettanti, o anche grandi e noti interpreti. Sono celeberrimi gli inviti dei Litta Modignani, nel loro bel palazzo di corso Magenta oggi occupato dagli uffici delle Ferrovie dello Stato, durante i quali si è più volte esibito il giovane Mozart – talvolta in duo con la sorella Nannerle, sotto l’occhio vigile di papà Leopold – davanti a un parterre costituito sopratutto dalla grande aristocrazia milanese. Ma altrettanto celebri erano le domeniche viennesi nella ben più modesta casa di Franz Schubert, in cui lui stesso – al pianoforte, da solo, o in ensemble con amici musicisti – presentava le sue ultime composizioni.

Nell’ottocento romantico, le case degli Schumann e dei Mendelssohn a Lipsia erano dei veri e propri “salotti da concerto”, in cui non solo si improvvisava o si provavano partiture ancora manoscritte (in fase, diciamo così, sperimentale) o appena pubblicate per valutarne la qualità e proporne le prime considerazioni critiche, ma si invitavano anche i grandi compositori e interpreti che passavano per la città (celebri le presenze di Liszt e Chopin) a incontri ed esibizioni private a totale beneficio dei propri amici.

Questa consuetudine è sempre stata più mitteleuropea – o nordeuropea – che mediterranea, e forse dobbiamo la speciale amicizia dei milanesi con la musica colta proprio alla lunga parentesi austroungarica; fatto sta che, in forma riservata e poco nota, dai tempi delle visite dei Mozart (e poi di Verdi, Puccini e di tutti i grandi musicisti legati alla Scala) la tradizione dei concerti in casa, a Milano, è sopravvissuta senza mai scomparire, e in questi anni sta rinvigorendosi consistentemente. Sembra una cosa impegnativa, ma è ben più semplice di quanto non si creda. Vediamo come funzionano.

Tutto è più facile se si ha in casa un pianoforte, possibilmente orizzontale (il verticale è uno strumento più da studio che da concerto) ma non necessariamente a coda intera (200 cm) o gran coda (220); è più che sufficiente un cosiddetto mezzacoda (160 cm) o un quarto di coda (140 cm) che si può anche affittare per una giornata (ma attenzione ai costi, specialmente se si è ai piani alti!). Si può farne ovviamente a meno, proponendo un programma di musiche per altri strumenti – soli o in duo, trio, quartetto, eccetera – ma bisogna tenere sempre d’occhio il volume totale del suono. E’ infatti necessario che il locale o i locali in cui si suona offrano una sufficiente qualità acustica, siano cioè abbastanza grandi (in proporzione al volume dei suoni prodotti) e abbiano pareti e i pavimenti ragionevolmente assorbenti (per i soffitti è più difficile!).

Per quanto riguarda i musicisti da invitare, Milano è piena di giovani diplomandi o neodiplomati in vari strumenti e in canto, pieni di talento e di passione, cui fa piacere avere un pubblico da cui farsi conoscere (perché “da cosa nasce cosa”), davanti al quale “provare” i loro primi concerti, anche per imparare a esibirsi e a vincere la frequente timidezza, e (perché no, se possibile) cominciare a guadagnarsi qualche euro. Chiedono però un pubblico attento e rispettoso, per il quale valga la pena di spendersi; un pubblico consapevole della magia che loro sanno dispensare con grande impegno e generosità. Li si trova con il tamtam dei conservatori e delle scuole di musica, basta cominciare, poi si chiamano l’uno con l’altro e così si entra nel “giro”.

Quanto all’organizzazione del concerto – che può durare da una a due ore, non di più – lo si fa eseguire nella seconda metà del pomeriggio per concluderlo con un rinfresco, particolarmente gradito se vi si trattengono gli stessi musicisti con i quali commentare le musiche eseguite e la loro interpretazione. Vorremmo aggiungere che distribuire prima del concerto un foglio (per esempio stampato su entrambi i lati in carta normale e piegato in due a mo’ di dépliant) con il programma delle musiche che verranno eseguite, corredato da una breve biografia degli artisti che loro stessi vi faranno avere con congruo anticipo, non solo gratifica gli interpreti, ma aiuta molto a catturare l’attenzione e la concentrazione degli ascoltatori, ai quali bisognerà ricordare – con l’invito – a non arrivare dopo l’inizio del concerto perché durante l’esecuzione sarà opportuno non solo chiudere i telefonini ma anche staccare il telefono di casa e zittire citofoni e campanelli!

Coraggio, dunque, provateci se non lo avete mai fatto, e scoprirete con quanto entusiasmo saranno accolte le vostre serate musicali. Perché ascoltare musica eseguita “per voi”, a un passo dallo strumento, in contatto quasi fisico con i musicisti, è un’emozione straordinaria alla quale è difficile restare indifferenti. Provare per credere.

 

 

Musica per una settimana

 

* giovedì 12, venerdì 13 e domenica 15, all’Auditorium, l’orchestra Verdi diretta da Francesco Maria Colombo in un Concerto che alterna tre Sinfonie e Ouverture di Rossini (Gazza ladra, Scala di seta e Guglielmo Tell) a due opere di Giancarlo Menotti: il Concerto per violino e orchestra – solista il primo violino dell’orchestra Luca Santaniello – e una Suite dal suo Sebastian

* giovedì 12 e sabato 14, al teatro Dal Verme, l’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Günter Pichler esegue musiche di Schubert (la quarta Sinfonia D.417 e, per violino e orchestra, il Konzertstück D.345 e il Rondò) e il Corale per violino e orchestra di Berio, con la violinista Tania Becker Bender

* domenica 15, ore 10.30 alla Palazzina Liberty, l’orchestra di Milano Classica diretta da Marek Štrynkl, con il tenore Makoto Sakurada, propone musiche di Giorgio Federico Händel e di Alessandro Scarlatti

* lunedì 16, al Conservatorio per le Serate Musicali, un duo femminile – violino Hilary Hahn e pianoforte Valentina Lisitsa – con un programma di musiche di J. S. Bach, Tartini, Beethoven, Ives e Antheil

* mercoledì 18, sempre al Conservatorio ma per la Società dei Concerti, il pianista Cédric Tiberghien esegue musiche di Beethoven (la Sonata cosiddetta “al Chiaro di Luna”), Schumann, Ravel e Debussy

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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